Il libraio dell’Aquila
Polarville è l'unica libreria che ha riaperto nel centro città dopo il terremoto del 2009, e ha dietro moltissime storie
di Luca Misculin ed Elena Zacchetti
In una via laterale del centro dell’Aquila, largamente disabitato dopo il terremoto del 6 aprile 2009, c’è una strada che prima gli aquilani chiamavano “via dei morti”: perché oltre a un’agenzia di pompe funebri c’era poco altro, e le persone che passeggiavano per il centro ci passavano lontane. Dopo il terremoto, a causa della chiusura di molte altre vie, la “via dei morti” – che in realtà si chiama via Castello – è diventata una delle più trafficate del centro. Oggi qui ci sono diversi bar, una fruttivendola, un parco pubblico rimesso a nuovo e soprattutto Polarville, l’unica libreria che ha riaperto nel centro dell’Aquila dopo il terremoto. Polarville non è sempre stata in via Castello: fino al 2009 si trovava in un palazzo vicino alla centralissima piazza del Duomo, poi gravemente danneggiato dal terremoto. Tra un paio di mesi le autorità aquilane dovrebbero restituire a Giuliano Cervelli, il gestore di Polarville, la sede originaria della libreria, molto più ampia dell’attuale. Polarville comunque rimarrà in via Castello: «Noi seguiamo la città», dice Cervelli. E gli aquilani nel cuore del centro – dove ci sono centinaia di cantieri aperti – non ci vanno quasi più: la vita si è spostata altrove.
Giuliano Cervelli, il libraio di Polarville (Il Post)
Giuliano Cervelli ha 45 anni e non è solo un libraio: è anche un bassista di una storica rock band dell’Aquila e un conosciuto organizzatore di mostre e concerti. Cervelli aprì Polarville nel 2004. Allora si chiamava Polar Cafè, un riferimento a un particolare genere letterario e cinematografico del noir francese degli anni Settanta: il polar – dalla crasi fra policier, “poliziesco” e noir – di cui Cervelli, che tutti chiamano Giuliano, è molto appassionato (Cervelli ha studiato cinema, e racconta che poteva scegliere di lavorare come montatore, oppure lavorare con le persone: ha scelto la seconda). Il Polar Cafè vendeva libri e dischi, ma era anche un posto dove in molti si ritrovavano per bere un caffè: chiuse nel 2009, per il terremoto. Cervelli – che oggi gestisce la libreria con l’aiuto della compagna Luna – riaprì subito la sua attività da un’altra parte: dopo il 2009 molte attività commerciali che prima si trovavano in centro si spostarono in via Corrado IV, uno stradone a quattro corsie utilizzato soprattutto da chi andava a Roma. Anche Cervelli si spostò lì, sfruttando il via vai che si era creato attorno al Gran Caffè, uno dei locali più frequentati dagli aquilani.
Cervelli tornò in centro città appena fu possibile, nel dicembre del 2014, insieme a pochi altri commercianti che erano riusciti a trovare il modo di pagare gli affitti altissimi chiesti dai proprietari degli edifici della zona. In un certo senso gli andò anche bene: le persone che abitano sopra al negozio dove oggi si trova Polarville non volevano che venisse affittato a un bar, l’unico tipo di attività commerciale che per molto tempo riuscì ad aprire in centro, grazie al lavoro garantito dalla presenza degli operai e restauratori. Gli andò bene anche per un altro motivo: nonostante il terremoto avesse danneggiato ampiamente l’edificio del Polar Cafè, Cervelli era riuscito a recuperare i libri, i CD, i DVD e i vinili che si trovavano in magazzino: con questi, e con altro materiale recuperato dall’edificio terremotato, riuscì a riaprire già pochi mesi dopo il terremoto, senza perdere clienti o contatti.
La nuova Polarville è un posto molto piccolo – è formato da due locali – ma anche molto accogliente. Sul pavimento ci sono libri, dischi, CD e DVD ovunque: è un ambiente molto pieno di cose ma allo stesso tempo poco invadente. Gli scaffali a parete sono stati costruiti riutilizzando le travi in legno dei ponteggi dei cantieri, «per fare più in fretta» ha raccontato Cervelli, e sopra ci si trova un po’ di tutto: ci sono l’ultimo di Jonathan Franzen ancora incellophanato, Antonio Pascale, James Salter e Dave Eggers; su un tavolone vicino ci sono moltissimi Adelphi, i tre libri di J. D. Salinger uno sopra l’altro, e Israel J. Singer; su uno scaffalino poco distante la raccolta di Wu Ming sulle passeggiate. Al centro della libreria ci sono delle curiose cassette nere di plastica a cui Cervelli ha attaccato il logo di Polarville: erano le cassette nelle quali veniva portato il latte ai tempi del Polar Cafè, che Cervelli riuscì a recuperare dopo il terremoto e che ora vengono usate come dei porta-vinili. Anche qui l’offerta è molto varia, con una predilezione per la musica anni Sessanta. Sulla destra c’è poi uno spazio solitamente occupato da un tavolino con le graphic novel che Cervelli usa per organizzare delle presentazioni dei libri: solamente a marzo ce ne sono state sei, fra cui quella di un libro di fotografia della nota casa editrice Postcart e un catalogo degli alberi dell’Aquila pubblicato da Legambiente (è stato il primo incontro incentrato sull’Aquila organizzato da Polarville dopo il terremoto: «era una ferita ancora aperta», ha raccontato Cervelli). Le pareti sono cosparse di locandine di vecchi film noir – salta agli occhi soprattutto quella di Frank Costello faccia d’angelo, del 1967, con Alain Delon – ma Cervelli spiega che nel vecchio Polar Cafè ce n’erano ancora di più.
Polarville sta andando piuttosto bene anche oggi, nonostante tutte le difficoltà e conseguenze provocate dal terremoto: si basa soprattutto su una clientela molto affezionata che Cervelli segue con invidiabile pazienza rispondendo alle domande più disparate su libri e musica. È anche una clientela molto varia: nelle due ore in cui è rimasta aperta lunedì pomeriggio, i primi due clienti sono stati un ragazzo diciottenne appassionato di musica e un settantenne alla ricerca di vecchi cd jazz. Il primo ha comprato due vinili – uno dei Led Zeppelin e uno di Janis Joplin – e ha chiesto informazioni sui Cunninlynguists, una band seminale di hip hop della Georgia; il secondo è rimasto più di un’ora a parlare con Cervelli di Miles Davis e Paolo Fresu. Poi tra gli altri è entrato anche un pittore aquilano che ha comprato un librone di grafica dall’aria parecchio impegnativa. Cervelli ha detto che il libro più venduto nelle ultime settimane è Non adesso, per favore di Annalisa De Simone, candidato al Premio Strega di quest’anno (ma forse perché è ambientato all’Aquila, dice Cervelli). Per capire l’atmosfera: in sottofondo c’era un vinile di Kurt Vile, B’lieve I’m Goin Down.
L’esistenza di Polarville non è legata solo alla vendita di libri e musica: una parte significativa dell’attività di Cervelli è l’organizzazione di eventi, anche fuori dalla libreria di via Castello. Una storia che si ricordano ancora in molti in città risale all’estate del 2005: quell’anno Cervelli convinse gli organizzatori della Festa dell’Unità dell’Aquila a far suonare i The National, che allora erano un gruppo rock semi-sconosciuto che aveva appena pubblicato il suo terzo disco, Alligator. I The National andarono all’Aquila per circa 300 euro (inclusi i 50 euro di hotel) e fecero un concerto memorabile: negli anni successivi pubblicarono tre dischi di grande successo internazionale e divennero quelli che conosciamo oggi. Negli ultimi mesi Cervelli ha collaborato anche con l’Asilo occupato, che è una via di mezzo tra un centro sociale e un atelier di artisti riconosciuti e apprezzati anche fuori dall’Aquila: l’Asilo ha a sua volta una storia bizzarra e interessante insieme, che in parte condivide con Polarville la volontà di far rinascere piano piano il centro dell’Aquila.
Una stanza dell’Asilo occupato (Il Post)
Ah sì: Cervelli è anche un musicista. Qualche mese fa ha suonato con la sua band, i Link Pretara, nel centro culturale Casematte dell’Aquila. Cervelli ha raccontato che gli organizzatori di vari festival musicali all’Aquila gli chiedono spesso di rimettere insieme la band in occasione di grossi concerti in città.