Cos’è questa storia del “dossier De Giorgi”
Magistratura e governo hanno ricevuto un documento anonimo che accusa il capo della Marina militare indagato dalla procura di Potenza
L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo della Marina militare, è indagato per associazione a delinquere, abuso d’ufficio e traffico d’influenza nell’inchiesta della procura di Potenza che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi e in cui è coinvolto anche Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra dello Sviluppo economico. De Giorgi sarà interrogato il prossimo venerdì e andrà in pensione il prossimo giugno. Nel frattempo la Procura di Potenza, quella di Roma, la magistratura militare ma anche la presidenza della Repubblica, la presidenza del Consiglio e il ministro della Difesa, hanno ricevuto un documento anonimo che contiene diverse presunte informazioni su De Giorgi: ne scrivono i giornali di oggi riportando ampi stralci di questo dossier, ma senza verificare l’attendibilità di quanto contiene e dicendo che comunque le procure dovranno verificare ogni circostanza descritta.
Il dossier è anonimo e, scrivono sia Repubblica che il Corriere della Sera, sembra essere stato scritto da un ex collega di De Giorgi che ha avuto accesso a documenti riservati. Nelle trentacinque pagine di dossier ci sarebbero anche alcuni atti ufficiali e documenti originali che attestano vari pagamenti in cui è coinvolto De Giorgi. Il Corriere aggiunge che l’autore avrebbe scritto di non avere «il coraggio di venire allo scoperto perché ho già abbondantemente pagato per non essermi piegato alle richieste del capo di Stato maggiore».
Il Corriere riporta parti del dossier in cui si parla di «festini organizzati dal comandante a bordo della Vittorio Veneto in navigazione, con tanto di trasferimento a mezzo elicottero di signorine allegre e compiacenti. O di quella volta, sempre da Comandante della Vittorio Veneto in sosta a New York, che accolse gli invitati ad un cocktail a bordo, in sella a un cavallo bianco appositamente noleggiato». Parla anche di un pranzo al ristorante “Il Bolognese” di piazza del Popolo a Roma per «festeggiare il primo positivo consenso espresso dal Parlamento sulla Legge Navale» e dice che le spese venivano «sottratte alla rendicontazione amministrativa». Nel dossier sarebbero indicati anche i nomi degli ufficiali penalizzati e a cui è stato precluso ogni avanzamento di carriera e di chi invece sarebbe stato promosso perché «fedele» all’ammiraglio.
La parte più interessante ai fini dell’inchiesta sarebbe quella riguardante due appalti. Il primo risale al 2013 quando De Giorgi andò in visita ai cantieri di Fincantieri a Muggiano, La Spezia. In quei giorni si stavano completando gli allestimenti di una fregata e, ci sarebbe scritto nel dossier, De Giorgi «non gradendo la ripartizione delle aree destinate al quadrato ufficiali e dei camerini destinati al comandante» ordinò ai dirigenti di attuare una serie di modifiche che indicò a voce. La storia è stata ricostruita da Repubblica:
«De Giorgi “ufficializzò questa sua volontà specificando di avviare i lavori richiesti anche in assenza dei preventivi e dei necessari atti amministrativi”. Non si trattava di modifiche di poco conto. E lo sapeva bene il direttore degli Armamenti Navali, l’ammiraglio Ernesto Nencioni, che cercò di allestire in tutta fretta una pratica amministrativa per coprire l’intemerata di De Giorgi. Nell’ambito di quella pratica, il 25 luglio 2013, Fincantieri avrebbe presentato un “punto di situazione” dove si “chiedeva il pagamento” di 12 milioni 986 mila euro per la modifica dei quadrati, e di 30 milioni di euro per i camerini. Di fronte alle perplessità di Nencioni, De Giorgi – ammiraglio noto per la sua passione per uno stile di vita upper class – confermò la “necessità di eseguire le modifiche strutturali da lui disposte”. Le difficoltà opposte da Nencioni – che chiedeva un documento scritto e firmato da De Giorgi – furono infine superate da una lettera dello stato maggiore della Marina che diceva di procedere. Per la gioia di Fincantieri. “Al termine della vicenda – conclude l’anonimo – Nencioni rassegnò le dimissioni e si ritirò a vita privata”».
Il secondo caso riguarda la società As Aeronautical. Il 30 novembre del 2013 De Giorgi inviò una lettera al capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Mario Binelli Mantelli, chiedendogli di firmare una convenzione con questa società per la produzione e l’acquisto di una nave molto particolare senza alcuna gara di appalto e per una spesa di 30 milioni di euro. Repubblica precisa che «tutti gli atti sull’acquisto del superscafo risultano secretati e non sono mai state diffuse informazioni sul disegno del mezzo». Il Corriere aggiunge che l’anonimo scrive che «l’Aeronautical Service tecnicamente non esiste e non dispone di apparecchiature, né di maestranze all’altezza. Il suo responsabile, ingegner Bordignon, millanta coperture illustri come De Giorgi e Valter Pastena». Pastena è il consulente dell’ex ministra Guidi considerato vicino a Gianluca Gemelli, è anche lui indagato a Potenza e è stato intercettato mentre parla con De Giorgi di nomine e appalti.