La nuova legge contro la prostituzione in Francia è sbagliata
Lo sostiene un articolo di Bloomberg, secondo cui è un modo ipocrita per risolvere niente: il modello tedesco sarebbe invece più utile
di Leonid Bershidsky - Bloomberg
Negli ultimi giorni due importanti paesi europei, Francia e Germania, hanno deciso di modificare le loro leggi sulla prostituzione e rendere più pericoloso fare sesso a pagamento. Gli approcci di Francia e Germania, tuttavia, hanno delle differenze fondamentali.
Dopo quasi tre anni di discussioni parlamentari, la settimana scorsa la Francia ha deciso di adottare il cosiddetto “modello svedese”, o modello nordico, applicato per l’appunto in Svezia ma anche in Islanda e Irlanda del Nord. In questi paesi prostituirsi non è un reato, ma pagare le prostitute è illegale e i trasgressori rischiano di pagare una multa di 1.500 euro per la prima violazione e 3.700 in caso di recidiva. Le prostitute francesi hanno manifestato contro la legge mostrando cartelli irriverenti come «le puttane sono arrabbiate: non toccate i nostri clienti». Le prostitute francesi (nel paese ce ne sono tra le 30 e le 40mila) non inizieranno a essere pagate con metodi alternativi, fiori o champagne: semplicemente avranno meno clienti, a cui continuerà a interessare poco se lavorano legalmente o vengono sfruttate. La logica che sta dietro al “modello svedese” è in apparenza femminista, ma sostiene in sostanza una posizione abolizionista: è un modo per vietare la prostituzione spostando la responsabilità sul cliente invece che sulla prostituta, che viene considerata automaticamente come una vittima passiva dello sfruttamento sessuale. Come hanno sottolineato Jay Levy e Pye Jakobson in uno studio del 2014 che analizzava gli effetti della legge che nel 1999 rese illegale pagare per fare sesso in Svezia, le opinioni delle prostitute sono rimaste escluse dal dibattito politico in Svezia.
Dopo aver raccolto le storie di diverse prostitute, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che criminalizzare i clienti non è servito a proteggere le prostitute e nemmeno a ridurre la portata dell’industria della prostituzione, fatta eccezione per quella da strada. La prostituzione si è spostata verso locali chiusi e spesso clandestini; le prostitute che non potevano permettersi di affittare un appartamento per lavorare hanno subito le conseguenze della maggiore concorrenza per colpa della mancanza di clienti disposti a correre il rischio di trattare con una prostituta di strada. La polizia ha continuato a perseguitarle, minacciando di perseguire i loro clienti. Levy e Jackobsson hanno scritto:
Contrariamente all’idea secondo cui criminalizzare i clienti sia sufficiente a tutelare le prostitute da ripercussioni legali e interferenze autoritarie, diverse ricostruzioni riportano che le prostitute avrebbero problemi con le autorità, le forze dell’ordine, e difficoltà con i servizi sociali e ad accedere ai servizi in generale, alimentati dal dibattito intorno alla legge sulla prostituzione.
Anche in Francia complicare la vita ai clienti non servirà a tutelare le prostitute. A prescindere da quale lato del settore venga vietato, un divieto rimane un divieto, cioè un modo poco intelligente di gestire un business probabilmente più longevo di qualsiasi altro.
L’approccio della Germania, che invece di fatto ha legalizzato la prostituzione nel 2002, è più sfumato. La legalizzazione ha generato un’industria enorme: stando al governo tedesco in Germania ci sarebbero 200mila prostitute, ma secondo stime non ufficiali il numero sarebbe più vicino alle 700mila. Controllare un settore di queste dimensioni è difficile. Il traffico di esseri umani è aumentato in modo significativo ed è cresciuto anche il numero dei bordelli in cui i clienti possono fare sesso con un numero illimitato di prostitute a un prezzo fisso.
Dopo le elezioni federali del 2013, i partiti che formano la coalizione di governo in Germania hanno quindi presentato una legge per regolamentare in modo più efficace la prostituzione. La settimana scorsa il governo tedesco ha presentato un disegno di legge, che quasi certamente sarà approvato dal Parlamento. La proposta vieterebbe i “bordelli all-inclusive” (paghi una tariffa fissa e resti quanto vuoi) e i cosiddetti “gang bang party” (quando più clienti vanno insieme con la stessa prostituta). La legge stabilisce anche delle sanzioni per i clienti, in cui incorrerebbero però soltanto i clienti di prostitute sfruttate.
Il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas sostiene che esistano dei segnali che permettano di capire quando le prostitute sono sfruttate, e nonostante per i sindacati delle prostitute tedeschi non sarebbe possibile riconoscere lo sfruttamento per chi non fa parte del settore, il nuovo disegno di legge terrà i clienti all’erta, con l’obiettivo di spingerli a non frequentare locali in cui le prostitute sono di fatto sfruttate, per non subire le conseguenze dopo l’intervento della polizia. Il disegno di legge comprende altri provvedimenti concreti volti a migliorare la sicurezza delle prostitute, come l’uso obbligatorio del preservativo, la registrazione delle prostitute (che possono usare uno pseudonimo nei documenti per la registrazione, ma non nel database del governo) e il rispetto di condizioni igieniche per i proprietari dei bordelli. I nuovi requisiti sono ragionevoli e non rischiano di compromettere il settore o di spingerlo alla clandestinità, una delle preoccupazioni principali del ministro Maas.
Quello della prostituzione è un settore torbido, anche in Germania, dove la maggior parte delle prostitute esercitano la loro professione in modo regolare e pagano le tasse. Nemmeno gli stati più strettamente religiosi come l’Arabia Saudita, però, sono mai riusciti a sradicarla. Il sesso è una cosa complicata, anche quello a pagamento, e non può essere ridotto a uno schema semplicistico come quello implicitamente previsto dal “modello svedese”. L’approccio tedesco – che permette al settore della prostituzione di operare alla luce del giorno, ne studia il funzionamento e ne elimina gli elementi più discutibili a livello normativo – è molto più realistico di quello francese, che ha molte probabilità di risultare inefficace, soprattutto se si considera che i poliziotti francesi, già oberati di lavoro, sono restii a spiare le persone, in una cultura generalmente permissiva dal punto di vista sessuale come quella francese.
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