La crisi della vaniglia in Madagascar
Il principale produttore al mondo è in difficoltà, perché i prezzi sono aumentati mentre la qualità è diminuita (ve n'eravate accorti?)
di Paul Richardson e Fanja Razafimahatratra - Bloomberg
Il mercato mondiale della vaniglia è in difficoltà. Nell’ultimo anno il prezzo del baccello della pianta usata per aromatizzare moltissimi prodotti, dal gelato al cioccolato, dalla cola e i dolci, è aumentato di oltre il triplo, mentre la produzione e la qualità dei raccolti sono calate. Per il Madagascar – il principale produttore mondiale di vaniglia – questa doveva essere un’ottima notizia. Il governo dell’isola a largo della costa sudorientale dell’Africa invece sta adottando diverse misure per migliorare l’offerta e la qualità della vaniglia, per difendere la sua quota di mercato.
Grandi aziende come Nestlé e Whole Foods Market (una catena alimentare americana presente anche in Canada e Regno Unito e specializzata in prodotti biologici e naturali) stanno aumentando l’uso di aromi naturali nei loro prodotti e quindi la domanda di vaniglia sta aumentando, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia negli anni scorsi un prolungato calo dei prezzi aveva portato a una diminuzione dei raccolti a livello mondiale, e in Madagascar, da dove arrivano i baccelli di vaniglia per metà del pianeta, gli agricoltori hanno iniziato a usare scorciatoie nel processo per sviluppare le qualità aromatiche apprezzate dai clienti di tutto il mondo. «Il marchio della vaniglia del Madagascar nel mercato internazionale è in pericolo», ha raccontato il ministro del Commercio del Madagascar Henri Rabesahala al telefono dalla capitale Antananarivo.
Secondo dati della FAO, negli ultimi anni, dopo un decennio di prezzi bassi, la produzione della vaniglia in paesi come Cina, Indonesia e Uganda è diminuita e gli agricoltori si sono indirizzati su altre colture, mentre le riserve hanno iniziato a ridursi. Il Madagascar ha continuato a garantire prezzi contenuti grazie al fatto che nel paese il processo di raccolta e solidificazione della vaniglia è ancora un’attività redditizia: secondo Cook Flavoring Co, un’azienda di trasformazione alimentare americana, in Madagascar le persone impiegate per questo processo vengono pagate 1,5 dollari al giorno, contro i 10 corrisposti in altri paesi. Con l’aumento recente dei prezzi i coltivatori del Madagascar hanno iniziato a raccogliere in anticipo un numero maggiore di baccelli, conservandoli in contenitori sottovuoto invece che lasciarli solidificare e seccare, allo scopo di evitare i furti ma anche per sfruttare i prezzi più alti. Il confezionamento sottovuoto permetteva ai venditori all’ingrosso di essere flessibili e aspettare che i prezzi salissero mentre l’offerta mondiale si riduceva. Ma i baccelli, non ancora maturi, non avevano sviluppato del tutto la vanillina, la molecola che dà alla vaniglia il gusto e l’aroma. Un po’ come raccogliere l’uva da vino prima che sia matura.
A rendere le cose peggiori, secondo il governo, ci ha pensato il riciclaggio di denaro legato al contrabbando del palissandro. Questo legno dalle sfumature rossastre è molto apprezzato dai produttori di mobili di lusso e di strumenti musicali, soprattutto in Cina. Da quando nel 2010 il governo del Madagascar ha vietato l’abbattimento non autorizzato del palissandro, i trafficanti hanno usato i loro guadagni illeciti per comprare i baccelli di vaniglia ancora acerbi dagli agricoltori locali, che possono essere venduti legalmente in cambio di dollari, ha raccontato Rabesahala. Per la maggior parte dei trafficanti comprare baccelli non ancora maturi e sottovuoto non era un problema. A causa dei raccolti più contenuti e della minore disponibilità di baccelli di qualità in Madagascar, negli Stati Uniti – il paese che compra più vaniglia nel mondo, e dove la vaniglia rimane il gusto di gelato più popolare – i prezzi sono aumentati. Secondo Cook Flavoring, che compra l’80 per cento della sua vaniglia dal Madagascar, la vaniglia di qualità migliore si vende a 250 dollari al chilo, quando si riesce a trovare, contro gli 80 dollari dell’anno precedente e i 20 del 2012. Persino i baccelli meno pregiati costano 210 dollari al chilo, contro i 60 dollari dell’anno precedente.
Di fronte all’aumento dei prezzi, i caseifici e i panifici stanno facendo un passo indietro, e in alcuni casi stanno passando dagli estratti e dalla polvere di vaniglia pura ad alternative più economiche, come prodotti sintetici o mischiati con baccelli di qualità minore, o ancora fatti con ingredienti naturali dal sapore simile a quello della vanillina, ha raccontato Josephine Lochhead, presidente di Cook Flavoring, che fu fondata nel 1918 da suo nonno. «C’è un limite a quello che la gente è disposta a pagare per la vaniglia naturale, e l’abbiamo quasi raggiunto», ha detto Lochhead al telefono da Paso Robles, in California. L’aumento dei prezzi è un rischio anche per il Madagascar, che nel 2014 ha guadagnato 280 milioni di dollari in valuta estera dalla vendita di vaniglia: seconda solo all’estrazione di nichel, che secondo i dati della banca centrale del paese ha generato guadagni per 1,47 miliardi di dollari. I coltivatori di paesi concorrenti come Indonesia, Cina e Uganda potrebbero iniziare a incrementare la produzione e guadagnare una fetta del mercato maggiore. «In India, per esempio, negli ultimi anni hanno iniziato a coltivare tantissimo la vaniglia», ha detto David van der Walde, direttore di Aust and Hachmann, un’azienda di Montreal che si occupa della distribuzione di vaniglia.
Per disincentivare la coltivazione di baccelli di qualità più bassa, il Madagascar questo mese ha deciso di bloccare le esportazioni della vaniglia non ancora matura, ha vietato la conservazione sottovuoto dei baccelli e ha ampliato i poteri delle organizzazioni di sicurezza locali per punire i trasgressori. Nelle ultime settimane il governo ha bruciato centinaia di chili di vaniglia acerba sequestrata, ha detto Rabesahala.
La vaniglia non è originaria del Madagascar. Gli aztechi furono i primi a coltivarla nell’attuale Messico, dove veniva mescolata con il cacao per produrre cioccolato, che veniva consumato prevalentemente dagli aristocratici. I primi esploratori spagnoli credevano che fosse un profumo (la vaniglia viene usata ancora oggi per produrre fragranze) e iniziarono a esportarla in Europa. La pianta della vaniglia poteva essere coltivata solo in Messico, perché l’impollinazione avveniva con una specie di ape presente solo in Messico. Le cose cambiarono nel Diciannovesimo secolo, quando fu inventata una tecnica di impollinazione manuale per la pianta della vaniglia, che è un rampicante della famiglia delle orchidee. La coltivazione della pianta, però, era ancora un lavoro impegnativo perché i suoi fiori sbocciano in un solo giorno durante la stagione, ed era necessario attraversare la giungla per cercarli.
I prezzi potrebbero non rimanere così alti a lungo. L’aumento dura ormai da quattro anni, ma la produzione dovrebbe aumentare e, secondo Lochhead, il Madagascar quest’anno avrà un raccolto più grande rispetto all’anno scorso, seguendo il ciclo biennale della pianta. Nel 2002, quando fu chiaro che la produzione stava aumentando, i prezzi scesero da oltre 500 dollari al chilo a 15 dollari al chilo in pochi mesi, ha detto Lochhead. Il raccolto di quest’anno in Madagascar inizierà a luglio e dovrebbe passare dalle 1.200/1.600 tonnellate dell’anno scorso a 2.000 tonnellate, secondo il ministro Rabesahala. Il National Vanilla Platform, un ente governativo-industriale del Madagascar creato a dicembre, sta mettendo insieme circa 100mila coltivatori, a cui si aggiungono raccoglitori e esportatori, per garantire la qualità del prodotto una volta arrivato nel mercato mondiale. «Lo prendiamo molto su serio», ha detto Rabesahala, «non vogliamo mettere in pericolo la prossima stagione».
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