Un altro gruppo di migranti è tornato in Turchia da Lesbo
In 120 fra pakistani, iracheni e afghani sono sbarcati nel porto di Dikili, dopo che un primo gruppo era arrivato lunedì
Sta proseguendo il trasferimento verso la Turchia dei migranti arrivati via mare sulle isole greche, come previsto dall’accordo fra Unione Europea e Turchia di metà marzo. In tutto sono sbarcati a Dikili, in Turchia, circa 120 migranti: 45 pakistani partiti da Mitilene, sull’isola di Lesbo, e altri 79 provenienti da Egitto, Afghanistan e Iraq e partiti sempre da Lesbo ma con un’altra nave. I primi trasferimenti erano invece avvenuti lunedì 4 aprile, quando circa 200 migranti provenienti da Lesbo e Chio erano arrivati a Dikili fra le proteste di alcuni manifestanti locali, e sono ripresi solamente oggi. Un funzionario turco ha detto a Reuters che nel weekend non sono previsti altri arrivi.
Come in occasione del trasferimento di lunedì 8, i migranti sono stati imbarcati con l’aiuto degli agenti di Frontex, l’agenzia europea che si occupa della sorveglianza dei confini (nei giorni scorsi diversi attivisti avevano criticato il fatto che in quell’occasione gli agenti di Frontex indossassero delle mascherine, come se i migranti fossero pazienti infetti). Stamattina, inoltre, alcuni manifestanti hanno organizzato una protesta contro il trasferimento dei migranti, gettandosi persino in acqua poco prima della partenza della nave da Lesbo.
Protesters dive into sea as ferry carrying #migrants prepares to leave #Lesbos returning them to turkey pic.twitter.com/q1Gz608HAG
— Sophie Long (@BBCSophie) April 8, 2016
Fra giovedì sera e venerdì mattina, inoltre, un gruppo di migranti a Chio è stato attaccato da militanti locali di estrema destra: un testimone ha detto al Guardian che stamattina la polizia greca ha dovuto intervenire per proteggere un gruppo di migranti che da alcuni giorni si è accampato nel porto dell’isola.
L’accordo fra Unione Europea e Turchia è stato criticato dalle principali ONG che si occupano di migranti, perché a loro dire comporta la deportazione forzata di migliaia di persone senza rispettare le leggi internazionali in materia di asilo politico. Uno dei punti fondamentali e più contestati dell’accordo prevede che tutti gli immigrati che arriveranno sulle isole greche illegalmente via mare – compresi quindi siriani, afghani e iracheni, persone che con grandi possibilità possono ottenere asilo politico – vengano comunque rispediti in Turchia, ma che a ogni persona che intenda chiedere asilo politico sia data la possibilità di farlo.
Al momento si trovano in Grecia circa 50mila migranti, bloccati da settimane in seguito alla chiusura della cosiddetta “rotta balcanica”. Nelle ultime settimane, anche in seguito all’entrata in vigore di alcuni passaggi dell’accordo che prevedono maggiore severità della Turchia nei confronti dei trafficanti, gli arrivi sulle isole greche sono notevolmente diminuiti.