Il figlio di Riina a Porta a Porta, i video dell’intervista
Salvo Riina ha una condanna per associazione mafiosa già scontata e ha scritto un libro: la trasmissione dell'intervista è stata molto contestata
Salvo Riina, figlio del boss mafioso Totò Riina, è stato intervistato a Porta a Porta nella puntata di mercoledì 6 aprile dal conduttore del programma Bruno Vespa, in occasione dell’uscita di un suo libro. Ha parlato della sua infanzia, dicendo che è stata «serena» (Salvo Riina è nato nel 1977, quando il padre era latitante da otto anni e lo sarebbe rimasto per altri quindici); ha detto di «amare» la sua famiglia «al di fuori di tutto quello ci hanno contestato» e, tra le altre cose, ha ricordato la morte di Giovanni Falcone dicendo: «Tornai a casa e c’era mio padre che guardava il telegiornale». Salvo Riina, che ha 38 anni e una condanna per associazione mafiosa a 8 anni e 10 mesi già scontata, alla domanda «La mafia cos’è?» ha risposto: «Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla. Omicidi e traffico di droga non sono soltanto della mafia».
La Commissione parlamentare antimafia ha convocato per oggi, giovedì 7 marzo alle 16, la presidente della RAI Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, per un’audizione urgente. Rosy Bindi, a capo della Commissione, si era opposta alla messa in onda della puntata dicendo che Porta a Porta si prestava «a essere il salotto del negazionismo della mafia». La RAI aveva invece autorizzato Bruno Vespa, motivando la scelta con il diritto di informazione e precisando che «per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina» Porta a Porta avrebbe ospitato la sera successiva una puntata dedicata alla lotta contro la criminalità. Sia Monica Maggioni che Antonio Campo Dall’Orto hanno difeso la scelta di mandare in onda la trasmissione. Maggioni ha riconosciuto che ci sono stati dei problemi relativi al contenuto dell’intervista – dicendo che «Quel racconto ha moltissime cose che lo rendono insopportabile. Prima di tutto non rinnegare il padre e dare dall’inizio alla fine un’intervista da mafioso. Quale è» – ma ha difeso Bruno Vespa, spiegando che «Non posso accettare, come presidente della Rai, che si dica che Bruno Vespa è un portavoce della mafia. Non è accettabile a nessun livello».
Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia, ha detto di essere «costernata»: «Mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l’estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico». Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha detto: «È vergognoso che il servizio pubblico della Rai dia spazio a queste persone, così come è vergognoso che ci siano editori che fanno raccontare a questi personaggi un cumulo di falsità dove dipingono il padre come il più tenero dei padri e invece sappiamo tutti di cosa si tratta: si tratta di un assassino».