Aggiornamenti sul caso Guidi
Ci sono nuove intercettazioni in cui si parla dell'impianto di Tempa Rossa e che fanno pensare che l'ex ministro possa aver ricevuto richieste anche di altri «favori»
Lunedì 4 aprile i pm della procura di Potenza hanno interrogato per due ore nel suo ufficio di Palazzo Chigi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, in relazione all’inchiesta in corso sullo stabilimento petrolifero di Tempa Rossa, in Basilicata. Boschi non è indagata ed è stata sentita in qualità di persona informata sui fatti, in particolare sull’emendamento già bocciato nel decreto “Sblocca Italia” e poi riproposto (e approvato) con la presunta “intesa” di Boschi in legge di stabilità che sbloccava una serie di interventi strutturali legati all’impianto.
Quell’emendamento era stato l’oggetto della telefonata tra l’ex ministro Federica Guidi e il compagno Gianluca Gemelli, la cui intercettazione telefonica e successiva pubblicazione sui giornali aveva portato Guidi giovedì 31 marzo a dare le sue dimissioni. Oggi il Corriere della Sera ha pubblicato nuove intercettazioni agli atti dell’inchiesta «che delineano in maniera più evidente» il ruolo di Guidi «nella vicenda e i suoi rapporti con l’imprenditore».
Di cosa parliamo, in breve
Tempa Rossa è un grande centro di estrazione petrolifera che si trova in provincia di Potenza e che è gestito dalla società francese Total. Per molto tempo i lavori di costruzione dell’impianto erano stati bloccati a causa delle proteste di associazioni e comuni per il timore che l’inquinamento prodotto avrebbe creato gravi danni ambientali. Nel dicembre del 2014 mancavano ancora le autorizzazioni per la costruzione di alcune opere accessorie all’impianto di estrazione. L’emendamento al centro di questa storia aggiunge le opere come quelle per l’impianto di Tempa Rossa tra quelle la cui approvazione compete al governo (dunque al ministero dello Sviluppo Economico, cioè a Federica Guidi) e non agli enti locali. Il governo di Matteo Renzi considera il progetto come «il principale programma privato di sviluppo industriale in corso in Italia». Secondo la procura di Potenza Gianluca Gemelli, il compagno di Federica Guidi, aveva interessi commerciali legati all’avanzamento dei lavori per la costruzione dell’impianto.
I filoni aperti dalla procura di Potenza sono due: quello sui presunti illeciti nelle autorizzazioni nell’impianto Tempa Rossa e quello sui presunti illeciti nella gestione dei rifiuti e delle emissioni nell’impianto gestito da Enel a Viggiano, a sud di Potenza. C’è infine un terzo filone che i giornali definiscono “siciliano” e che riguarda il “traffico di influenze” attraverso il quale Gianluca Gemelli avrebbe ottenuto, grazie all’appoggio del capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, la gestione di uno dei due pontili militari del porto di Augusta e il permesso di far attraccare a quel molo le petroliere «trasformando così la zona», scrive Repubblica, «in un punto strategico per l’altro suo business, quello del petrolio subappaltato da Total a Tempa Rossa».
Le nuove intercettazioni
Federica Guidi, scrivono oggi i principali giornali nazionali, verrà interrogata a Potenza probabilmente in settimana: Guidi, che non è indagata, verrà ascoltata come testimone ma potrà avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto convivente di un indagato. Oggi il Corriere della Sera – e in un certo senso anche Repubblica – parlano di nuove intercettazioni agli atti dell’inchiesta. Repubblica in realtà non riporta alcuna trascrizione ma parla genericamente di una telefonata tra Guidi e Gemelli in cui si sentirebbe Guidi piangere «quando si è accorta che la cricca stava utilizzando il suo ruolo per altri affari»: questo potrebbe confermare la posizione della procura che non accusa lei di avere favorito lui, ma lui di avere approfittato della posizione di lei.
Il Corriere riporta invece le trascrizioni di due nuove intercettazioni che sarebbero agli atti dell’inchiesta, la prima avvenuta il 23 ottobre tra il dirigente della Total Giuseppe Cobianchi con Gemelli, la seconda avvenuta l’11 settembre 2014 tra Gabriella Megale, esponente di Confindustria Basilicata, e il collega Pasquale Criscuolo, anche lui sotto inchiesta. Nella prima intercettazione Cobianchi dice:
«Lei sa che c’è una parte importante del progetto che si sviluppa a Taranto e la situazione è anche abbastanza complessa diciamo, quindi… stiamo cercando…Vediamo, speriamo bene… So che anche a livello centrale con i ministeri, insomma i colleghi di Roma hanno dei contatti continui, frequenti, quindi mi auguro che quello che viene dichiarato a livello governativo poi possa trovare applicazione insomma».
Questa conversazione, scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere, sarebbe la «conferma, secondo i magistrati, delle promesse fatte da esponenti dell’esecutivo di trovare una soluzione»: ma anche qui, il governo ha sempre detto di voler “trovare una soluzione” per sbloccare un’opera pubblica che considera importante, a torto o a ragione; il punto è capire se l’opera ha ricevuto indebiti trattamenti di favore allo scopo di avvantaggiare Guidi. Il fatto che Cobianchi parli al plurale, secondo Sarzanini, dimostrerebbe che «oltre a Guidi anche altri si adoperarono in quei due mesi per raggiungere il risultato».
Nella seconda telefonata Megale dice:
«Già gliel’ha detto al mi… alla compagna che lo stiamo aiutando qua guarda… hai capito Pasquale perché dico che va fatta questa cosa? Ma poi loro nei nostri confronti si sono comportati bene a suo tempo quindi! Insomma non si può… allora diciamo che io entro domani mattina alle 10 ti confermo tutto».
Il Corriere riporta anche le note degli investigatori della squadra mobile di Potenza su questa tefonata di Megale e scrive che Guidi dovrà anche chiarire ai magistrati quali altri favori le siano stati chiesti:
«È importante evidenziare ulteriormente il passaggio in cui Megale comunica a Criscuolo che Gemelli aveva già provveduto a far sapere alla propria compagna (ovvero al ministro Guidi) che lo stavano aiutando, poiché appare evidente — ed è un dato che troverà ulteriore conferma anche in altre circostanze — come proprio Gemelli avesse inteso rassicurare i due Criscuolo e Megale che il loro «aiuto» non sarebbe stato vano e che certamente ne avrebbe tenuto conto anche la compagna». Da quanto risulta dalla documentazione sequestrata «la società Its di Gemelli ha ottenuto in subappalto dalla Tecnimont i “servizi di supervisione specialistica alle attività” di costruzione e montaggio impianti».