La versione di Renzi sul caso Guidi
E un attacco molto violento contro Beppe Grillo e "gli insulti di un pregiudicato", con annuncio di richiesta danni
Matteo Renzi ha inserito sabato in coda alla sua abituale newsletter – dedicata estesamente al viaggio del governo negli Stati Uniti – una propria valutazione sulla questione delle dimissioni del ministro Guidi, e una risposta molto aggressiva nei confronti degli attacchi di Beppe Grillo e del M5S.
“Nei primi giorni della missione negli Stati Uniti la stampa ci ha seguito con grande attenzione. Poi è scoppiata la polemica su Federica Guidi e i media si sono spostati su questa vicenda.
La storia è molto semplice. Nel 2014 il Governo ha autorizzato lo sblocco di un progetto industriale francese in Basilicata, fermo dal 1989, il progetto Tempa Rossa. Ci lamentiamo che nel Sud non c’è lavoro. Bene, se ci sono investimenti stranieri che sono bloccati da 25 anni anziché parlare, diamo loro le autorizzazioni, no? Avevo già annunciato pubblicamente, in più sedi, che avremmo dato il via libera a questo progetto. Quando l’emendamento è stato formalmente presentato, il ministro dello sviluppo economico lo ha comunicato in anticipo al suo compagno, che si è scoperto poi essere interessato al business. Così facendo Federica Guidi ha compiuto un errore e giustamente ha deciso subito di dare le dimissioni, per evidenti ragioni di opportunità.
Ricordate quando nel 2013 (ero ancora Sindaco) chiesi le dimissioni del ministro Cancellieri per una telefonata inopportuna? Noi pensiamo che la coerenza non sia un optional. E se è vero che il Governo di allora non volle procedere alle dimissioni, noi ci siamo comportati in modo diverso. Perché – diciamo la verità – noi siamo oggettivamente diversi da chi ci ha preceduto: se uno sbaglia, con noi paga. E a quelli che vogliono far credere che siamo tutti uguali rispondiamo con i fatti.
Federica ha lavorato con molta determinazione e passione. La sua disponibilità a fare un passo indietro, immediata, ha gettato nel panico le varie opposizioni. Che a quel punto non sapendo che cosa fare hanno iniziato a urlare ancora più forte, chiedendo le dimissioni dell’intero governo, responsabile non si sa bene di che cosa. E presentando l’ennesima mozione di sfiducia. Andremo in Parlamento, spero il prima possibile. E ancora una volta il Parlamento potrà mandarci a casa, se vorrà. Ma non credo succederà neanche stavolta.
Perché le opposizioni sanno perfettamente che l’unico modo per molti di loro di restare aggrappati a una poltrona comoda e ben pagata è che questa legislatura vada avanti: con la nuova legge elettorale e con le preferenze, molti di loro non rientrerebbero in Parlamento nemmeno con le gite scolastiche. E quando la nostra riforma costituzionale sarà finalmente Legge e i posti da parlamentare diminuiranno in modo drastico, la stragrande maggioranza dei deputati delle opposizioni proveranno l’ebbrezza di tornare a lavorare, anziché pontificare tutti i giorni sulle agenzie di stampa. Loro parlano, noi stiamo cambiando l’Italia.
Dunque faranno ancora qualche piccolo show in Aula. E poi torneranno alle loro cene romane a fantasticare su nuovi complotti: del resto i capipopolo sono persone che pensano che l’uomo non sia mai andato sulla Luna, che le sirene esistono, che la mafia non ha mai ucciso nessuno. Noi del Governo invece non raccoglieremo le polemiche, continueremo a lavorare, per l’Italia e per gli italiani. Perché anche questa missione ci conferma che l’Italia c’è, è forte, è ricca di energie e di talenti.
Pensierino della Sera
Ho detto che noi del Governo non raccogliamo le loro polemiche. Ma il PD invece ha il dovere di reagire. Io credo nella polemica politica e penso che sia giusto che ognuno dica la sua, in piena libertà. Ma esiste un limite e quel limite lo traccia il codice penale. Per questo il PD ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali – a differenza nostra – è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il PD “è colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi.” Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro.
Ora io conosco la comunità delle donne e degli uomini del PD. Sono persone per bene, volontari con passione politica, gente che tiene i circoli aperti, organizza i tavolini nelle piazze, fa i tortellini alla Festa dell’Unità.
Accusare questa grande comunità di fare errori o di aver scelto come leader uno non capace significa fare una polemica politica discutibile quanto si vuole, ma politica. Accusarla di essere complice e collusa, con le mani sporche di denaro e petrolio significa insultare donne e uomini che non lo meritano. Andremo in tribunale e chiederemo a Beppe Grillo i danni. Ho già detto al tesoriere del partito che non si faccia venire strane idee perché nessun centesimo andrà al partito nazionale: tutto il risarcimento danni sarà dedicato ai circoli del PD. Alle feste dell’Unità. All’attività dei volontari e dei militanti. Noi possiamo sbagliare, come tutti. Possiamo scegliere strategie più o meno efficaci. Possiamo essere antipatici o arroganti. Ma noi siamo persone oneste. E chi mette in discussione la nostra onestà ne risponde nelle sedi opportune. Perché i militanti del PD non meritano gli insulti di un pregiudicato”.