L’Australia è stata invasa o scoperta?
La questione è tornata attuale dopo che un'università australiana ha consigliato di parlare di "invasione" da parte degli europei, visto che l'isola era già popolata
L’Università del New South Wales – che ha sede a Sydney, in Australia – ha una “Indigenous Terminology Guide”, una guida che aiuta studenti e professori a capire qual è il giusto modo per parlare degli aborigeni e, in generale, della complicata storia australiana. Negli ultimi giorni da quelle parti se ne è discusso molto per via di un passaggio della guida, in cui si dice che parlando dell’arrivo degli europei in Australia bisognerebbe parlare di “invasione” e non di “scoperta” o semplicemente di arrivo.
L’Australia non è stata popolata in modo pacifico; è stata invasa, occupata e colonizzata. Descrivere l’arrivo degli europei parlando di un insediamento [settlement, in inglese] significa voler guardare la storia dell’Australia dal punto di vista dell’Inghilterra e non da quello dell’Australia.
La guida di stile dell’Università del New South Wales (spesso abbreviata in UNSW) non presenta obblighi, ma solo consigli: i termini e i concetti sono divisi tra quelli “più appropriati” e quelli “meno appropriati”. Per esempio è considerato più appropriato scrivere che il navigatore britannico James Cook sia stato il primo a mappare la costa est della Nuova Olanda, mentre è meno corretto parlare del suo arrivo in Australia come della “scoperta” di un nuovo paese, visto che di fatto era già lì ed era abitato. Gli autori della guida della UNSW hanno spiegato che il linguaggio è “un veicolo per esprimere discriminazioni e pregiudizio” e non può essere trattato come se fosse un mezzo neutro e che non porta con sé problemi.
Il dato oggettivo, spiega BBC, è che nel 1770 James Cook reclamò il possesso dell’Australia in nome dei regnanti britannici, dopo che per circa 160 anni le principali isole dell’Oceania erano state esplorate e in parte mappate dagli olandesi. Quando Cook disse di aver “scoperto”, l’Australia, l’isola era già abitata da circa 250 tribù aborigene, ognuna con una sua lingua e con le sue tradizioni. Iniziò da lì il complicato e molto discutibile processo di colonizzazione dell’Australia da parte degli europei, che portò piano piano alla confisca delle terre degli aborigeni e alla sospensione di molti dei loro diritti. Ancora oggi in Australia il 26 gennaio (in cui si ricorda il giorno in cui nel 1788 il capitano Arthur Phillip prese formalmente possesso della colonia del Nuovo Galles del Sud) è chiamato ufficialmente “Australian Day”, ma ci sono anche dei critici – non solo aborigeni – che lo definiscono l’Invasion Day, il giorno dell’invasione. BBC scrive che la guida della UNSW è stata descritta da alcuni commentatori australiani come una “riscrittura molto controversa della storia australiana”.
#ICYMI: UNSW rejects claims of 'whitewashing' and 'rewriting' history https://t.co/xD2rEnEDHq pic.twitter.com/E8JtB7c0tu
— ABC News (@abcnews) March 30, 2016
Diversi giornali e programmi radio conservatori, tra cui per esempio il Sydney’s Daily Telegraph, hanno reagito male alla guida della UNSW, definendola un tentativo di riscrivere la storia cancellando il contributo di James Cook alla formazione della moderna Australia; altri l’hanno definita “spazzatura” politicamente corretta. La UNSW ha risposto alle critiche spiegando che le linee guida non sono un’imposizione e diversi studiosi hanno ricordato come in Australia per molto tempo si sia trascurato lo studio della storia aborigena. Il ministro dell’Istruzione ha detto che ogni università è libera di definire autonomamente il contenuto dei suoi piani di studio.