Perché le donne sono più religiose degli uomini
Lo dicono i dati, e si fanno diverse ipotesi per spiegarlo: alcuni dicono che c'entri la biologia, ma in realtà sembra che la questione sia un'altra
di Ana Swanson - Washington Post
Cosa hanno in comune Gesù Cristo, Maometto, Siddharta e Mosè? Oltre a essere personaggi religiosi, sono tutti uomini. Eppure, in giro per il mondo, la maggioranza dei loro seguaci sono donne.
A livello globale ci sono più donne che uomini che si identificano con una religione, pregano quotidianamente e definiscono la religione «molto importante», stando ai dati del centro di ricerca americano Pew. Nel mondo le donne che dicono di professare una religione sono l’83,4 per cento del totale, contro il 79,9 per cento degli uomini: le donne affiliate a una religione nel mondo sono circa 100 milioni in più rispetto agli uomini. Per quale motivo? È una vecchia domanda, che gli esperti definiscono un “enigma scientifico”. Secondo alcuni ricercatori la differenza è dovuta alla biologia, per altri è il risultato di fattori sociali e culturali, per altri ancora sono entrambe le cose. I dati di Pew però mostrano che la biologia, se non altro, non è l’unico fattore. I comportamenti e le credenze religiose di uomini e donne variano in modo significativo a seconda del gruppo religioso di riferimento e del paese, il che dimostrerebbe come il modo in cui le persone vengono cresciute e fatte socializzare abbia un peso.
Lo studio di Pew ha preso in considerazione sei gruppi in 192 paesi − cristiani, musulmani, buddisti, induisti, ebrei e persone che non appartengono a nessun credo religioso − e ha scoperto che a livello globale le donne sono più religiose degli uomini, che a loro volta costituiscono il 55 per cento delle persone al mondo non affiliate a nessuna religione.
(Pew Research Center)
Questo divario religioso tra i generi è ancora più accentuato negli Stati Uniti, che in media sono un paese molto più religioso rispetto alle altre economie avanzate. Secondo Pew il 64 per cento delle donne americane pregano ogni giorno, contro solo il 47 per cento degli uomini (come mostra il grafico sotto, in Canada pregano quotidianamente il 30 per cento delle donne e il 28 per cento degli uomini; in Francia il 15 per cento delle donne e il 9 per cento degli uomini). Negli Stati Uniti il 68 per cento degli atei sono uomini.
(Pew Research Center)
In passato alcuni ricercatori hanno sostenuto che questa discrepanza sarebbe dettata soprattutto da fattori biologici. Stando a una teoria in particolare, i livelli più alti di testosterone negli uomini, che generano un comportamento più incline a correre dei rischi, porterebbero anche a una maggiore propensione a rinunciare alla religione e rischiare di giocarsi la possibilità di una vita dopo la morte. Altri ricercatori hanno puntato sulla spiegazione biologica dopo aver osservato che le donne che presentavano caratteristiche considerate dai luoghi comuni più “femminili” − per esempio essere più affettuose, empatiche, compassionevoli, dolci e amorevoli con i figli − avevano maggiori probabilità di essere religiose. Altri studiosi invece insistono sul fatto che l’educazione − cioè il modo in cui a donne e uomini viene insegnato a comportarsi, e i valori che vengono trasmessi loro − abbia un’influenza più significativa sulle differenze religiose tra i generi rispetto alla natura.
I dati raccolti da Pew sembrano sostenere quest’ultima teoria in due modi.
Innanzitutto lo studio evidenzia come ci siano alcune differenze notevoli tra le diverse culture. Queste tendenze indicherebbero che il divario religioso tra uomo e donna non deriva soltanto dalla biologia ma anche dalla cultura. Come mostra il grafico qui sotto, tra i cristiani è più probabile che siano le donne ad andare a messa, pregare ogni giorno, pensare che la religione sia importante, e credere nel paradiso, nell’inferno e negli angeli. Tra i musulmani, però, il divario di genere è molto meno omogeneo: le tradizioni religiose fanno sì che sia molto più probabile che siano gli uomini a partecipare alle funzioni religiose settimanali e che le donne preghino in casa. Mentre le donne musulmane tendono a pregare e credere negli angeli più degli uomini, altri comportamenti e credenze tra donne e uomini di fede musulmana sono grossomodo le stesse.
(Pew Research Center)
In secondo luogo, lo studio di Pew rivela che la religiosità delle donne varia in qualche modo a seconda del fatto che lavorino o stiano a casa, un altro indizio che indicherebbe come le credenze religiose potrebbero essere influenzate dall’ambiente a cui donne e uomini sono esposti. Le donne che lavorano hanno credenze religiose più simili a quelle degli uomini e sono meno impegnate dal punto religioso rispetto a quelle disoccupate o casalinghe. Il dato però potrebbe anche essere letto in senso opposto: le donne più religiose hanno più probabilità di rimanere a casa, perché sono legate a un’interpretazione dei ruoli più tradizionale.
Secondo lo studio, inoltre, i paesi cristiani in cui il tasso delle donne occupate è più alto tendono ad avere un minore divario religioso tra i generi, anche se la tendenza non si riscontra nel caso di altri gruppi religiosi. Nel grafico qui sotto, i paesi sulla sinistra mostrano un ampio divario tra la percentuale di donne e uomini che sostengono di pregare tutti i giorni, ma anche un tasso minore di donne che lavorano. I paesi sulla destra invece hanno più donne occupate e un divario più ristretto tra le donne e gli uomini che dicono di pregare tutti i giorni.
(Pew Research Center)
I ricercatori hanno ipotizzato molte teorie per spiegare come la cultura e le norme sociali possano creare un divario religioso tra i generi. Alcuni sostengono che la chiesa offrisse alle donne che per tradizione non lavoravano lo stesso tipo di vantaggi sociali e psicologici che il lavoro forniva agli uomini: un’identità personale e una comunità sociale. Per le donne non avere un lavoro potrebbe anche portare ad avere più tempo a disposizione per le attività religiose, o una minore esposizione alle forze laiche che nel tempo hanno preso il sopravvento nella vita pubblica. Altre teorie sostengono che le donne sarebbero state spinte a essere molto religiose in modo da poterne controllare la sessualità, oppure che la chiesa cristiana sostenga meno l’identità delle donne che lavorano rispetto alle casalinghe. Altre ancora sostengono che per le donne la chiesa possa essere una fonte di sicurezza concreta ed esistenziale: vista la loro posizione sociale sfavorita, le donne sarebbero più vulnerabili alla povertà e alla mancanza di sicurezza fisica, e la religione potrebbe offrire loro un maggiore senso di protezione. Infine, secondo David Voas, un sociologo studioso delle religioni interpellato da Pew, il divario potrebbe anche essere ricondotto alla natura della cristianità, che esalta le persone miti e gli oppressi. Dal momento che le donne sono state tradizionalmente relegate a ruoli di minor potere e peso, la filosofia religiosa della cristianità potrebbe fare presa soprattutto su di loro.
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