Associated Press collaborò con il nazismo?

Lo sostiene una storica tedesca con argomenti apparentemente convincenti (e malgrado sembri diversamente, è una questione ancora attuale)

Un documento del ministero della propaganda nazista del settembre 1939 consegnato ad AP per la distribuzione (Archivi federali tedeschi)
Un documento del ministero della propaganda nazista del settembre 1939 consegnato ad AP per la distribuzione (Archivi federali tedeschi)

Secondo il Guardian, che cita materiale d’archivio scoperto da una storica tedesca, Associated Press (AP) fu l’unica agenzia di stampa occidentale che fino all’entrata in guerra degli Stati Uniti (7 dicembre 1941) riuscì a rimanere nella Germania di Adolf Hitler, mentre le altre venivano espulse o costrette a chiudere i loro uffici locali. E questo perché AP avrebbe stretto un accordo «di collaborazione formale con il regime di Hitler» fornendo ai giornali americani «materiale prodotto e selezionato direttamente dal ministero della propaganda nazista», conosciuto anche come Propagandaministerium e guidato da Joseph Goebbels.

1746

Il pamphlet delle SS “Il Sub Umano”, che utilizza una foto d’archivio di Associated Press.

L’agenzia di stampa internazionale Associated Press – una delle più importanti al mondo, «che si descrive come “il corpo dei marine del giornalismo”, sempre i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via», dice il Guardian – si sarebbe trovata nella situazione «presumibilmente vantaggiosa» di essere il principale canale di propaganda del nuovo stato totalitario fuori dalla Germania, mentre per esempio lo stesso Guardian e le due principali agenzie di stampa britanniche del tempo, Keystone e Wide World Photos, venivano bandite.

Il Guardian cita il lungo articolo intitolato “Das A und P der Propaganda” pubblicato sulla rivista Studies in Contemporary History dalla storica tedesca Harriet Scharnberg. La ricercatrice sostiene che AP cedette il controllo dei propri articoli accettando la Schriftleitergesetz, una legge promossa dal regime nazista nell’ottobre del 1933 in base alla quale gli editori e i giornalisti ebrei potevano lavorare solo per la stampa ebraica e le agenzie ammesse non potevano pubblicare materiale che indebolisse «la forza del Reich in patria o all’estero». Questa stessa legge prevedeva che l’agenzia di stampa assumesse anche giornalisti che lavoravano per la sezione propaganda del partito nazista. Infatti uno dei quattro fotografi impiegato da Associated Press in Germania negli anni Trenta, Franz Roth, era un membro della divisione propaganda delle SS. Dopo la pubblicazione dell’articolo di Scharnberg, AP ha rimosso le foto di Roth dal proprio sito.

2057L’agenzia avrebbe anche permesso al regime nazista di usare i propri archivi fotografici «per le sue pubblicazioni di propaganda violentemente antisemita», compreso l’opuscolo “Der Untermensh” (“Il sub-umano”) e il libretto “Gli ebrei negli Stati Uniti”, che voleva dimostrare la decadenza degli ebrei americani attraverso una foto del sindaco di New York Fiorello LaGuardia mentre mangia da un buffet con le mani. Secondo il Guardian l’accordo avrebbe consentito all’agenzia di essere presente in un luogo che altrimenti sarebbe rimasto nascosto, ma avrebbe anche permesso ai nazisti di nascondere alcuni dei crimini commessi dando loro la possibilità di «descrivere una guerra di sterminio come un conflitto convenzionale».

Nel giugno del 1941, per esempio, quando le truppe naziste invasero Leopoli in Ucraina, organizzarono un pogrom uccidendo migliaia di ebrei per “vendicarsi” delle uccisioni di massa condotte dalle truppe sovietiche. Franz Roth scattò le foto dei corpi nelle prigioni della città, che vennero selezionate da Hitler e distribuite alla stampa americana attraverso AP. La storica Scharnberg scrive che «la stampa ricevette soltanto fotografie che documentavano le vittime della polizia sovietica» e nessuna foto del massacro nazista: anche in quel caso fu quindi la propaganda nazista a decidere cosa mostrare e cosa no.

2331

Le foto di Franz Roth sul giornale del partito nazista Völkischer Beobachter.

Dopo la pubblicazione di queste accuse, un portavoce di AP ha dichiarato al Guardian che l’agenzia «rifiuta ogni idea di aver deliberatamente collaborato con il regime nazista». Il Guardian conclude dicendo che queste notizie avrebbero solo un interesse storico, se non fosse che anche oggi «i rapporti di AP con i regimi totalitari sono sotto esame»: da quando nel gennaio del 2012 AP è diventata la prima agenzia di stampa occidentale ad aprire una redazione in Corea del Nord, infatti, sono circolati molti dubbi sull’imparzialità della produzione dei suoi uffici di Pyongyang. Nel 2014 il sito NK News, specializzato in notizie sul regime nordcoreano, aveva per esempio scritto di un accordo tra AP e il regime per la distribuzione di materiale prodotto dalla propaganda nordcoreana a nome dell’agenzia stessa.