Il racconto più tradotto della letteratura africana
È una fiaba dello scrittore keniota James Ngugi, pubblicata in 32 lingue diverse nell'ultimo numero della rivista Jalada
Una fiaba dello scrittore keniota Ngũgĩ wa Thiong’o (noto anche come James Ngugi) è diventato il racconto tradotto in più lingue nella storia della letteratura africana dopo che nell’ultimo numero della rivista del collettivo panafricano Jalada ne sono state pubblicate 32 traduzioni. La fiaba originale è stata scritta in kikuyu, una lingua keniota, e si intitola Ituĩka Rĩa Mũrũngarũ: Kana Kĩrĩa Gĩtũmaga Andũ Mathiĩ Marũngiĩ; lo stesso Ngugi ne ha scritto la versione in inglese (si può leggere qui), col titolo The Upright Revolution: Or Why Humans Walk Upright, cioè La rivoluzione verticale: o sul perché gli uomini camminano eretti.
La fiaba racconta perché gli esseri umani smisero di camminare a quattro zampe: le altre parti del corpo, invidiose della coordinazione di braccia e gambe, fecero di tutto per spingerle a smettere di lavorare insieme. Tra le lingue in cui è stata tradotta – non solo da esperti ma anche da ragazzi appena diplomati – ci sono il francese, l’arabo, l’afrikaans, l’amarico (la lingua ufficiale dell’Etiopia), lo swahili (lingua nazionale di Tanzania, Kenya e Uganda) e l’igbo (la lingua principale in molte città nigeriane). Jalada ha invitato anche i lettori a tradurre la fiaba nelle lingue mancanti, come per esempio l’italiano. L’idea del collettivo è valorizzare le 2.000 lingue del continente africano pubblicando un racconto inedito per ognuna e traducendolo. Nonostante questa ricchezza linguistica, sono pochi gli scrittori di narrativa in lingue diverse dal francese e dall’inglese.
Ngugi, che è nato nel 1938, è ritenuto uno dei più importanti scrittori africani viventi e nel 2014 era dato tra i favoriti al premio Nobel per la letteratura. Il suo primo romanzo (scritto in inglese) fu tradotto in italiano nel 1975 da Jaca Book con il titolo Se ne andranno le nuvole devastatrici; la stessa casa editrice ha pubblicato anche la sua ultima opera tradotta in italiano, la raccolta di scritti Decolonizzare la mente (2015).