Il governo della Libia è arrivato in Libia
È il governo di "unità nazionale", che gli altri due governi e le milizie armate del paese non volevano far entrare: ma non significa che la crisi sia finita
Mercoledì i membri del governo libico di unità nazionale (abbreviato spesso con la sigla inglese GNA) sono riusciti ad arrivare via mare a Tripoli, la capitale della Libia. Erano partiti da Tunisi a bordo di alcune imbarcazioni e sono arrivati nella base navale di Abu Seta, che si trova appena fuori Tripoli. È una notizia importante per la politica libica, anche se non decisiva. Il GNA è il governo nato alla fine di dicembre con l’ampio sostegno dell’ONU. Nell’idea di chi lo sostiene, dovrebbe sostituire i due governi che sono già presenti in Libia: quello guidato da una coalizione di forze islamiste che ha sede a Tripoli, e quello riconosciuto internazionalmente che ha sede a Tobruk, nell’est del paese. Finora il GNA non era riuscito a insediarsi a Tripoli per l’opposizione delle milizie locali.
Stando alle prime informazioni, i membri del GNA sono partiti via mare dopo un tentativo fallito di entrare in Libia in aereo. Già nei giorni scorsi il governo di Tripoli aveva tentato di impedire l’arrivo dei membri del GNA chiudendo lo spazio aereo libico (per arrivare a Tripoli dalla Tunisia è necessario attraversare lo spazio aereo controllato dal governo di Tripoli). Il GNA è boicottato anche dal governo di Tobruk, la cui figura più potente è il generale Khalifa Haftar, mentre è sostenuto da molte milizie di Misurata e della Tripolitania. Mercoledì Jonathan Winer, inviato speciale dell’ONU per la Libia, ha twittato la foto di Fayez Serraj, primo ministro del GNA, arrivato a Tripoli.
Supporter of the Presidency Council just sent me this photo of PM Al Sarraj, with caption, "In Tripoli, now." pic.twitter.com/vEo13p20ma
— Jonathan Winer (@jonathanmwiner) March 30, 2016
Inizialmente erano circolate delle voci che sostenevano che il GNA fosse arrivato a Tripoli scortato anche da una nave italiana. Il portavoce di Serraj ha però smentito qualsiasi partecipazione dell’Italia e ha sostenuto che l’operazione era stata compiuta interamente da navi libiche. La notizia è stata smentita anche da fonti dello Stato maggiore del ministero della Difesa, ha scritto il Corriere della Sera.
Oltre a essere centrale per il futuro della politica in Libia, la sorte del governo nazionale libico è anche una questione che riguarda direttamente l’Europa. Da alcuni mesi i governi europei stanno discutendo di un possibile intervento armato in Libia contro lo Stato Islamico, che qui ha una sua “provincia” (cioè un gruppo affiliato) che controlla molti chilometri di costa e che minaccia le infrastrutture petrolifere locali. Finora le proposte di intervento sono state frenate in attesa che si insediasse e cominciasse a funzionare il governo di unità nazionale libico, che finora era rimasto confinato in Tunisia. I paesi europei non vogliono intervenire a meno che non sia il governo libico a chiedere formalmente una qualche forma di sostegno nella lotta contro lo Stato Islamico: il timore è che si ripeta ciò che accadde dopo il 2011, quando una coalizione di paesi occidentali bombardò la Libia per abbattere il regime dell’ex presidente Muammar Gheddafi. L’assenza di una forza alternativa stabile e riconosciuta che prendesse il controllo della Libia dopo l’intervento armato ha contribuito a creare una situazione di caos che tra le altre cose ha permesso a centinaia di milizie di mantenere armi e influenza e allo Stato Islamico di stabilire una presenza nel paese.