Sciare in Afghanistan
Le montagne ci sono, la neve pure, ma fino a sei anni fa da quelle parti lo sci era uno sport sconosciuto: poi è arrivato un giornalista svizzero
Sei anni fa le possibilità che una squadra afghana di sciatori professionisti partecipasse alle Olimpiadi invernali semplicemente non esistevano: in Afghanistan, non c’era una federazione di sci e soprattutto non c’erano sciatori e non esistevano impianti. Nessuno aveva mai praticato lo sci. Oggi le possibilità che atleti afghani partecipino alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, previste per il 2018, sono ancora più o meno nulle: ma qualcosa sta cambiando. Sei anni fa, infatti, è stato istituito il primo torneo sciistico del paese, che da allora si svolge ogni anno. Il fondatore è stato Christoph Zuercher, un giornalista svizzero appassionato di sci, che quando s’inventò di organizzare un torneo sciistico si trovava nella provincia di Bamyan, nella regione afghana dell’Hazarajat.
La scorsa settimana si è tenuta la sesta edizione dell’Afghan Ski Challenge, il nome con cui è stata chiamata la competizione fondata da Zuercher, a cui hanno partecipato un’ottantina di sciatori, molti dei quali provenienti dall’estero.
Due terzi del territorio afghano sono ricoperti da catene montuose le cui vette più alte superano anche i settemila metri. Il paese quindi offre tutte le condizioni per poter praticare sport invernali, ma manca ogni tipo di struttura: anche la più elementare. Grazie alle iniziative di Zuercher lo sci si sta lentamente espandendo in tutta la provincia di Bamyan e nelle zone limitrofe, dove solo pochi anni fa era completamente sconosciuto. Finora non ci sono stati problemi, se non quelli dovuti alle scarse attrezzature e alle difficoltà di raggiungere le “piste” in cui si tengono le gare. La provincia di Bamyan è generalmente considerata sicura anche per i viaggiatori stranieri e non esiste una vera minaccia rappresentata dei talebani, che controllarono la zona solamente per pochi anni verso la fine degli anni Novanta, durante i quali fecero esplodere la famose statue dei due “Budda di Bamyan”, due enormi sculture scolpite nella roccia più di mille anni fa e alte fra i 30 e i 50 metri. L’unico vero problema della regione è la povertà, sostiene Zuercher. La maggior parte degli aiuti internazionali che l’Afghanistan riceve vengono spediti nelle zone contese dai talebani e la provincia di Bamyan è praticamente tagliata fuori.
Poco dopo aver istituito l’Afghan Ski Challenge, Zuercher ha creato anche una scuola di sci, che oggi conta una ventina di iscritti e viene finanziata in parte da alcune associazioni svizzere. Offre il noleggio delle attrezzature e i suoi corsi durano due mesi. L’anno scorso Zuercher ha portato i due vincitori dell’Afghan Ski Challenge, Alishah Farhang, pastore di Bamyan, e Sajjad Husaini, elettricista, nelle Alpi svizzere per due mesi di allenamento a St. Moritz. Uno degli obiettivi di Zuercher è far partecipare una squadra afghana alle qualificazioni per i prossimi Giochi Olimpici invernali, per cui però è necessario creare una federazione nazionale. “In paesi come questo è sempre difficile creare qualcosa del genere, perché tutti quelli che vengono coinvolti si aspettano di ricevere dei soldi», ha detto al Guardian Zuercher. «Se non verrà creata una federazione nazionale sarà perché le persone non sono riuscite a trovare un accordo».
All’ultima edizione dell’Afghan Ski Challenge, che si è svolta lo scorso febbraio, hanno partecipato circa ottanta sciatori. La gara si tiene solitamente lungo percorsi improvvisati e non battuti e prevede solo una sorta di discesa libera, al termine della quale, per divertire gli spettatori, gli organizzatori costruiscono delle piccole rampe di neve sui cui i partecipanti possono saltare dopo aver terminato la discesa. Nonostante la presenza di molti atleti stranieri, la competizione è stata dominata dagli afghani; i vincitori sono stati premiati dal governatore della provincia di Bamyan. Zuercher ha recentemente affidato l’organizzazione del torneo ad alcuni residenti locali, perché ha intenzione di portare la competizione anche nel resto del paese: in particolare in una zona più vicina a Kabul, la capitale, che potrebbe attirare più spettatori e più atleti.