Un uomo è stato accusato di terrorismo per gli attentati di Bruxelles
Era stato arrestato ieri a Bruxelles, è stato indicato dalla procura con il nome "Feyçal C": secondo i media locali è "l'uomo col cappello", il terzo attentatore dell'aeroporto
Sabato mattina la procura federale belga ha formalmente accusato di terrorismo, strage e tentato omicidio un uomo indicato come “Feyçal C”, arrestato ieri nel corso di un’operazione di polizia a Bruxelles. Secondo i media belgi, si tratta del terzo attentatore dell’aeroporto, quello che era stato soprannominato dai giornali “l’uomo col cappello nero”, per via del copricapo che indossava in un’immagine dei tre attentatori ripresa dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto poco prima dell’attacco. Sempre secondo i media locali, l’uomo si chiama Faycal Cheffou, è un cittadino belga e un giornalista free lance. È stato identificato dal tassista che ha trasportato i tre attentatori all’aeroporto il giorno dell’attacco.
Gli arresti di ieri
Nel frattempo stanno proseguendo le indagini in Belgio e in altre parti d’Europa per smantellare quello che rimane della cellula franco-belga dello Stato Islamico che ha compiuto sia gli attentati di Parigi che quelli di Bruxelles. Negli ultimi giorni nove persone sono state arrestate e detenute: sei in Belgio, tra cui Feyçal C, una in Francia e altre due in Germania. Uno di questi ultimi, secondo i giornali italiani, ha vissuto per alcuni anni in provincia di Brescia da dove era stato espulso. L’uomo arrestato in Francia si chiama Reda Kriket, ha 34 anni e la polizia ritiene fosse in fase avanzata di preparazione di un nuovo attentato. Uno degli uomini arrestati in Belgio è stato ferito nel quartiere di Schaerbeek, a Bruxelles, e prima di essere portato via dalla polizia è stato ispezionato da un robot artificiere per accertarsi che non indossasse esplosivi.
Voici une vidéo de l'intervention à Schaerbeek https://t.co/EaRr7alZIV pic.twitter.com/7unhozVuyN
— Le Soir (@lesoir) March 25, 2016
La cellula franco-belga dello Stato Islamico in Europa
In questi giorni sono divenuti sempre più chiari i collegamenti tra gli autori degli attacchi di Parigi compiuti lo scorso novembre e quelli di Bruxelles. Secondo la polizia belga, il DNA di Najim Laachraoui – uno dei due attentatori che si sono fatti esplodere all’aeroporto di Bruxelles – è lo stesso trovato su almeno una delle cinture esplosive utilizzate a Parigi. Laachraoui è ritenuto uno degli artificieri che hanno realizzato gli esplosivi usati negli ultimi attacchi. L’agenzia AFP ha realizzato uno schema in cui mostra tutti collegamenti attualmente accertati tra i vari terroristi.
Le réseau qui a commis les attentats de Paris et Bruxelles est "en voie d'être anéanti", selon Hollande #AFP pic.twitter.com/N7aZURxZ9Q
— Agence France-Presse (@afpfr) March 26, 2016
Gli attacchi di Bruxelles, come quelli di Parigi dello scorso novembre, sono stati rivendicati dallo Stato Islamico con la diffusione di due video. Nei video si vedono combattenti dello Stato Islamico che parlano in francese e si felicitano per la riuscita degli attacchi. Uno di loro dice che gli attacchi finiranno solo quando i paesi europei smetteranno di bombardare le basi dello Stato Islamico in Siria ed Iraq.
Abdeslam ha smesso di parlare
Salah Abdeslam – l’unico sopravvissuto tra gli attentatori di Parigi, arrestato a Bruxelles il 18 marzo – ha smesso di collaborare con gli investigatori da quando è stato compiuto l’attentato di Bruxelles. Abdeslam era stato definito “collaborativo” subito dopo l’arresto, ma nei giorni successivi agli attacchi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande. Il ministro della Giustizia belga, Koen Geens, ha confermato che Abdeslam «ha smesso di parlare dal giorno degli attacchi».
Abdslam, che è cittadino francese, sarà probabilmente estradato in Francia: oltre a essere accusato di avere partecipato agli attentati di Parigi – doveva farsi esplodere allo Stade de France, ma cambiò idea all’ultimo – è anche sospettato di essere coinvolto negli attacchi di Bruxelles: negli ultimi giorni è emerso che conosceva e aveva avuto contatti con almeno due degli attentatori di Bruxelles. Le autorità belghe hanno annunciato oggi che l’aeroporto di Bruxelles, colpito da due esplosioni nel corso dell’attacco, resterà chiuso fino a giovedì prossimo.
Il caso Sébastien Joris
Intanto in Belgio si sta discutendo molto del caso Sébastien Joris, un agente della polizia federale belga residente a Istanbul, in Turchia, incaricato di tenere i collegamenti con la polizia turca. Secondo le ricostruzioni dei giornali belgi, Joris non avrebbe trasmesso, o forse non avrebbe trasmesso nei tempi corretti, alcune informazioni su Ibrahim el Bakraoui, uno degli attentatori di Bruxelles. El Bakraoui venne arrestato nel giugno del 2015 in Turchia perché sospettato di volersi unire allo Stato Islamico. Venerdì il ministro degli Interni belga, Jan Jambon, ha accusato Joris di negligenza.
Diversi funzionari turchi citati dal Guardian hanno detto che la negligenza di Joris non è stata un caso, ma il frutto di un atteggiamento consapevole dei governi europei: il Belgio, come molti altri paesi europei, avrebbe cercato di “esportare” in Siria il problema del radicalismo islamico, facilitando oppure non ostacolando il viaggio dei combattenti stranieri verso Siria e Turchia ed ignorando gli avvertimenti della polizia turca. L’obiettivo sarebbe stato quello di non occuparsi del problema, facendolo diventare un problema della Turchia (un’accusa che ha dei buchi logici, diciamo così). Vale la pena precisare una cosa: la Turchia è stata accusata per mesi dagli Stati Uniti e dai paesi europei di non far niente per fermare il passaggio dei combattenti stranieri sul confine turco-siriano: questo perché i combattenti stranieri si univano a gruppi di ribelli o jihadisti che combattono il regime siriano di Bashar al Assad, che è nemico della Turchia. Le accuse turche, quindi, vanno considerate nel contesto e ridimensionate.