Radovan Karadžić è stato condannato a 40 anni di carcere
L'ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia è stato giudicato colpevole di crimini contro l'umanità e riconosciuto fra i responsabili del massacro di Srebrenica e dell'assedio di Sarajevo
Dopo sei anni di processo, Radovan Karadžić, ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, accusato di essere membro dell’organizzazione criminale formata dagli ufficiali dell’esercito serbo bosniaco, dai leader politici delle comunità locali e dai capi delle unità paramilitari che perseguirono la popolazione musulmana durante le guerre jugoslave, è stato condannato a quarant’anni di carcere dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia delle Nazioni Unite (ICTY) per aver commesso, in quanto presidente della Repubblica Serba di Bosnia e comandante delle sue forze armate, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e per aver avuto un ruolo attivo nel genocidio dei musulmani bosniaci avvenuto tra il 1992 e il 1995. È stato giudicato come uno dei colpevoli del massacro di Srebrenica del 1995, la strage più grave avvenuta in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, dell’assedio di Sarajevo, della persecuzione dei cittadini non serbi nel territorio bosniaco e di aver tenuto in ostaggio soldati dell’UNPROFOR, la forza di protezione delle Nazioni Unite.
Karadžić è stato riconosciuto colpevole di dieci degli undici capi d’accusa: è stato assolto dall’accusa di genocidio in altre sette municipalità della Bosnia. L’avvocato di Karadžić ha dichiarato che presenterà ricorso.
Il processo era iniziato nell’ottobre del 2009 e l’accusa aveva chiesto che Karadžić venisse condannato all’ergastolo. L’ICTY, insieme al Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR), è stato il primo tribunale internazionale per crimini di guerra ad essere istituito dai tempi del Processo di Norimberga.
Il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, costituito dall’ONU nel 1993, lo aveva accusato di essere responsabile di persecuzione nei confronti della minoranza musulmana nel 1995. Fu arrestato il 21 luglio 2008 mentre si trovava a bordo di un autobus a Belgrado sotto la falsa identità di un militare bosniaco, Dragan Dabić, che in realtà era morto in guerra. Prima del suo arresto, Karadžić era stato l’uomo in cima a tutte le liste dei criminali più ricercati del mondo, e nella sua cattura vennero coinvolte la CIA, la DIA e l’MI6, l’agenzia di spionaggio britannica.
La fase difensiva del processo era iniziata nel 2012 e Karadžić aveva deciso di difendersi da solo. Aveva consegnato una memoria difensiva di ottocento pagine e aveva spiegato di considerare le sue azioni come quelle di un leader patriottico che aveva dovuto lottare per proteggere l’identità serba. Karadžić si è sempre detto innocente e ha definito il tribunale una creazione dell’Occidente nata per accanirsi sui serbi. Nel corso del processo ha respinto ogni accusa e reclamato piuttosto dei «riconoscimenti per le cose buone» che avrebbe fatto. Ha anche detto: «Ho fatto tutto quello che potevo per evitare la guerra» e «non ho mai pensato che si potesse verificare un genocidio». L’ex leader serbo ha anche sostenuto che il numero delle vittime della guerra affermato dai media non è veritiero e che in realtà è molto inferiore: «Con il passare del tempo questa verità diventerà sempre più evidente. Le accuse e la propaganda diventeranno sempre più deboli».
Riguardo Srebrenica, Karadžić ha detto che ai tempi della strage non era a conoscenza dell’uccisione di migliaia prigionieri di fede musulmana – che ha definito «un atto tremendo» – e ha contestato la stessa definizione di “genocidio” formulata dall’accusa, spiegando che dietro alla strage non c’era nessun piano di eliminare completamente i bosniaci musulmani: «Nessuno tra i leader serbi voleva fare del male a musulmani o croati».
Radovan Karadžić nacque a Petnjica, un villaggio montenegrino, nel 1945. Si laureò in psichiatria e nei primi anni Ottanta iniziò a lavorare nella sanità, prima all’ospedale Koševo di Sarajevo, poi all’ospedale di Vozdovac, uno dei quartieri di Belgrado. Fu condannato a tre anni di prigione nel 1985 per appropriazione indebita e frode e nel 1989 fu tra i fondatori del Partito Democratico Serbo in Bosnia. Nel gennaio del 1992, dopo la dichiarazione d’indipendenza del parlamento bosniaco del 1991, venne proclamata la Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia Erzegovina, di cui Karadžić venne eletto presidente l’anno successivo.