I siti francesi che non fanno leggere gli articoli se non disattivi i software ad-block
Sono soprattutto quelli di news – da L'Equipe a Le Parisien – ma c'è anche Deezer
Da un paio di giorni alcuni dei principali siti d’informazione francesi – tra cui Le Monde, Le Figaro e il sito sportivo L’Equipe – chiedono agli utenti che usano software di “adblocking” di rimuoverli. I software in questione permettono agli utenti di non caricare i contenuti pubblicitari nelle pagine che si visitano. Alcuni siti si limitano a chiedere di rimuovere i software di adblocking, altri impediscono del tutto di leggere le notizie senza averli prima rimossi.
L’iniziativa – coordinata tra diversi siti con diversi editori – è stata organizzata da un’associazione di categoria che rappresenta diversi tipi di attività online e ha lo scopo di far capire che gli incassi che derivano dalla pubblicità online sono fondamentali perché i siti d’informazione possano ottenere guadagni o, almeno, ridurre le loro perdite. Provando a visitare il sito di Le Monde avendo installato sul browser un software di adblocking, si legge un messaggio del direttore Jerome Fenoglio che spiega: «Per permettere ai nostri 400 giornalisti di fornire ogni giorno informazioni varie, affidabili e di qualità – e per permetterci di continuare a offrire servizi innovativi ed efficaci – abbiamo bisogno di poter fare affidamento sui guadagni pubblicitari». Fenoglio augura poi buona lettura agli utenti: il sito di Le Monde è infatti uno di quei siti che non “obbliga” a rimuovere i software di ablocking ma si limita a consigliare di farlo (e a motivare il consiglio).
Il sito del quotidiano sportivo L’Equipe e quello di Le Parisien obbligano invece gli utenti a rimuovere i software che bloccano le pubblicità, se vogliono continuare a leggere le notizie. All’iniziativa hanno aderito anche i siti di radio e televisioni francesi e Deezer, popolare francese per ascoltare musica in streaming. Secondo i dati della società di ricerche Ipsos, quasi un utente su tre che usa internet in Francia lo fa con un software di ablocking. I dati di un recente studio di eMarketer dicono che in Italia il 38 per cento delle persone che usano internet da un pc lo fanno con un software che blocca le pubblicità. In generale è poi evidente da ogni sondaggio e ricerca di questo tipo che il numero di utenti che usano software che bloccano le pubblicità è in aumento, non solo in Italia.
I servizi di “adblocking” sono numerosi ed esistono ormai da anni: col tempo sono diventati sempre più diffusi e sempre più efficaci nel bloccare ogni tipo di pubblicità. Questo tipo di software sono stati inizialmente sviluppati da singoli programmatori o piccole startup, ma negli ultimi mesi anche le nuove versioni di alcuni browser – tra cui soprattutto Safari di Apple – si sono mostrate interessate a offrire agli utenti dei servizi propri di “adblock”.
La questione dell’uso di questi programmi si inserisce in una profonda discussione che riguarda i giornali online, i guadagni di chi li fa e le pratiche di chi li legge. Chi li usa e difende sostiene che le pubblicità online sono, oltre che fastidiose, un problema per la velocità di caricamento delle pagine e per la privacy degli utenti: molte pubblicità sono infatti “targettizzate” sugli utenti, ne “studiano” i siti visitati, gli interessi e le abitudini per presentargli delle offerte su misura. Chi si oppone ai software di “adblocking” lo fa perché ritiene che rendano impossibile la sopravvivenza dei giornali: per offrire un servizio gratuitamente (come fanno la maggior parte dei giornali online) un giornale deve generare ricavi grazie alla pubblicità, ma i guadagni pubblicitari dipendono dal numero di visualizzazioni di ogni pubblicità e se gli utenti usano programmi di “adblocking” fanno diminuire i guadagni del sito che visitano, e quindi in ultima istanza ne mettono a rischio la sopravvivenza.
Alcuni mesi fa AdBlock, uno dei più popolari software di ablocking, ha dato a chi lo usa la possibilità di aderire al programma Acceptable Ads Program in base al quale non vengono più bloccate tutte le pubblicità ma solo quelle che AdBlock ritiene fastidiose (lasciando invece visibili quelle utili, efficaci e “accettabili”).