Luciano Violante sui “vecchi del PD”
Senza fare nomi, ma alludendo a uno bello grosso
Sul Corriere della Sera di mercoledì Luciano Violante – 74 anni, ex importante leader del PD e del PCi prima, ex presidente della Camera – scrive nella pagina dei commenti un severo giudizio sui “vecchi del PD” che giudicano l’attuale rinnovamento della politica senza entrare in competizione davvero. Il riferimento, senza che Violante faccia nomi, è palesemente a una discussa e molto citata intervista di Massimo D’Alema allo stesso Corriere di due settimane fa, in cui D’Alema aveva estesamente attaccato il segretario del PD e presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Quella vecchia generazione ha avuto alcuni grandi meriti, tra questi aver portato per la prima volta la sinistra al governo. E i giovani non sono privi di colpe ma hanno il tempo dalla loro parte. Un difetto dei vecchi, in politica, è pensare a se stessi come i più scaltri e quindi insostituibili. A volte lo sono effettivamente. Ma può accadere di non accorgersi che il giovane possiede quella stessa dote in misura maggiore, unita all’energia e alla disinvoltura che in genere ai vecchi mancano. I vecchi hanno la sapienza, la capacità cioè di connettere le categorie generali all’esperienza pratica. Si tratta di doti di supporto, importanti per le scelte, ma non decisive ai fini della direzione politica. I vecchi hanno memoria e storia, ma a volte si tratta di vetri appannati, che impediscono di vedere quello che accade al di fuori. In definitiva i vecchi, quando non ricoprono specifiche responsabilità, hanno due strade: tentare la leadership attraverso una competizione vera, come i tre maggiori candidati alla Casa Bianca, o riservarsi uno spazio di riflessione e di intervento, se richiesti. Devono soprattutto evitare di riproporre se stessi. Il rischio è diventare penosi.