Gli attentati di Bruxelles cambieranno la sicurezza degli aeroporti?
Si parlerà ancora di introdurre controlli all'ingresso degli aeroporti, come si fa già in alcune parti del mondo con però diversi problemi
di Christopher Jasper, Deena Kamel e Anurag Kotoky – Bloomberg
Dopo gli attentati di martedì a Bruxelles gli aeroporti che non prevedono dei controlli di sicurezza per i viaggiatori prima dell’ingresso nella zona delle partenze potrebbero essere costretti a prendere in considerazione l’introduzione di forme di sorveglianza a ogni entrata. L’esplosione di due ordigni in una zona ad accesso libero (che in gergo aeroportuale si chiama “landside”, cioè lato terra) dell’aeroporto si Zaventem a Bruxelles ha messo di nuovo sotto esame la sicurezza delle ultime aree pubbliche degli aeroporti, le uniche a cui si può ancora accedere senza passare attraverso dei severi controlli di sicurezza.
Dagli attacchi dell’11 settembre in poi le disposizioni di sicurezza nel settore aeronautico si sono concentrate a impedire che i terroristi salissero sugli aerei, grazie a misure come le scansioni complete del corpo, i controlli alle scarpe, e il divieto di imbarcare tutta una serie di oggetti, dai liquidi ai tagliaunghie, ma queste limitazioni e controlli sono applicati solo una volta che i passeggeri hanno superato il check-in. Nella maggior parte dei terminal quindi un terrorista non avrebbe grandi difficoltà a confondersi con i viaggiatori in alcune delle zone più affollate degli aeroporti. «Gli attacchi spingeranno gli aeroporti e le compagnie aeree a rafforzare la sicurezza e a introdurre nuove procedure», ha detto Mark Martin, un consulente che lavora a Dubai nel settore aeronautico, «ci saranno delle chiusure temporanee di alcuni aeroporti e aumenteranno le misure di sicurezza per i bagagli, le merci e l’equipaggio: ogni elemento sarà messo sotto controllo adesso».
Molto dipenderà da dove i governi decideranno di tracciare il confine. Gli attacchi agli aeroporti sono rari: negli ultimi dieci anni c’è stato un solo episodio simile, nel 2011, quando 37 persone furono uccise da un attentatore suicida nella zona degli arrivi dell’aeroporto Domodedovo di Mosca. In passato il settore aeronautico si è dimostrato capace di adattarsi velocemente alle nuove minacce: a pochi mesi da un attacco sventato su alcuni voli transatlantici, le abitudine dei viaggiatori furono cambiate di colpo nel 2006, con l’imposizione del divieto immediato di trasportare liquidi oltre i controlli di sicurezza, che poi fu modificato con il limite di 100 millilitri. Anche se rendere gli aeroporti impenetrabili potrebbe essere possibile, in questo modo la minaccia si sposterebbe in altre zone pubbliche, come le stazioni ferroviarie. In realtà sta già succedendo: gli attentati a Parigi di novembre, che hanno colpito ristoranti, bar, una sala concerti e lo Stade de France, si sono dimostrati terribili tanto quanto gli attacchi con gli aerei.
Martedì l’associazione di operatori aeroportuali Airports Council International ha diffuso un comunicato in cui dice che introdurre controlli sulle persone che cercano di accedere alle zone “di terra” degli aeroporti «potrebbe creare problemi e causare nuove falle nella loro sicurezza». Secondo l’associazione queste aree oggi non sono più controllate di quanto lo siano teatri, grandi magazzini e musei. Restrizioni più severe potrebbero anche minare le ambizioni di quegli aeroporti importanti che vorrebbero affermarsi anche come mete per gli acquisti di chi non viaggia. L’aeroporto Changi di Singapore, il secondo più trafficato in Asia, è diventato un ritrovo per gli studenti, attratti dai suoi McDonald’s e Burger King, e per le famiglie locali, a cui l’aeroporto offre aree pubbliche dotate di aria condizionata, tutte accessibili senza doversi sottoporre a controlli di sicurezza.
Negli aeroporti americani le zone antistanti ai controlli di sicurezza sono già sorvegliate da software che esaminano le persone che si attardano in maniera sospetta. Un altro campanello d’allarme sono le persone che indossano troppi vestiti, che potrebbero nascondere armi o esplosivi, ha detto Richard Bloom, responsabile accademico del campus della Embry-Riddle Aeronautical University di Prescott, in Arizona. Secondo Bloom le tecniche di profiling basate sull’etnia dei viaggiatori o sui modelli dei loro viaggi precedenti hanno avuto risultati altalenanti, non migliori di quelli che si potrebbero ottenere con normali controlli a campione.
I regimi di controllo più severi negli aeroporti potrebbero portare alla diffusione di nuove misure già adottate in un numero limitato di paesi, che accolgono i passeggeri quasi sul marciapiede. In India i passeggeri devono mostrare il loro biglietto e un documento d’identità appena arrivati in aeroporto, e i bagagli vengono controllati e sigillati. I documenti sono poi nuovamente controllati al banco del check-in, a cui fa seguito un altro controllo di sicurezza in cui bisogna togliersi giacche, scarpe, telefoni, orologi, cinture e portafogli. Nella regione contesa del Kashmir e a nordest dell’India i passeggeri sono sottoposti a ulteriori controlli di sicurezza prima di imbarcarsi, che costringono i viaggiatori ad arrivare in aeroporto diverse ore prima del volo. Chi vuole salutare amici e parenti deve comprare dei particolari pass, che però non sono disponibili quando viene alzato il livello di allerta per la sicurezza. I viaggiatori inoltre non possono abbandonare il terminal una volta entrati.
Bloom crede che potrebbero essere usati i metal detector in tutto l’aeroporto, nonostante ormai molte potenziali armi non contengano più metallo e gli aspiranti terroristi siano esperti nell’essere sempre un passo avanti rispetto alle misure di sicurezza. Secondo un dipendente di un aeroporto, agli aeroporti Charles de Gaulle e Orly di Parigi – dove i controlli erano già al massimo livello dopo gli attacchi di novembre – sono stati aggiunti agenti della polizia di frontiera per pattugliare le aree pubbliche, affiancati da agenti in tenuta anti-sommossa. A seguito degli attacchi che martedì hanno ucciso almeno 31 persone nell’aeroporto di Zaventem e in una stazione della metropolitana di Bruxelles, il Dipartimento della Sicurezza Interna americano ha detto che sta monitorando la situazione, e che «non esiterà» a introdurre ulteriori misure di sicurezza se necessario. Un aumento significativo dei controlli di sicurezza probabilmente avrà delle conseguenze sui viaggi e allungherà i tempi di volo. «Nel lungo periodo la questione sono i costi della sicurezza e come i voli saranno rallentati», ha detto Rob Byde, analista della banca d’investimento Cantor Fitzgerald, «l’aumento dei controlli di sicurezza potrebbe comportare un rallentamento delle fasi di carico e scarico degli aerei, il che potrebbe rivelarsi dannoso».
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