Padri pessimi e scarsi
Tra quelli più o meno famosi della letteratura, da rileggere per la festa del papà
di Giacomo Papi – @giacomopapi
Nel mondo dei libri i padri decenti sono molto rari. C’è Geppetto in Pinocchio e Atticus Finch nel Buio oltre la siepe, anche se poi è venuto fuori che in realtà era un suprematista bianco. Quindi rimane solo Geppetto, che però sembrava più un nonno. C’è una lunga lista di padri buoni a metà, uomini che non sono cattivi, ma pigri, inadeguati, ininfluenti o immersi in un mondo in cui i figli non abitano più, troppo invecchiato per permettere la comunicazione. Alcuni esempi: Mr Bennet in Orgoglio e pregiudizio per pigrizia lascia fare la moglie, che ha molti più difetti di lui; George Darling, il padre di Wendy e dei suoi fratelli in Peter Pan, è un banchiere così occupato dalle questioni pratiche da calcolare al millesimo quanto gli costeranno i figli, ma alla fine si redime adottando i bambini sperduti; il padre di Marcel nella Recherche di Proust lavora al ministero degli Interni e non ha contatti con il figlio; il padre di Dominic Molise in Un anno terribile di John Fante è un muratore italiano emigrato in America, che non capisce il sogno del figlio di diventare un giocatore di baseball.
La predominanza del cattivo padre, nel mondo dei libri e delle storie, è schiacciante e ha origini antichissime che affondano nel mito e nelle fiabe: da Crono che divora i suoi figli fino alla schiera dei padri delle fiabe, succubi di matrigne perfide e invidiose della bellezza delle figlie, che chinano la testa davanti ai loro soprusi come in Cenerentola e Biancaneve o addirittura accettano di abbandonarli nel bosco come in Hansel e Gretel perché non hanno niente da dargli da mangiare. Una cosa grave, che non si fa. Oppure Abramo, pronto a sgozzare il figlio Isacco solo perché in testa sente una Voce che glielo ordina, che se uno lo facesse oggi sarebbe giustamente arrestato.
Anche quando sono buoni d’animo – come Giuseppe, il padre di Gesù – i padri appaiono figure sbiadite e impotenti. Nei Vangeli, il padre reale arretra nell’ombra di fronte all’onnipresenza invadente ma invisibile del Padre ideale: nessuno ricorda il nome dei padri di Giuseppe e Maria. La figura dell’eroe prescinde quasi sempre dall’esistenza di un padre, anzi ne pretende l’assenza: nessuno sa bene chi è il padre di Philip Marlowe, Holden Caulfield, D’Artagnan o Jim Hawkins, il protagonista dell’Isola del Tesoro di Stevenson. Il padre ideale, se c’è non c’è, perché deve essere sognato e rimpianto. Per compiere grandi imprese in letteratura è necessaria l’assenza di un legame con la figura paterna che indebolisce e frena – invece che rafforzare – chi è venuto al mondo.
Per la festa del papà – che cade il 19 marzo ed è la data più dimenticata dell’anno – abbiamo selezionato una serie di padri cattivi, inetti, violenti, stupidi, tiranni, comunque inadeguati, anche malgrado le loro buone intenzioni. Una galleria – attenzione: spoiler – che serve a individuare i difetti più comuni, sapendo che i pessimi padri della letteratura sono così tanti che molti mancano all’appello e che, comunque, essere un buon padre è un bel casino.