Un nuovo debole accordo sui migranti
È stato approvato dai paesi europei e dalla Turchia: prevede diverse concessioni alla Turchia, che si è impegnata a limitare nuovi flussi verso l'Europa
L’Unione Europea ha trovato un accordo di massima con la Turchia per un nuovo piano di gestione dei profughi e rifugiati. L’accordo di massima era stato trovato nella notte fra giovedì e venerdì, e secondo i capi di stato di Finlandia e Repubblica Ceca è stato ufficialmente approvato nel primo pomeriggio di venerdì. Non è ancora chiaro se ci siano state delle modifiche dalla bozza approvata ieri notte e il piano ufficializzato poco fa.
L’idea di una diversa gestione dell’emergenza migranti era nata dai paesi europei che si erano detti non più disponibili a ricevere e accogliere un tale numero di richiedenti asilo; e si era resa ancora più necessaria dopo la decisione di alcuni paesi balcanici di chiudere la cosiddetta “rotta balcanica”, la via usata dai migranti che dalla Grecia risaliva fino ad arrivare in Germania e nel nord Europa. L’accordo trovato questa notte ha però diversi problemi, soprattutto di tipo legale, ed è stato osteggiato da Cipro, il cui governo si è detto contrario e certe concessioni che l’accordo prevede nei confronti della Turchia.
In sintesi l’accordo di ieri notte prevede che tutti i richiedenti asilo che arrivano sulle coste greche dalla Turchia vengano registrati e rimandati in territorio turco. Il piano prevede anche il ricollocamento nella UE dei siriani che vivono già in Turchia (si parla di circa 2,7 milioni di persone, la maggior parte delle quali vive in campi profughi): per ciascun richiedente asilo arrivato in Grecia dalla Turchia e rimandato indietro, la UE sarà obbligata ad accogliere in uno dei suoi paesi un cittadino siriano che si trova già in Turchia. Uno degli obiettivi principali del piano è dissuadere i migranti dall’attraversare il Mar Egeo e combattere il business messo in piedi dai contrabbandieri che si arricchiscono offrendo soluzioni illegali di trasferimento. In cambio, la UE offrirà alla Turchia altri aiuti finanziari e l’accesso all’area Schengen per i suoi cittadini (quindi i cittadini turchi potranno entrare e spostarsi senza visto nei paesi che fanno parte dell’area Schengen).
Il piano ha diversi problemi, hanno scritto giornalisti e analisti. Anzitutto problemi legali: il più significativo sembra essere il fatto che la Turchia non ha adottato pienamente la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, un trattato delle Nazioni Unite firmato nel 1951 che tra le altre definisce i diritti delle persone che hanno ottenuto asilo e le responsabilità dei paesi che ne garantiscono la permanenza. Prima di implementare l’accordo, il governo turco sarà obbligato a cambiare le sue leggi, perché in caso contrario le espulsioni di massa fatte dalla Grecia sarebbero una violazione del trattato stesso (la Grecia, a differenza della Turchia, ha firmato e ratificato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e questo la costringe a rispettare regole molto rigide).
Un altro grosso problema del piano perfezionato questa notte riguarda la posizione della Repubblica di Cipro, il governo che controlla la parte occidentale dell’isola di Cipro e che è membro della UE. L’isola di Cipro è in una situazione molto particolare dal 1974, quando l’esercito turco invase l’isola come ritorsione al colpo di stato che instaurò il cosiddetto “regime dei colonnelli in Grecia” (l’intera storia è spiegata qui). Oggi nella parte orientale dell’isola di Cipro c’è la Repubblica Turca di Cipro Nord, uno stato autoproclamato indipendente e riconosciuto solamente dalla Turchia. A causa di questa situazione, il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, ha messo in guardia gli altri paesi della UE dicendo che potrebbe far saltare l’accordo. Anastasiades ha detto che non accetterà che vengano ripresi i colloqui riguardanti una progressiva inclusione della Turchia nella UE, almeno fino a che la Turchia non aprirà i suoi porti ed aeroporti ai beni ciprioti.
Ci sono anche molti dubbi su come sarà possibile gestire il flusso di migranti arrivati in Grecia e i successivi rimpatri in Turchia. In teoria il piano prevede che la UE mandi in Grecia centinaia di funzionari che si occupano di richieste di asilo, per verificare che tutto il processo vada liscio. Ma come ha detto anche la cancelliera tedesca Angela Merkel – una delle più convinte sostenitrici del piano – a essere responsabile alla fine sarà la Grecia. Diversi funzionari coinvolti nei negoziati, ha scritto Politico, hanno sottolineato come sia poco realistico aspettarsi che un paese nel mezzo di una depressione economica possa riuscire a gestire una crisi così grande.
L’accordo sembra poter essere indebolito anche da alcuni paesi europei che hanno già messo le mani avanti. Per esempio il primo ministro britannico David Cameron ha detto di sostenere il piano ma ha aggiunto che lo “status speciale” del Regno Unito nella UE non dovrà costringere il suo paese ad accettare l’entrata di cittadini turchi senza visto e nemmeno accogliere nuovi migranti oltre ai 20mila che il governo aveva già promesso di far entrare nel suo territorio nei prossimi cinque anni. Cameron ha anche proposto che la UE rafforzi i controlli al largo delle coste libiche, costringendo le barche dirette in Europa a fare marcia indietro (un approccio simile a quello adottato dall’Australia, e molto criticato).