Da dove viene metà delle cose che diciamo
Vabbè, metà è esagerato: ma nell'ultimo mezzo secolo alcune citazioni da film comici sono diventate per il linguaggio quello che una volta erano i proverbi
Lunedì è morto a 89 anni Riccardo Garrone, attore di quelli il cui nome non è notissimo malgrado i cento film interpretati, ma quando se ne vede la foto torna improvvisamente molto familiare: e ancora di più quando se ne rivedono spezzoni in video. Quello più celebre, tra le generazioni nate nell’ultimo mezzo secolo, è quello della scena di “Vacanze di Natale” con il commento liberatorio sul Natale stesso, entrato nel repertorio più frequente delle citazioni nazionali (soprattutto nel periodo delle feste).
Riccardo Garrone, Vacanze di Natale
Quello di battute come questa è un repertorio particolarissimo del più ampio catalogo delle citazioni famose del cinema italiano. Sono quelle frasi o scene di un film che da allora in poi sono diventate parte della conversazione alla stregua di proverbi, frasi fatte, modi di dire, citazioni più dotte: perché si attagliano a situazioni e occasioni quotidiane e inestinguibili. Si saldano, insomma, una scena memorabile e che si attacca al pubblico, insieme a un contesto tipico e spesso condiviso.
Il risultato è che battute come questa finiscono per essere ripetute e ripetute senza passare più di moda, spesso perdendo persino il ricordo della loro fonte originaria, e spesso quasi come un tic linguistico che esce di bocca alla minima evocazione del suo contesto o di qualcosa che le richiami. E quasi sempre risalgono a un film o a una scena comica, perché la loro capacità di alleggerimento e ammiccamento umoristico è un fattore rilevante della loro permanenza.
Provando a raccogliere quelle più celebri e condivise, la prima cosa di cui ci siamo accorti è che ci sono alcuni grandi autori che hanno contribuito in quote considerevoli a questo repertorio: su tutti, Nanni Moretti, Paolo Villaggio, Alberto Sordi, Massimo Troisi, Carlo Verdone, Totò, Diego Abatantuono, ma anche Mario Brega e Guido Nicheli, tra i meno celebri.
Nanni Moretti, Bianca
Mario Brega, Bianco, rosso e verdone
La seconda cosa che si nota è che la maggior parte di questa antologia proviene dalla fine degli anni Settanta e dagli anni Ottanta, come se in quel periodo tutto un genere comico prima trattato come intrattenimento popolare di seconda qualità rispetto ad altre forme “letterarie” fosse stato sdoganato a genere culturale prevalente, come sancito nell’altra leggendaria frase di Paolo Villaggio sulla “corazzata Kotiomkin”, del 1976. È come, insomma, se in quel periodo lì avessimo convenuto che si poteva parlare per battute dei film, e dei film comici in particolare, e avessimo costruito immediatamente un primo fondo del frasario.
Fabrizio Bentivoglio, Marrakech Express
Massimo Troisi, Non ci resta che piangere
Cristina Manni, Ecce bombo
Carlo Verdone, Bianco, rosso e verdone
Ugo Tognazzi, Amici miei
Totò, 47 morto che parla
Angelo Infanti, Borotalco
Aldo Baglio, Tre uomini e una gamba
Guido Nicheli, Vacanze di Natale
(questa raccolta è frutto di alcuni giorni di ricerche, confronti, consultazioni, tra generazioni diverse: abbiamo scartato le citazioni non sufficientemente condivise come quelle che sono solo una memoria radicata e divertente senza però avere applicazione e citazione nelle occasioni quotidiane. E ci siamo limitati, per misura, a una citazione sola per personaggio. Ma sono benvenute integrazioni che soddisfino questi criteri)