E chi è John Kasich?
Da dove viene e cosa pensa l'unica persona-normale rimasta in corsa alle primarie dei Repubblicani, che stanotte ha ottenuto una gran vittoria (e può ancora battere Trump?)
Martedì 15 marzo negli Stati Uniti si sono tenute le primarie del Partito Repubblicano – oltre a quelle dei Democratici, certo – in Florida, Illinois, Missouri, North Carolina e Ohio. Nei primi quattro stati ha vinto l’imprenditore Donald Trump, grande favorito per la vittoria della nomination, mentre in Ohio ha vinto un altro candidato di cui fin qui si è parlato pochissimo, e che dell’Ohio è apprezzato governatore: John Kasich. Marco Rubio, senatore della Florida, si è ritirato stanotte dopo aver perso nel suo stato di casa. Oltre a Trump, sono quindi rimasti in corsa solo Kasich e Ted Cruz, senatore del Texas. Rubio e Kasich erano considerati i due candidati “istituzionali” rimasti – Cruz è persino più radicale di Trump – e Kasich è anche di gran lunga il più moderato e centrista. In un’annata caratterizzata da politici particolarmente estremisti, Kasich è descritto da molti osservatori come una-persona-normale. E ha ottenuto, tra gli altri, l’endorsement del New York Times.
John Kasich ha 63 anni ed è nato a McKees Rocks, in Pennsylvania. L’Ohio è il primo stato che vince in queste primarie: finora era andato piuttosto male, riuscendo ad arrivare secondo soltanto in New Hampshire, in Massachusetts e in Vermont, tre stati piccoli, con moltissimi abitanti bianchi e una solida tradizione di sinistra. La vittoria in Ohio rilancerà la sua candidatura almeno per qualche settimana, ma i pochi delegati accumulati fin qui rendono le sue possibilità di vincere la nomination bassissime, per non dire quasi nulle. Ma ci arriviamo.
Da dove viene John Kasich
Il nonno di Kasich era un minatore che morì di antracosi, una malattia polmonare, mentre entrambi i suoi genitori lavoravano nel servizio postale americano: suo padre come postino, sua madre come impiegata. Il padre e la madre di Kasich avevano rispettivamente origini ceche e croate – erano entrambi figli di immigrati – ed erano Democratici: morirono entrambi in un incidente stradale nel 1987, a causa di un guidatore ubriaco. Kasich – si pronuncia keisik – ricevette un’educazione cattolicadai suoi genitori (oggi frequenta una chiesa anglicana) e a dieci anni diventò chierichetto: quando il sacerdote gli chiese di fare un discorso ai parrocchiani, scoprì di avere una passione e un talento nel parlare in pubblico (fu soprannominato “il Papa”). Capì di avere idee conservatrici da adolescente, quando – racconta – si convinse che le grandi istituzioni governative finissero per opprimere la gente e i loro desideri, invece che facilitarli.
Nel 1970 si iscrisse alla Ohio State University, e da subito si mostrò ambizioso e interessato alla carriera politica: riuscì a convincere la segretaria del presidente dell’università a concedergli un appuntamento, e quando seppe che stava per andare a Washington a incontrare Richard Nixon, gli consegnò una lettera in cui si proponeva come consulente all’allora presidente degli Stati Uniti. Nixon in quel periodo stava cercando di guadagnare popolarità tra i giovani, e invitò Kasich – che allora aveva 18 anni – ad andarlo a trovare alla Casa Bianca. Parlò con Nixon per una ventina di minuti nello Studio Ovale: in tutti i suoi 18 anni al Congresso messi insieme non avrebbe più passato tutto quel tempo nell’ufficio del presidente, racconterà in seguito.
A 24 anni si candidò per il Senato locale dell’Ohio, dedicando alla sua campagna elettorale tutto il tempo a sua disposizione e finendo così col far fallire il suo primo matrimonio (Kasich divorziò qualche anno dopo e si risposò nel 1997: oggi ha due figlie di sedici anni). Fu eletto, però, e fin da allora si distinse come Repubblicano atipico, spesso in contrasto con il suo partito: per esempio si rifiutò di votare a favore di una tassazione sugli immobili proposta dal governatore Repubblicano, o di accettare un aumento dello stipendio dopo che i suoi colleghi avevano votato un’apposita legge. Nel 1982 si candidò per il Congresso degli Stati Uniti. Era l’anno delle elezioni di metà mandato dopo l’elezione di Ronald Reagan, che furono un disastro per i Repubblicani: Kasich fu l’unico del suo partito a vincere battendo nel suo collegio un deputato Democratico uscente. Anche a Washington Kasich si fece conoscere per la sua caparbietà e la sua indipendenza, considerata da alcuni al limite della testardaggine. Tra le altre cose, Kasich votò a favore di una proposta di legge che limitava l’uso delle armi da fuoco – un’eresia per i Repubblicani – e insieme a un deputato Democratico della California cercò di far approvare la dismissione dei bombardieri da guerra B-2, considerandoli inutili (riuscì a far scendere la produzione da 132 a 20).
Nel 1999, a 47 anni, Kasich si candidò alla presidenza degli Stati Uniti, presentandosi come candidato giovane e “faccia nuova”. Basò la sua campagna elettorale su una sorta di “conservatorismo compassionevole”, promettendo di trasformare il Partito Repubblicano in un partito a favore dei più deboli. Quando però annunciò la sua candidatura George W. Bush, figlio di George H. W. Bush, divenne evidente che Kasich non aveva speranze: si ritirò e diede il suo sostegno a Bush. Si parlò di lui come un possibile vice-presidente o ministro ma venne scartato: forse anche perché uno dei principali sostenitori dei bombardieri B-2 era stato Dick Cheney, vice-presidente di Bush. Dopo le elezioni del 2000, Kasich si ritirò per qualche anno dalla politica: condusse programmi di approfondimento su Fox News e lavorò per Lehman Brothers, prima che la banca fallisse nel 2008. Nel 2010 si candidò a governatore dell’Ohio contro Ted Strickland, governatore Democratico in carica: fu un anno ottimo per i Repubblicani e Kasich vinse, seppur di poco. L’Ohio è uno degli stati più rappresentativi degli Stati Uniti – un detto popolare recita “as Ohio goes, so goes the nation” – e alle elezioni presidenziali è sempre uno di quelli “in bilico”, e che quindi finiscono per decidere il vincitore. Dopo essere stato largamente rieletto nel 2014, Kasich nell’estate del 2015 ha annunciato la sua candidatura a presidente degli Stati Uniti.
John Kasich quando annunciò il suo endorsement per George W. Bush alle elezioni del 2000. (WILLIAM PHILPOTT/AFP/Getty Images)
Come la pensa?
Nel 2013 Kasich è stato uno dei primi governatori ad accettare nel suo stato le modifiche ai programmi di assistenza sanitaria introdotte dalla riforma di Obama (conosciuta come Obamacare), che coprivano le famiglie con basso reddito e che per una decisione della Corte Suprema potevano essere rifiutate dai singoli stati (come hanno deciso di fare quasi tutti i governatori Repubblicani). Da governatore, Kasich ha anche adottato politiche di assistenza economica per i più poveri. Al proposito ha spiegato: «Quando morirai e incontrerai San Pietro, probabilmente non ti chiederà molto su quello che hai fatto per limitare le dimensioni del governo: ma ti chiederà che cosa hai fatto per i poveri». Kasich è poi uno dei pochi Repubblicani che ha ammesso l’esistenza e il pericolo del surriscaldamento globale, dicendosi contrario al controllo delle emissioni da parte del governo ma favorevole a un impegno delle aziende per controllarle. Anche sulle questioni di giustizia è più moderato di molti altri Repubblicani: se Donald Trump si è detto praticamente a favore della tortura, Kasich da governatore dell’Ohio ha lavorato per il reinserimento degli ex detenuti nel mondo del lavoro e si è detto contrario a pene troppo severe per i reati non violenti. Sull’immigrazione Kasich sostiene che agli immigrati senza documenti debba essere concesso di rimanere legalmente negli Stati Uniti – senza però concedere loro la cittadinanza, o almeno non subito.
Almeno all’inizio della sua carriera politica, Kasich non è stato davvero un moderato, ma piuttosto un conservatore “duro e puro”. Il fatto che oggi sia visto come il candidato più progressista tra i Repubblicani è dovuto all’ammorbidimento e al cambiamento di alcune sue posizioni ma soprattutto al netto spostamento a destra che il partito ha avuto negli ultimi anni. Durante il primo dibattito Repubblicano andato in onda la scorsa estate su Fox News, Kasich è stato poi l’unico candidato a dirsi favorevole ai matrimoni gay. È un oppositore dell’aborto, e da governatore firmò una legge che proibì la maggior parte delle interruzioni di gravidanza dopo le 20 settimane (e ha anche tagliato i fondi a Planned Parenthood, la società di cliniche private che riceve fondi pubblici e fornisce vari servizi sanitari alle donne, tra cui le interruzioni di gravidanza).
Dopo l’accordo sul nucleare iraniano, Kasich disse tramite un portavoce di essere preoccupato, ed è sempre stato molto filo-israeliano. Parlando dell’ISIS non ha escluso che gli Stati Uniti lo combattano anche con truppe di terra. All’inizio degli anni Duemila sostenne la guerra in Iraq, ma ha detto recentemente che col senno di poi è stata un errore. È in generale contrario alla legalizzazione della marijuana, ma ha lasciato intendere che è un diritto dei singoli stati decidere come regolare la materia. Tra le promesse che ha fatto in campagna elettorale, la più bizzarra è stata riunire i Pink Floyd in caso diventi presidente. Kasich è molto appassionato di musica rock: nel 1991 venne cacciato da un concerto dei Grateful Dead dopo che cercò di salire sul palco con la band esibendo il pass per il backstage.
Ma può ancora vincere?
Dopo le primarie di martedì 15 marzo, Trump ha 621 delegati, Cruz 395, Rubio 168 e Kasich 138. È stata la vittoria in Ohio a rimettere Kasich in corsa: dato che è uno stato molto popoloso e influente, assegna 66 candidati assegnati con il metodo maggioritario (e Kasich, avendo vinto, se li è presi tutti). Per Kasich è sostanzialmente impossibile recuperare lo svantaggio che lo separa da Trump e arrivare alla convention con la maggioranza dei delegati: dovrebbe vincere praticamente in tutti gli stati in cui si deve ancora votare. Qualcuno sta però cominciando a immaginare cosa potrebbe succedere se Kasich dovesse guadagnare forza e diminuire progressivamente il suo svantaggio, impedendo così a Trump (o a Cruz) di vincere la maggioranza assoluta dei delegati: si arriverebbe così a una brokered convention, una convention (che da quando le primarie funzionano come funzionano ora, cioè dagli anni Settanta, non si è mai verificata) nella quale nessun candidato parte con la maggioranza assoluta dei delegati.
Al primo scrutinio i candidati sono obbligati a votare per il candidato con cui sono stati eletti, anche se quello si è ritirato (alcuni stati permettono ai loro delegati di votare la persona a cui eventualmente il loro candidato ha dato sostegno formale). Dal secondo scrutinio in poi, progressivamente i delegati possono votare per chi vogliono, anche qualcuno che non era candidato alle primarie: di fatto si riapre tutto, e cominciano grandi trattative e mercanteggiamenti. Per questo motivo dopo le elezioni di martedì alcuni siti americani come Vox e Quartz hanno definito Kasich “l’ultima speranza dei Repubblicani per non nominare Trump”. Altri però hanno fatto notare come la vittoria di Kasich in Ohio possa finire per favorire Trump, sparpagliando su due candidati (lui e Cruz) tutti i voti degli anti-Trump. Finora Kasich ha avuto l’endorsement di importanti e rispettati politici repubblicani, da Mitt Romney ad Arnold Schwarzenegger, ed è probabile che con Rubio fuori dai giochi ne arriveranno sempre di più.