L’embargo americano contro i libri usciti a Cuba sta per finire?
Gli editori cubani non possono venderli negli Stati Uniti e viceversa, ma il danno principale delle restrizioni è la scarsità di carta, che impone tirature ridotte
Numerosi esponenti dell’industria editoriale americana – editori, distributori, agenti letterari, autori, librai indipendenti – hanno firmato una petizione, pubblicata il 14 marzo nella versione cartacea della rivista Publishers Weekly, per chiedere al presidente Barack Obama e al Congresso americano di togliere l’embargo dai libri e dai materiali educativi prodotti a Cuba. La richiesta è stata sottoscritta da un gruppo di 40 professionisti del settore che dall’11 al 21 febbraio 2016 sono stati all’Avana per partecipare alla Fiera del Libro cubana: in due giorni di incontri i delegati statunitensi hanno parlato con i rappresentanti dell’Istituto del Libro cubano, del Ministero della Cultura, dell’Associazione degli scrittori cubani, oltre che con autori, editori e studiosi.
Tra i firmatari ci sono i grandi gruppi editoriali Penguin Random House, Hachette e Simon & Schuster, l’Associazione dei Librai Americani e la Authors Guild, la più importante associazione di autori degli Stati Uniti. Nella petizione si legge che l’embargo sui libri è contrario alla libertà d’espresssione. Nel gennaio del 2015 l’amministrazione Obama ha eliminato alcune restrizioni agli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e Cuba, ma i provvedimenti presi da allora non riguardano il settore editoriale. Infatti, spiega un articolo del Wall Street Journal, le nuove regole consentono di importare solo materiale informativo.
L’embargo impedisce agli editori cubani (in tutto 45 e di proprietà dello stato) di vendere i loro libri negli Stati Uniti e alle case editrici statunitensi di proporre i loro titoli sul mercato di Cuba, ma in realtà la petizione è più un gesto simbolico che una vera protesta. Steven Zacharius, amministratore delegato della casa editrice indipendente Kensington Publishing, ha detto al Wall Street Journal di aver firmato la petizione più che altro perché si tratta della “cosa giusta da fare” dal punto di vista culturale, visto che Cuba non sarebbe un mercato particolarmente grande per i libri americani. Inoltre le edizioni internazionali sono sempre arrivate in un modo o nell’altro a Cuba, e vengono vendute ad esempio nella libreria di plaza de Armas, a L’Avana.
Le difficoltà dell’editoria cubana dipendono soprattutto dalla scarsità di carta sull’isola, dovuta sempre all’embargo. Il traduttore, giornalista, editore ed esperto di letteratura cubana Marco Tropea ha spiegato al Post che per gli autori cubani è come se l’embargo non fosse mai esistito perché da sempre si sono rivolti direttamente a editori stranieri, anche statunitensi, per essere pubblicati all’estero. A Cuba, a causa della scarsità della carta, i libri di solito vengono stampati con una tiratura massima di 5.000 copie e vengono esauriti in pochi giorni; poi non ci sono ristampe perché la politica degli editori è pubblicare il maggior numero di autori cubani senza privilegiare quelli che vendono di più e piacciono di più ai lettori. La scarsità di carta è anche la ragione principale per cui non vengono pubblicate opere di autori stranieri. Le bancarelle dei libri usati (come quelle che si trovano sempre in plaza de Armas) sono invece molto frequentate, perché sono i principali rivenditori di libri cubani.
Un altro problema dell’editoria cubana è riguarda la censura. Alcuni scrittori, come ad esempio Leonardo Padura Fuentes (noto soprattutto per la serie di gialli con protagonista l’investigatore Mario Conde, la cui prima avventura s’intitola Passato remoto ed è pubblicato in Italia da Bompiani), hanno pubblicato versioni modificate dei loro libri a Cuba, in versione originale all’estero. Anche da questo punto di vista la situazione potrebbe migliorare in futuro: alla scorsa Fiera del Libro cubano è stato presentato per la prima volta 1984 di George Orwell, di cui è stata finalmente autorizzata la stampa, anche se ne erano sempre circolate delle copie sottobanco.
C’è anche una petizione che possono firmare i singoli cittadini statunitensi, e che finora ha raccolto circa 92mila firme: se si raggiungeranno le 100mila firme la Casa Bianca sarà obbligata a dare una risposta in merito. Il 20 marzo Obama sarà a Cuba per la prima visita di un presidente americano dal 1928. Reuters dice – citando sue fonti del Congresso – che il 17 marzo verranno annunciate ulteriori alleggerimenti delle restrizioni al commercio con Cuba.