La lettera scritta da Walt Whitman al posto di un soldato analfabeta
È stata scoperta da poco ma potrebbero essercene molte altre in giro: il grande poeta americano aiutava spesso i feriti di guerra a mandare notizie a casa
di Michael E. Ruane – Washington Post
Il soldato Robert N. Jabo dell’ottavo reggimento della fanteria del New Hampshire stava morendo di tubercolosi all’Harewood Hospital di Washington e doveva scrivere alla sua famiglia. La guerra civile americana era finita da mesi e la maggior parte dei soldati era tornata a casa. La moglie si Jabo e i loro sei figli si stavano di sicuro chiedendo dove fosse, ma Jabo era malato e analfabeta. Così un allegro uomo barbuto che faceva regolarmente visita ai soldati ricoverati nell’ospedale si offrì di scrivere una lettera al suo posto. «Cara moglie», iniziava la lettera, «mi devi scusare per non averti scritto… sono stato malato». Nella lettera veniva specificato che a scrivere era stato «un amico che ora siede al mio fianco». Nel post scriptum l’amico dichiarava la sua identità: «Walt Whitman». La rara “lettera del soldato” di Whitman, una delle tre di cui è nota l’esistenza, è stata scoperta il mese scorso da un volontario degli Archivi Nazionali, che fa parte di un gruppo che sta lavorando alla digitalizzazione dei fascicoli sulle pensioni di reversibilità alle vedove della guerra civile americana, che saranno poi pubblicati online. «Non avremmo potuto fare una scoperta più importante, dal mio punto di vista», ha detto Jackie Budell, un’archivista che supervisiona il progetto, «è semplicemente incredibile. Probabilmente non troveremo un’altra lettera come questa per un bel po’».
Walt Whitman era un famoso poeta, giornalista e saggista americano; era già nota la sua abitudine di fare un giro negli ospedali nella zona di Washington DC, dove distribuiva spuntini e soldi. Whitman si sedeva anche di fianco a soldati feriti o in punto di morte e scriveva lettere per loro. «Lo faccio spesso, e ovviamente scrivo lettere di ogni tipo, comprese lettere d’amore», scrisse Whitman al New York Times nel 1864. «Molti soldati malati e feriti non scrivono da moltissimo tempo ai loro genitori, ai loro fratelli, alle loro sorelle, e nemmeno alle loro mogli», scrisse Whitman, «Alcuni di loro non sanno scrivere bene, altri non hanno la carta, molti temono di far preoccupare i loro familiari a casa: le loro storie sono davvero tristi da raccontare. Incoraggio sempre gli uomini a scrivere, e sono sempre pronto a scrivere per loro». Dopo 150 anni sono riemersi solo pochi esemplari di quelle lettere.
Il pomeriggio del 3 febbraio però la volontaria Catherine Cusack Wilson ne ha trovata una. Wilson, una bibliotecaria di Falls Church in Virginia, stava smistando e classificando i fascicoli sulle pensioni di guerra in una stanza nella sede degli Archivi a Washington DC, e a un certo punto ha tirato fuori da una grande busta marrone il fascicolo di Jabo. Wilson doveva esaminare i documenti per verificare che non fossero stato archiviati in modo sbagliato, o che non fossero danneggiati e avessero bisogno di essere restaurati. I fascicoli spesso contengono le lettere dei soldati alle loro famiglie, che Wilson adora leggere. Spesso i soldati scrivevano per dire che stavano mandando dei soldi a casa o per descrivere la vita negli accampamenti militari. «Lo trovo affascinante», ha raccontato Wilson.
Il mese scorso mentre stava passando in rassegna alcuni fascicoli Wilson ha trovato la lettera di Whitman e ha iniziato a leggerla: «Non ti aspetti mai niente, ma in realtà non vedi l’ora di trovare qualcosa», ha raccontato. La lettera era scritta su entrambi i lati su un foglio di semplice carta a righe, che probabilmente apparteneva a Whitman. La calligrafia a penna era pulita e leggibile. Probabilmente la lettera fu scritta il 21 gennaio 1866. «Sono stato congedato dal servizio ma al momento non sto abbastanza bene per tornare a casa», si legge sul fronte della lettera, «ho un’infezione ai polmoni. Spero che proverai a rispondermi non appena riceverai la lettera e che mi racconterai come state tutti». La lettera si concludeva girando la pagina: «Con tutto il mio amore, devo chiudere ora, il tuo affezionato marito». E due righe più sotto: «Scritta da Walt Whitman, un amico».
«Guarda un po’ cosa ho trovato», esclamò Wilson, prima di girare la lettera a Budell, che inizialmente si dimostrò abbastanza cauta: «Parte del mio lavoro è autenticare scoperte come questa». Budell contattò David S. Ferriero, che dirige gli Archivi Nazionali. Ferriero è un grande appassionato di Whitman e a sua volta scrisse delle lettere per i marine feriti durante il suo servizio negli ospedali per conto della marina all’epoca della guerra del Vietnam. Ferriero inviò una scansione della lettera a Kenneth M. Price, uno studioso di Whitman della University of Nebraska, che co-dirige il Walt Whitman Archive, è un esperto della calligrafia di Whitman e riconobbe il modo unico di Whitman di scrivere le lettere “x”, “d” e “i”, e la frequenza con cui usava il segno “+” al posto della congiunzione “e”. Anche la firma di Whitman alla fine della lettera ricorda il suo modo di firmare. Infine, il fatto che lettera sia stata scoperta negli Archivi, e non sul mercato, rende «la possibilità che sia stata falsificata estremamente improbabile», ha detto Price, confermandone l’autenticità. Ora la lettera sarà conservata in una camera blindata degli Archivi Nazionali insieme ad altri documenti di valore.
Jabo era un soldato franco-canadese che viveva nella contea di Clinton nello stato di New York, al confine con il Canada, ha raccontato Budell. Aveva circa quarant’anni e sembra che il suo vero nome fosse Robert Narcisse Gibeau. In alcuni casi però il suo cognome è scritto come “Gebo”, e Whitman firmando la lettera usa il nome di battesimo Nelson. Jabo si arruolò nel 96esimo reggimento della fanteria di New York ma fu congedato dopo un anno per invalidità. Trascorse diversi mesi a casa prima di entrare nell’ottavo reggimento del New Hampshire, ricevendo probabilmente 300 dollari per prendere il posto di un altro soldato. «Era un uomo con sei figli che aveva chiaramente bisogno di soldi», ha detto Budell. Secondo il suo fascicolo Jabo si ammalò e girò diversi ospedali per colpa di problemi alla schiena, febbre tifoide, diarrea e bronchite. Fu congedato dall’esercito nell’ottobre del 1865, sette mesi dopo la fine della guerra, ma era troppo malato per tornare a casa. Budell ha raccontato che probabilmente Jabo era analfabeta, dal momento che firmò altri documenti con una “X”: «Jabo trascose il suo periodo a Washington in ospedale», ha aggiunto, «E di sicuro sua moglie si stava ancora chiedendo che cosa gli fosse successo. Walt è stato di grande aiuto offrendosi di scriverle al suo posto». Probabilmente Jabo non sapeva bene cosa scrivere e forse Whitman lo aiutò a esprimere i suoi pensieri, scrivendo per esempio: «Spero che la volontà di Dio ci faccia rincontrare».
La lettera è probabilmente finita nel fascicolo per la pensione di Jabo perché era necessario provare che la sua malattia fosse collegata al servizio militare così che la moglie potesse ricevere la pensione di reversibilità. Una lettera simile scritta da Whitman si trova nella biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, una terza è di proprietà di un privato. Secondo Budell la scoperta di Wilson indicherebbe che nei due milioni di fascicoli sulle pensioni della guerra civile – che non sono mai stati esaminati completamente – ci potrebbero essere molti altri documenti come questo. Il 19 dicembre 1866 – 11 mesi dopo il giorno in cui Whitman si sedette al suo fianco – Jabo morì solo e senza soldi al Providence Hospital di Washington, dove era stato trasferito come caso da affidare ai servizi sociali. Sette anni dopo aver fatto richiesta, sua moglie ricevette la pensione di reversibilità: circa 12 dollari al mese.
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