La Hoepli è la più bella libreria del mondo, forse
È tra le quattro finaliste del concorso Bookstore of the Year di Londra, ma soprattutto un pezzo importante della storia di Milano, dove fu aperta 146 anni fa
La libreria Hoepli di via Hoepli 5 a Milano è una delle quattro librerie finaliste del concorso The Bookstore of the Year, un nuovo premio della Fiera del libro di Londra. Le altre tre finaliste sono le librerie Readings Carlton di Melbourne in Australia, fondata nel 1969, Rahva Raamat di Tallinn in Estonia, che esiste dal 2004, e la Sanlian Bookhouse a Qinxian in Cina, su cui le notizie online, invece, sono piuttosto scarse. Il vincitore sarà proclamato il 12 aprile, primo giorno della fiera che si concluderà il 14. Dice Ulrico Hoepli, 80 anni, pronipote ed erede del fondatore, Johann Ulrich: «Ci abbiamo messo 150 anni per arrivare fin qui, chissà dove arriveremo nei prossimi 150!»
La libreria Hoepli è su sei piani, occupa duemila metri quadrati, ha 500 mila libri e 50 librai ed è una delle più grandi d’Europa. La sua storia è interessante perché si interseca con quella di Milano, la città dove è nata 146 anni fa, non solo perché a Milano nel 1930 Hoepli donò il Planetario, ma anche per una certa attitudine tecnico-pragmatica, molto concreta, di stampo svizzero lombardo, che si manifesta anche nella linea editoriale della casa editrice, specializzata fin dalle origini in manuali, guide e libri tecnici, che pubblica 100 novità all’anno più 50 di scolastica, e ha un forte settore di e-commerce.
Dice Ulrico Hoepli: «Noi siamo commercianti di libri. Mio nonno, mio zio e mio padre non dicevano mai la casa editrice, dicevano la ditta, e non dicevano libreria, ma negozio. Quindi per me il libro è una cosa molto bella che noi costruiamo e vendiamo da più di cent’anni. Ma io non sono un intellettuale». Se gli chiedi se il libro è una merce come le altre, risponde: «Bè, no, lo vedo anche io che è diverso. Un tempo c’era l’espressione “Book is different”. Lo apri, lo giri, ci puoi stare su ore, e ti entra nella testa. Ha un lungo consumo e poi entrerà nel catalogo. È un modo fantastico per fare vivere la memoria». La storia della libreria e della casa editrice – ancora gestite dalla famiglia Hoepli – è interessante anche perché racconta com’era fare il libraio, e quanto ci si poteva guadagnare, quando i libri erano ancora una cosa nuova e preziosa.
Johann Ulrich Höpli era nato nel 1847 a Tuttwil, un paesino della Turgovia, in Svizzera, figlio di un coltivatore di mele. A 15 anni cominciò a lavorare in una libreria, prima a Zurigo come garzone, poi a Magonza, Trieste, Breslavia e a Il Cairo, dove viene incaricato di riordinare la biblioteca del viceré dell’Egitto. A 23 anni il 7 dicembre 1870 – giorno di Sant’Ambrogio – Hoepli arriva a Milano per comprare una piccola libreria in galleria De Cristoforis a Milano, il primo passage italiano. La paga 16 mila lire. Nel 1871 esce il primo libro, Primi elementi di lingua francese di C.S. Martin, cui segue nel 1875 il Manuale del tintore, un bestseller del tempo, e soprattutto nel 1877 Il manuale dell’ingegnere di G. Colombo, che è ancora in catalogo ed è arrivato alla ottantaquattresima edizione (ovviamente rinnovata).
Nel 1915 la Hoepli ha duemila titoli in catalogo, la maggior parte sono manuali tecnici, ma ci sono anche testi di parapsicologia, chiromanzia e tatuaggio o di grafologia di Cesare Lombroso, e già stampa più di 100 novità all’anno. Negli anni Venti la Hoepli è una delle più importanti case editrici italiane, e la sua libreria una delle principali istituzioni culturali di Milano. I suoi manuali hanno accompagnato la prima industrializzazione del paese. Nel 1935, a 88 anni, Ulrich muore, lasciando la guida dell’attività al nipote Carlo, e ai suoi due figli Ulrico e Gianni. Nel 1935 si conclude anche la demolizione della galleria De Cristoforis – quella di oggi è stata ricostruita in un altro punto – e la libreria si trasferisce in via Berchet, vicinissimo al Duomo. I bombardamenti della Seconda guerra mondiale distruggono magazzino e libreria. Nel 1958 è inaugurata la nuova libreria, quella attuale, in un palazzo voluto da Ulrico e fatto costruire da Carlo.
L’Ulrico Hoepli attuale – quello che ha 80 anni e non si sente un intellettuale – in realtà si chiama Ulrico Carlo ed è figlio di Ulrico, a sua volta figlio di Carlo, nipote dell’Ulrich fondatore, che non aveva figli. I suoi ricordi privati sono popolati di libri. «Nell’agosto 1943, durante il bombardamento, ero ai Giardini Pubblici vicino al Planetario donato dal bisnonno alla città», racconta. «Ero un bambino. Mi ricordo mio padre molto triste. Sa, i libri bruciano, lentamente, ma bruciano. Era andato in fiamme tutto quanto, su 4 mila titoli in catalogo se ne salvarono soltanto 82. Ancora oggi in magazzino ci capita di trovare libri bruciacchiati».
Nonostante la sua storia – o forse in coerenza con la sua vocazione tecnica – la Hoepli è stata una delle prime case editrici italiane a sviluppare un settore di e-book ed e-commerce. Una buona porzione del seminterrato – dove c’è una stanza che è una riproduzione in scala, con le colonne in gesso, dell’antica Galleria De Cristoforis – è oggi dedicata al confezionamento dei pacchi e alla spedizione dei libri acquistati online. Anche sulla differenza, molto dibattuta in questi anni, tra libri di carta e libri elettronici, la risposta di Ulrico Hoepli è molto concreta: «Il Kindle è fantastico, ma in fondo è ancora un libro. Per me la carta non morirà mai, perché il libro rimane un oggetto molto pratico. Certo, è un oggetto con cui non si è mai guadagnato tantissimo. Mio padre mi diceva che con i libri ci si fanno anche due cappuccini, ma non ci si compra la Lamborghini… Libri non dant panem… Ora che ci penso, lo sa che l’ultima volta che in magazzino ho ritrovato un libro bruciacchiato dalla guerra, era un’Ape latina, un dizionarietto di proverbi e frasi latine? Lo vede? Il libro è una cosa piccola, però dura tanto».