Coltivare la marijuana resta reato
L'ha deciso la Corte Costituzionale, dopo che la Corte d'appello di Brescia aveva chiesto di depenalizzare la coltivazione per uso personale
La Corte Costituzionale ha respinto l’eccezione di incostituzionalità che la Corte d’appello di Brescia aveva presentato contro l’articolo 75 del testo unico in materia di droghe, in cui si stabilisce che il possesso di piante di marijuana è considerato in ogni caso un reato, a differenza del possesso di marijuana lavorata che, se per uso personale, è considerato invece un illecito amministrativo. Secondo la Corte d’appello di Brescia la legge violava i principi di ragionevolezza, uguaglianza e offensività, contenuti nella Costituzione, perché stabilisce una distinzione tra possedere una pianta o possedere della marijuana, anche quando il possesso è soltanto per uso personale.
Numerosi tribunali hanno già adottato negli ultimi anni un’interpretazione delle legge più larga, assolvendo quei coltivatori di marijuana per i quali non erano state scoperte prove di spaccio. Se la Corte Costituzionale avesse deciso di dichiarare incostituzionale la differenza di trattamento tra chi coltiva piante per uso personale e chi possiede marijuana, sempre per uso personale, le sentenze di assoluzione avrebbero avuto molta più forza e sarebbero state probabilmente più frequenti. Questo non significa comunque che la coltivazione in casa sarebbe stata legalizzata. Chi coltiva piante di marijuana avrebbe comunque rischiato una sanzione amministrativa e molto probabilmente sarebbe stato comunque processato, per stabilire se la coltivazione fosse avvenuta per uso personale o per spaccio. Come aveva spiegato sul magazine online DolceVita uno degli avvocati che sostenevano l’incostituzionalità della legge: «La cosa migliore che potrebbe provocare una pronunzia favorevole della Corte potrebbe essere il fungere da stimolo per l’approvazione di una nuova legge da parte del Parlamento».
Il caso è arrivato alla Corte Costituzionale grazie alla Corte d’appello di Brescia, che ha sospeso un processo nei confronti di un commerciante di Brescia scoperto con otto piante di marijuana nel garage. L’uomo si è difeso sostenendo che le piante erano per il suo consumo personale, ma è stato ugualmente condannato in primo grado a otto mesi di reclusione e mille euro di multa. Nel corso del processo di appello, la Corte ha accolto l’istanza dei due avvocati dell’uomo, Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, secondo cui la legge tratta in maniera non equa chi possiede marijuana per uso personale e chi coltiva piante per lo stesso motivo, e ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità presso la Corte Costituzionale.