I vent’anni di “Fargo”
Non è il film di maggior successo dei fratelli Coen né il più premiato, ma probabilmente è il più amato: e ha dentro moltissime storie
L’8 marzo 1996, esattamente vent’anni fa, uscì nei cinema americani Fargo, il sesto film dei fratelli Joel e Ethan Coen, tra i più famosi e rispettati registi contemporanei. Da allora i Coen hanno diretto altri 13 film, la maggior parte di grande successo e che hanno consolidato la loro popolarità. Fargo, dal quale è stata recentemente tratta una bellissima serie tv, ha però mantenuto una condizione particolare. Non è il loro film più famoso, perché quello probabilmente è Il Grande Lebowski. Non è quello che ha guadagnato di più: Il Grinta ha incassato 171 milioni di dollari. Non è quello più premiato: Non è un paese per vecchi ha ricevuto quattro premi Oscar. Qualcuno potrebbe dire che è quello che li ha resi famosi, e se è vero che con Fargo i fratelli Coen si fecero conoscere in tutto il mondo, già prima avevano vinto premi al Sundance e agli Independent Spirit, avevano incassato oltre venti milioni di dollari con Arizona Junior e lavorato con gente come Paul Newman, Judy Davis, Jennifer Jason Leigh, Nicolas Cage e Albert Finney, tra gli altri. E ciononostante, Fargo è rimasto il film dei fratelli Coen che la maggior parte dei fan sceglierebbero se potessero salvarne uno solo dall’apocalisse termonucleare. Chiedete.
Fargo racconta la storia di Jerry Lundegaard (interpretato da William H. Macy), un venditore d’auto con dei guai di soldi, che decide di inscenare un finto rapimento della moglie (Kristin Rudrüd) per chiedere un riscatto al padre di lei, molto ricco. Per farlo si rivolge a due criminali (Steve Buscemi e Peter Stormare), a cui promette metà del riscatto di 80mila dollari, anche se in realtà vuole chiedere un milione di dollari e tenersi il resto. I due criminali rapiscono effettivamente la moglie di Jerry, ma le cose cominciano ad andare male: succedono una serie di imprevisti surreali e violenti, come capiterà molto spesso nei successivi film dei Coen. Il padre della moglie di Jerry vuole gestire da solo il rapimento perché non vuole pagare, mentre i due criminali vengono fermati da un poliziotto e lo uccidono, insieme a una coppia che li aveva visti. A indagare sulla vicenda viene messa Marge Gunderson, una pacata e ostinata poliziotta incinta interpretata da Frances McDormand, che era già allora moglie di Joel Coen.
Fargo è il nome di una vera città del North Dakota, dove si svolge una parte della vicenda. In realtà la maggior parte del film è ambientato in Minnesota, il freddo e nevoso stato del nord degli Stati Uniti in cui sono nati e cresciuti i Coen. L’ambientazione è uno degli elementi più importanti e riusciti del film, che si svolge perlopiù nelle grandi distese innevate tra le città di Fargo, Minneapolis, Brainerd e Bismarck. Il film è ricordato negli Stati Uniti anche per la rappresentazione degli abitanti del Minnesota, descritti secondo il diffuso stereotipo di gente cordiale e tranquilla, che mantiene un apparente ottimismo e distacco anche di fronte alle vicende più tristi e violente. Soprattutto si comporta così il personaggio di McDormand, che sorseggia tranquillamente caffé mentre esamina scene di efferati delitti, cita proverbi per commentare massacri tremendi e si scandalizza più per la maleducazione delle persone che per gli omicidi. E se lo vedete nella versione originale sentirete anche un sacco di yah, you betcha e dontchaknows, storpiature di espressioni e parole inglesi tipiche del nord degli Stati Uniti.
Nei titoli di testa del film compare la scritta “Quella che vedrete è una storia vera – I fatti esposti nel film sono accaduti nel 1987 nel Minnesota. Su richiesta dei superstiti, sono stati usati dei nomi fittizi. Per rispettare le vittime tutto il resto è stato fedelmente riportato” (la stessa più o meno che compare all’inizio di ogni episodio della serie tv). Alla fine del film compare invece la tradizionale scritta che specifica che “ogni riferimento a cose e persone realmente esistite è puramente casuale” eccetera. Questa è un’ambiguità sulla quale i Coen hanno giocato a lungo: durante la promozione del film spiegarono che avevano voluto raccontare una storia molto vicina a dei fatti realmente accaduti, poi dissero che si erano solo ispirati a crimini accaduti in luoghi diversi degli Stati Uniti. Quando l’anno scorso è morto a 88 anni un uomo di Minneapolis che nel 1963 aveva ingaggiato un sicario per uccidere sua moglie e incassare la sua assicurazione sulla vita, e che in molti avevano indicato come il possibile ispiratore di Fargo, i Coen dissero che la storia del film era completamente inventata, o meglio che «l’unica cosa vera è che è una storia».
Un’altra leggenda molto popolare intorno a Fargo riguarda Takako Konishi, una donna giapponese che venne trovata morta assiderata in Minnesota nel 2001. Un poliziotto locale che l’aveva aiutata prima che morisse aveva raccontato che era stata vista mentre vagava da sola per i campi, e che non parlava inglese: ripeteva una parola che a lui suonava come “Fargo”. Nel film il personaggio di Steve Buscemi a un certo punto seppellisce nella neve la valigetta con i soldi del riscatto, che non riuscirà più a recuperare. Quando la storia di Konishi si diffuse, nacque la leggenda che diceva che Konishi fosse arrivata dal Giappone alla ricerca della valigetta sepolta nel film, convinta della sua reale esistenza. Su questa leggenda venne anche girato un film, ma un regista britannico che indagò sulla vera storia di Konishi – e che ci fece un altro film – scoprì che in realtà la donna aveva avuto una relazione con un uomo originario di Fargo, che voleva suicidarsi da tempo e che probabilmente aveva scelto di farlo in Minnesota, dove forse era tornata a cercare il suo vecchio amante. L’autopsia di Konishi aveva trovato tracce di farmaci e alcol nel suo corpo, avvalorando questa ipotesi.
Fargo piacque molto ai critici: il New York Times per esempio scrisse che i Coen «danno il loro meglio con questo film noir sommerso nella neve, una storia di cronaca nera pazza e banale ambientata nel Midwest, dove sono nati». Esaltò la performance di McDormand, e scrisse che «la violenza è così veloce che sembra da cartone animato, ma non ci sono dubbi che questa storia sia fondamentalmente efferata. E ciononostante l’humor assurdo dei registi e la sceneggiatura finemente curata gli danno un’asprezza vincente, un bizzarro apprezzamento della totale futilità raccontata». I temi principali dei fratelli Coen, già abbozzati ed esplorati nei film precedenti, vennero praticamente istituzionalizzati in Fargo: l’humor nero, le situazioni assurde, la violenza inaspettata preceduta e seguita da momenti di spiazzante tranquillità, la trasformazione etica dei personaggi, le conseguenze delle scelte personali. Anche la colonna sonora del film, di Carter Burwell come in quasi tutti i film dei Coen, fu molto apprezzata. E poi c’è la scena del tritalegna, chi l’ha visto sa perché.
Fargo venne presentato in concorso al Festival di Cannes, dove vinse il premio per la miglior regia. Agli Oscar invece i fratelli Coen vinsero con Fargo l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, e McDormand quello per la migliore attrice. Il film non piacque proprio a tutti, però: l’attuale candidato Repubblicano alla primarie statunitensi John Kasich ha raccontato nella sua autobiografia che alla fine degli anni Novanta, quando era un membro del Congresso, noleggiò il film su consiglio del dipendente del negozio della catena Blockbuster e lo guardò con sua moglie. Rimase scioccato per la violenza gratuita e il giorno dopo telefonò al negozio per chiedere che Blockbuster lo ritirasse. Quelli del negozio di Blockbuster locale accettarono di segnalare i contenuti violenti sulla scatola della videocassetta, ma a Kasich non bastava e quindi continuò a telefonare a Blockbuster per protestare, finché sua moglie non lo convinse a desistere.
Il canale via cavo americano FX nel 2014 ha trasmesso la prima stagione di Fargo, la serie ispirata al film. È prodotta dai Coen, che hanno fatto poco oltre metterci il nome, ma è stata celebrata dalla critica ed è stata considerata tra le più belle dell’anno. La storia raccontata nella serie ricorda quella del film, ma i personaggi e le vicende sono originali. Del film del 1996 sono riprese le ambientazioni, i temi musicali e lo stile, evidentemente ispirato a quello dei fratelli Coen. La seconda stagione della serie racconta una storia diversa – è ambientata trent’anni prima – e anche gli attori sono diversi: ed è ancora più bella della prima, a detta di praticamente tutti.