La collezione migliore a Parigi è di Balenciaga
È la prima disegnata dal nuovo direttore creativo Demna Gvasalia, che ha saputo combinare lo streetwear contemporaneo alla tradizione di alta moda del marchio
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
La sfilata più attesa della settimana della moda di Parigi – in corso dall’1 al 9 marzo – è stata quella di Balenciaga: la collezione, per l’autunno/inverno 2016, è stata disegnata per la prima volta dallo stilista georgiano Demna Gvasalia. Gvasalia è il nuovo direttore creativo di Balenciaga dallo scorso ottobre, subito dopo l’ultima sfilata di Alexander Wang, che aveva ricoperto quel ruolo per tre anni.
Critici e giornalisti erano particolarmente curiosi di scoprire il nuovo corso di Balenciaga e come Gvasalia ne avrebbe interpretato lo stile, soprattutto perché il suo è piuttosto lontano da quello della casa di moda. Gvasalia – che ha lavorato prima nell’ufficio stile di Maison Margiela (dal 2009 al 2013) e poi da Louis Vuitton – da poco più di un anno ha fondato assieme ad altri stilisti un collettivo chiamato Vêtements, apprezzato per gli abiti oversize e destrutturati. Il suo è un gusto contemporaneo molto vicino allo streetwear, lontano dall’immagine elitaria e vicina all’alta moda di Balenciaga, ancora molto legata al suo fondatore, lo stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga (1895-1972). Secondo la rivista di moda Fashionista, Gvasalia ha disegnato abiti molto attenti alle forme del corpo e ha saputo bilanciare gli elementi più classici del marchio – riconoscibile soprattutto per le forme stondate e strutturate di giacche e soprabiti – con lo stile contemporaneo apprezzato dai clienti di oggi.
Soprattutto ha saputo combinare streetwear e haute couture: ha abbinato piumini e giubbotti sportivi a completi formali a quadri o in tweed; ha ripreso le maniche bombate usate spesso da Balenciaga e lavorato molto sulla silhouette, andando contro la tendenza degli abiti molto asciutti e aderenti. Ha inventato accessori originali, come le maxi catene porta-occhiali colorate e gli stivaloni in vernice con maxi platform (una suola molto alta), tipici del suo stile. C’erano anche borse in pelle colorata molto grandi (contrariamente alle tendenza di avere borsette e portafogli sempre più piccoli) che, scrive Fashionista, venderà probabilmente molto bene, e molti abiti asimmetrici e a fiori. Le modelle non erano truccate ed erano volutamente pettinate senza particolare ricercatezza, in modo normale e anonimo, e hanno sfilato sulla passerella che richiamava uno studio televisivo, con le pareti bombate a riprendere le curve degli abiti.
Per preparare la collezione Gvasalia è partito dal metodo di lavoro di Balenciaga e da come creava gli abiti attorno al corpo: da lì ha cercato di capire come adattarlo al 2016. Ha iniziato con alcuni capi – come gli abiti double-face, le giacche sartoriali e le gonne a tre quarti – che ha cercato di adattare allo stile del marchio. I pareri sulla sfilata sono stati molto positivi. Secondo Tim Blanks, il critico di moda della rivista Business of Fashion, Gvasalia è riuscito a disegnare una collezione completa, proprio come faceva Cristobàl Balenciaga, spaziando dagli abiti da sera a quelli da giardinaggio disegnati per Mona von Bismarck. Fashionista sottolinea che Gvasalia ha avuto successo già alla prima sfilata, cosa che non era invece riuscita ad Alexander Wang. BoF scrive che la collezione non è venuta meno alle aspettative e ha messo in ombra tutte le altre che hanno sfilato finora a Parigi. Una critica viene invece da Women’s Wear Daily, che ha ricordato che «una collezione che cerca di parlare a tutti, corre il rischio di non essere ascoltata nel frastuono della moda».