C’è del buono nell’agricoltura biodinamica?
Michele Serra risponde all'articolo del Post, sostenendo che non conti solo la scienza
Nella rubrica Amaca di oggi, Michele Serra ha citato un articolo pubblicato dal Post venerdì 4 marzo sull’agricoltura biodinamica – una tecnica di coltivazione senza alcuna solidità scientifica – scritto da Davide Maria De Luca. Serra riprende l’articolo di De Luca sottolineando i lati positivi dell’agricoltura biodinamica – «il loro lavoro sarà anche “inutile”, e surclassato dalla fantastica accelerazione produttiva dell’agroindustria […] Ma è pulito. Integralmente rispettoso degli equilibri di madre terra» – e criticando invece «chi riempie di lordure chimiche i campi e inquina le falde», che a suo dire invece «non paga un centesimo».
L’agricoltura biodinamica (ala “estremista”, diciamo così, dell’agricoltura bio) è una cosa seria? Se lo domanda nel suo blog di scienze Davide De Luca, lasciando intendere che no, non lo è, condizionata com’è dalle sue origini intrise di esoterismo, astrologia e altre panzane. Dove non c’è scienza, lo scienziato dubita possano esserci sapienze o virtù di altro genere. C’è però un punto che gli “scientisti” – mi si perdoni l’etichettatura – non affrontano mai. I biodinamici, per quanto spassosa possa sembrare la loro attitudine a seppellire corna di mucca, e per quanta derisione possa meritare il fatto che lavorano di più e raccolgono di meno, non producono danno ambientale.
(Continua a leggere sulla pagina Facebook dell’Amaca di Michele Serra)