Il virus Zika causa una malattia paralizzante?
Una nuova ricerca ha messo in relazione l'infezione virale con la sindrome di Guillain-Barré, aggiungendo preoccupazioni sull'emergenza sanitaria degli ultimi mesi
Un gruppo di ricercatori dell’Institut Pasteur di Parigi, uno dei più importanti centri di ricerca sui microrganismi in Europa, ha trovato prove consistenti sul fatto che le infezioni da virus Zika possono causare in alcuni casi la sindrome di Guillain-Barré (SGB), una malattia neurologica grave che porta alla paralisi progressiva delle gambe e delle braccia con complicazioni di vario tipo, che raramente possono essere letali. Il virus Zika è da mesi al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie mondiali, in seguito all’alto numero di casi registrato in Brasile e in altri paesi del Sudamerica con un aumento sospetto di microcefalia nei neonati, che si pensa possa essere stato causato dall’infezione virale. Lo Zika si è diffuso in altre parti del mondo e la scorsa settimana sono stati segnalati due casi nella Repubblica Ceca. Nella maggior parte dei casi il virus causa sintomi blandi, per lo più febbre, che passano in pochi giorni, ma ci sono ancora grandi interrogativi sulle sue complicazioni.
Zika e sindrome di Guillain-Barré
La ricerca del Pasteur è stata pubblicata sulla rivista scientifica Lancet ed è basata sullo studio di 42 casi di SGB rilevati nella Polinesia Francese nel corso di una precedente epidemia da virus Zika. I ricercatori hanno analizzato il sangue dei pazienti e hanno identificato gli anticorpi che l’organismo sviluppa per contrastare l’infezione virale. Intervistando le persone coinvolte, hanno inoltre notato che l’88 per cento di loro aveva sviluppato sintomi tipici della malattia di Zika prima di notare quelli della SGB. In alcuni casi sono state trovate tracce precedenti di contagio da virus dengue, ma i test hanno escluso un ruolo nello sviluppo della SGB.
Secondo lo studio, 24 persone ogni 100mila infetti da virus Zika hanno sviluppato la SGB nella Polinesia Francese. La sindrome ha causato debolezza muscolare e disturbi neurologici di vario tipo, in alcuni casi anche a carico del sistema respiratorio. I ricercatori hanno però notato un recupero più rapido rispetto al solito, nei pazienti che hanno superato la fase acuta della SGB. Dopo tre mesi, dice la ricerca, il 57 per cento dei pazienti ha ripreso a camminare.
L’epidemia in Polinesia Francese
Il coordinatore della ricerca, il professor Arnaud Fontanet, ha detto che la SGB potrebbe avere un impatto notevole sulle attività per curare le infezioni da virus Zika, perché un paziente che sviluppa questa sindrome ha bisogno di assistenza in ospedale per almeno un mese e non tutti i centri medici sono attrezzati per tenere tanti pazienti così a lungo. “Due pazienti su diecimila possono sembrare pochi, ma una volta che sono ricoverati restano per un mese” ha spiegato Arnaud.
Si stima che tra il 2013 e il 2014 l’epidemia da virus Zika nella Polinesia Francese ha interessato due terzi della popolazione. Grazie al sistema sanitario locale efficiente e al campo di indagine ridotto, con un ospedale dove sono stati ricoverati e seguiti tutti i pazienti con SGB, i ricercatori hanno potuto raccogliere dati significativi dal punto di vista statistico, con una ricerca sul campo difficile da ripetere in paesi più popolosi e di conseguenza con più variabili.
La ricerca aggiunge alcuni elementi importanti per chi sta organizzando la risposta per contenere la diffusione del virus Zika, ma non dà tutte le risposte. Non è per esempio chiaro attraverso quali meccanismi l’infezione porti alla SGB, ma si sa da tempo che alcuni virus possono portare il sistema immunitario fuori rotta e ad attaccare i nervi periferici, senza sapere come ciò avvenga.
Niente panico
È bene comunque ricordare che il rischio di sviluppare complicazioni in seguito al contagio da Zika è molto basso, e in alcuni casi inferiore a quello di altre malattie virali molto diffuse. Nella maggior parte dei casi la malattia causa febbre e sintomi simili a quelli dell’influenza, che spariscono dopo qualche giorno. Per la malattia non c’è una cura: le terapie sono tese a contenere la febbre e ad aiutare il sistema immunitario a imparare a riconoscere a tenere sotto controllo il virus. L’aumento di casi di microcefalia, soprattutto in Brasile, è ancora oggetto di studio e si sta cercando di capire se ci siano effettivamente legami consistenti tra la malattia di Zika e questa condizione, che porta a uno sviluppo inferiore della scatola cranica e di conseguenza del cervello dei neonati. Per precauzione l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sconsiglia alle donne incinte di recarsi nei paesi dove il numero di contagi è aumentato, come quelli del Sudamerica.
Virus Zika
Lo Zika (ZIKV) fa parte della famiglia di virus in cui sono compresi quelli della febbre gialla e della dengue, viene trasmesso attraverso la puntura di zanzare appartenenti al molto diffuso genere Aedes: gli insetti mordono una persona infetta, diventano vettori del virus e quando mordono di nuovo lo trasmettono a una persona sana. Il più alto numero di contagi da virus Zika è stato rilevato nell’ultimo anno in Brasile: l’OMS stima che le persone infettate siano state tra le 500mila e gli 1,5 milioni.
Il virus Zika è conosciuto da decenni e finora non è stato mai confermato un caso di morte direttamente collegato alla malattia. Trasmettendosi con le zanzare, lo Zika è comunque altamente infettivo e si sta quindi valutando lo sviluppo di un vaccino per immunizzare la popolazione più a rischio, anche per evitare possibili mutazioni virali.