La nuova legge sui “pignoramenti facili”
Se ne sente molto parlare in questi giorni e c'è chi dice che sia un "regalo alle banche": lo è, con delle spiegazioni
Negli ultimi giorni ci sono state delle polemiche dopo l’inizio dell’esame nelle Commissioni parlamentari di uno schema di decreto legislativo che cambia alcuni aspetti del rapporto tra banche e sottoscrittori di mutui. La questione è che in sostanza, se la legge dovesse essere approvata, dopo sette rate di mutuo pagate in ritardo, le banche potrebbero in alcuni casi tornare in possesso dell’immobile senza l’obbligo di rivolgersi a un giudice. Il Fatto Quotidiano, il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia hanno parlato di “regalo alle banche” e di “strada spianata per i pignoramenti di case”.
Cosa cambia?
Oggi, se un debitore non paga le rate del mutuo, l’unica possibilità che ha la banca di rientrare in possesso del suo credito è quella di rivolgersi a un giudice e attivare una procedura che dura diversi anni e che porta al pignoramento del bene e alla sua messa all’asta da parte del tribunale. Attualmente, la legge vieta esplicitamente la possibilità per la banca di rientrare direttamente in possesso dell’immobile senza prima passare dal giudizio di un magistrato.
Se il decreto legislativo venisse approvato, questo aspetto della norma verrebbe cambiato. Il cliente potrebbe firmare una clausola che permette alla banca di rientrare in possesso dell’immobile automaticamente nel caso in caso di “inadempienza” dei pagamenti. Cosa significhi “inadempienza” è specificato dall’articolo 40 del Testo Unico bancario, un norma già in vigore da anni: è inadempiente chi paga le rate del mutuo con un ritardo superiore ai 30 giorni per più di sette volte anche non consecutive. La clausola permetterebbe il “pignoramento automatico”, ma deve essere firmata sia dal cliente che dalla banca al momento della stipula del mutuo o successivamente.
Perché è stata introdotta?
Il sistema bancario italiano ha grossissimi problemi con la riscossione dei crediti. Circa il 20 per cento di tutti i soldi prestati dalle banche sono attualmente considerati “crediti deteriorati”, cioè difficili se non impossibili da riscuotere. In Europa, in media i sistemi bancari hanno meno della metà di questa quota di crediti deteriorati. Una delle ragioni di questa situazione è proprio la difficoltà che hanno gli istituti a prendere possesso delle garanzie che erano state messe a tutela dei prestiti erogati. L’obiettivo delle banche e del governo è che con questo nuovo sistema il recupero dei crediti divenga più facile, permettendo alle banche di liberarsi di una parte delle loro difficoltà e attirando nel sistema italiano le società specializzate nell’acquistare e far fruttare questo tipo di crediti.
Perché è criticata?
Secondo molti è sbagliato permettere a una banca di pignorare un immobile senza che intervenga un giudice, anche se – come previsto dalla legge – questo avvenisse solo con il consenso preventivo del cliente. Il Fatto Quotidiano, ad esempio, ipotizza che i clienti delle banche potrebbero essere “truffati” e spinti a firmare questa clausola con l’inganno: e sono molti i precedenti di problemi dei clienti con le banche legati a norme di cui i clienti non erano consapevoli o sulle quali non erano stati correttamente informati. Altri hanno scritto che la legge che stabilisce l’inadempienza dopo sette rate non pagate anche non consecutive sia troppo severa: si tratta di un limite temporale presente nella legislazione da più di vent’anni, non introdotto dall’attuale decreto, ma il cui rilievo cambierebbe.
Quando sarà approvata?
La nuova norma è contenuta in un decreto legislativo, cioè in una bozza di un tipo di provvedimento che una volta approvato dal governo entra automaticamente in vigore. I decreti legislativi vengono preparati dal governo sulla base delle indicazioni di una legge delega precedentemente votata dal Parlamento (in questo caso, una legge delega del 2015). Per prassi, i decreti legislativi vengono esaminati dalle commissioni competenti di entrambe le camere che poi sul decreto esprimono un parere non vincolante (ma in genere accolto dal governo). Al momento ci troviamo in questa fase: il decreto è all’esame delle Commissioni competenti di Camera e Senato.