Sta per iniziare il primo processo della CPI per la distruzione di beni culturali
L'imputato è accusato di aver distrutto templi e tombe nella città di Timbuctù, in Mali: è il primo processo di questo tipo nella storia della Corte Penale Internazionale
Martedì prossimo alla Corte penale internazionale dell’Aia (CPI) inizierà un processo per la distruzione di beni culturali, il primo di questo tipo nella storia del tribunale. L’imputato è Ahmad al Faqi al Mahdi, un leader di Ansar Dine, un gruppo di estremisti islamici del Mali. Al Mahdi è accusato di aver distrutto templi e tombe nella città di Timbuctù, nel nord del paese: era stato arrestato in Niger – paese che confina col Mali – ed era stato consegnato alla CPI lo scorso 26 settembre.
Negli anni Novanta diversi militari vennero processati dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia – un tribunale speciale istituito dalle Nazioni Unite con il compito di perseguire i crimini commessi nell’ex Jugoslavia negli anni successivi al 1991 – per avere distrutto alcuni importanti siti culturali: per esempio per i bombardamenti su Dubrovnik (Croazia), e per avere distrutto l’antico ponte di Mostar (in Bosnia ed Erzegovina) e la libreria nazionale di Sarajevo (sempre in Bosnia ed Erzegovina). Da allora i responsabili della distruzione del patrimonio culturale sono però quasi sempre riusciti a evitare un processo.
Secondo l’accusa, al Mahdi partecipò alla distruzione di dieci siti storici tra il maggio e il settembre del 2012. All’epoca al Mahdi comandava una brigata delle milizie tuareg, una minoranza che vive nel deserto del Mali alleata con al Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) e in lotta contro il governo maliano. Dopo la conquista di Timbuctù, al Mahdi fu incaricato di mettere in atto le decisioni del locale tribunale islamico: tra i suoi compiti c’era quello di distruggere templi e tombe considerati luoghi di idolatria. Nel corso del 2012 i ribelli tuareg e le milizie di al Qaida riuscirono a conquistare tutto il nord del Mali e si prepararono ad attaccare la parte meridionale, la più densamente abitata. All’inizio dello stesso anno un corpo di spedizione francese arrivò però in Mali e riconquistò rapidamente tutti i territori che erano stati persi in precedenza dal governo maliano. Oggi le truppe francesi sono state sostituite da un contingente delle Nazioni Unite multinazionale. I ribelli non controllano più grandi centri urbani, ma continuano a compiere attacchi sporadici e attentati.
Durante la sua prima udienza, al Mahdi è apparso in tribunale indossando un abito occidentale, giacca e cravatta, e ha detto di essere nato circa 40 anni fa nella città di Agoune, cento chilometri ad ovest di Timbuctù, di essersi diplomato in una scuola per insegnanti e di aver lavorato come dipendente del ministero dell’Educazione maliano. Ha aggiunto che desidera parlare arabo e non ha fatto altre dichiarazioni. Il 18 gennaio la CPI ha deciso di procedere con il processo. Uno degli edifici che al Mahdi avrebbe distrutto è la moschea di Sidi Yahya, costruita nel 1440 quando Timbuctù era uno dei principali centri per gli studi islamici dell’Africa occidentale. Più di 4mila antichi manoscritti furono distrutti durante l’occupazione della città da parte degli islamisti.
Le basi giuridiche del processo risiedono in una convenzione del 1954 sottoscritta da 125 paesi, che protegge monumenti, siti archeologici, opere d’arte, manoscritti e collezioni scientifiche. Di recente la CPI è stata criticata perché si occupa quasi esclusivamente di crimini avvenuti in Africa. Stati Uniti, Russia e gran parte dei paesi del Medio Oriente non aderiscono alla Corte, che quindi non ha giurisdizione nei loro confronti. La Palestina ha attualmente una domanda di adesione alla CPI in fase di esame. Se la domanda venisse accettata, l’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe presentare accuse contro cittadini israeliani che hanno commesso crimini di guerra sul suo territorio. Allo stesso modo, i cittadini palestinesi potrebbero essere accusati di crimini di guerra.