I migranti bloccati fra Grecia e Macedonia
Sono più di 5mila e aspettano da giorni di poter attraversare il confine: è uno degli effetti della decisione dei paesi balcanici di rendere più severi i controlli alle frontiere
Più di 5mila persone sono rimaste bloccate nel campo profughi di Idomeni, nel nord della Grecia al confine con la Macedonia, a causa delle restrizioni alle frontiere imposte da molti paesi balcanici, fra cui la Macedonia. La scorsa settimana Serbia e Macedonia avevano deciso di non ammettere nel proprio territorio i migranti afghani; mercoledì 24 diversi paesi balcanici hanno concordato nuove misure restrittive alle proprie frontiere; venerdì 26 Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia hanno imposto un limite di 580 ingressi giornalieri nel tentativo di scoraggiare altre persone a partire per la cosiddetta “rotta balcanica”. A causa della situazione a Idomeni – dove in questi giorni ci state anche diverse proteste organizzate dei migranti – il governo greco sta cercando di rallentare il trasporto verso la sua costa dei migranti sbarcati nelle isole dell’Egeo, ma non è chiaro se riuscirà davvero a moderare il flusso di persone in arrivo.
Questa mattina, circa 400 persone hanno protestato davanti alla recinzione che separa Grecia e Macedonia, cantando slogan come: “Aprire la frontiera!”. In tutto, circa 5.500 sono in attesa al campo di Idomeni e altre 800 in un altro campo poco lontano. I giornalisti presenti sul posto parlano di condizioni di vita molto precarie. Medici Senza Frontiere ha scritto che in questi giorni la polizia greca è entrata a Idomeni per cercare e cacciare i migranti afghani. Il governo greco calcola che sul suo territorio ci siano attualmente circa 25mila migranti – fino a pochi giorni fa erano 12mila – quasi tutti diretti in Europa centrale attraverso la rotta balcanica. Nel corso del 2015, più di 800mila persone hanno attraversato la Grecia dirette in Europa, superando il numero di migranti che hanno preferito usare la rotta marittima che passa per l’Italia (circa 140 mila).
"Open the borders!" #Greece #Macedonia #Idomeni #RefugeesGR pic.twitter.com/UBTvp6H8Kk
— Andrew Connelly (@connellyandrew) February 27, 2016
All’incontro dei ministri degli Esteri e degli Interni dei paesi balcanici, tenuto mercoledì, hanno partecipato Austria, Croazia, Bulgaria, Albania, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. La Grecia, che non era stata invitata alla riunione, ha richiamato il proprio ambasciatore a Vienna per delle consultazioni. In seguito alla riunione, il governo austriaco ha annunciato che permetterà soltanto a 80 persone al giorno di presentare la domanda di asilo politico e consentirà l’ingresso a non più di 3.200 migranti al giorno.
Rain pours down on #Idomeni camp tonight. Shortage of tents, hundreds of migrants forced to sleep under open sky. pic.twitter.com/beT2gBLTdO
— Rune Thomas Ege (@rtege) February 26, 2016
L’Unione Europea ha avvertito l’Austria che mettere un limite al numero di domande di asilo è una violazione delle leggi europee. Non è la prima volta che l’Unione minaccia l’Austria: era già accaduto poche settimane fa quando si era parlato della possibilità di costruire una recinzione al confine con l’Italia. In questi mesi il governo austriaco, formato da una grande coalizione tra socialdemocratici e centristi, è sotto pressione da parte della destra radicale e anti-immigrati, rappresentata dal Partito della Libertà Austriaco (FPÖ). Secondo molti osservatori, il governo sta adottando politiche sempre più severe nei confronti dei migranti per recuperare i consensi persi nei confronti del FPÖ.
Stranded refugees walk through a motorway towards the Greek-FYROM border near the Greek village of Idomeni pic.twitter.com/5hRArQ2kzB
— Yannis Behrakis (@yannisBehrakis) February 26, 2016