In Irlanda il governo ha perso
A circa metà dello spoglio, il principale partito di governo è in netto calo rispetto alle ultime elezioni, e per ora ha ottenuto gli stessi seggi del principale partito di opposizione
Aggiornamento di domenica 28: è ancora in corso lo spoglio per le elezioni parlamentari in Irlanda, che si sono tenute ieri. Il risultato sarà probabilmente un parlamento senza una chiara maggioranza. Fine Gael, il partito di centrodestra attualmente al governo, è in netto calo rispetto alle scorse elezioni, nelle quali aveva preso il 36 per cento, e difficilmente gli basterà allearsi di nuovo col piccolo partito dei Laburisti per formare un nuovo governo. Fine Gael dovrebbe mantenere la maggioranza relativa dei consensi, anche se per pochi seggi. Ha invece recuperato molto terreno il Fianna Fáil, l’altro grande partito di centrodestra che ha governato dal 1987 al 2011: al momento, a circa metà dello spoglio, ha ottenuto gli stessi seggi del Fine Gael.
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Sono in corso le elezioni per rinnovare la camera principale del Parlamento irlandese, la cosiddetta Dáil Éireann. Si vota con un sistema proporzionale puro per eleggere 157 parlamentari su un totale di 158 – tutti tranne il presidente della Camera, che viene automaticamente rieletto – su 40 circoscrizioni diverse. I seggi sono aperti dalle 7 locali (le 8 italiane) e chiuderanno alle 22. Lo spoglio inizierà domattina, e i primi risultati affidabili dovrebbero arrivare poche ore dopo.
Gli ultimi sondaggi descrivono una situazione molto incerta: la maggioranza di governo oggi è composta dal partito di centrodestra Fine Gael e dal piccolo partito di sinistra dei Laburisti. Entrambi i partiti hanno fatto sapere che vorrebbero continuare a governare – lo fanno dalle ultime elezioni parlamentari, tenute nel 2011 – ma secondo diversi analisti non avranno i numeri per farlo: per ottenere gli 80 parlamentari necessari per governare serve ottenere in totale una cifra fra il 42 e il 45 per cento dei voti, mentre gli ultimi sondaggi danno Fine Gael attorno al 30 e i laburisti al 7 o all’8 per cento. Sinn Féin, l’unico partito istituzionale di sinistra, è dato attorno al 20 per cento, il doppio di quanto ha preso alle ultime elezioni, ma molto difficilmente vincerà le elezioni o deciderà di allearsi con altri partiti.
C’è poi una situazione molto strana: per Fine Gael la strada più agevole per formare un governo senza fare troppi compromessi sarebbe allearsi con Fianna Fáil, l’altro grande partito istituzionale di centrodestra. Ma ancora oggi Fine Gael e Fianna Fáil sono divisi da una vecchia questione relativa alla guerra civile irlandese: non hanno mai formato un governo insieme e ancora a questo giro hanno detto di non voler considerare la questione.
Come sta l’Irlanda
Molto bene. Secondo i dati Eurostat, il PIL del paese è cresciuto del 4,8 per cento nel 2014. Tra il 2008 e il 2009, sempre per Eurostat, il tasso di disoccupazione in Irlanda era raddoppiato, passando dal 6,4 al 12 per cento; ma a dicembre 2015 il Central Statistics Office, l’istituto irlandese di statistica, ha registrato invece il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi sette anni, 8,8 per cento. L’Irlanda è venuta fuori bene da un severo programma di austerità, e fra il 2010 e il 2013 è stata aiutata da un piano finanziario internazionale dal valore complessivo di 67,5 miliardi di euro. Dopo la crisi il paese si è guadagnato molte lodi per la sua rapida ripresa e ha fatto nuovamente parlare di sé quando nel maggio 2015 è diventato il primo paese al mondo a legalizzare i matrimoni gay con un referendum, nonostante sia da sempre considerato uno dei paesi con la più alta concentrazione di cattolici al mondo.
La campagna elettorale
La breve campagna elettorale iniziata circa tre settimane fa si è concentrata molto sui temi economici, ma in termini diversi da partito a partito: quelli istituzionali, compreso Sinn Féin, hanno accusato Fine Gael e il suo governo guidato da Enda Kenny di aver preso decisioni economiche eccessivamente rischiose, come incentivi per trovare lavoro e tagli alle tasse. Altri partiti meno istituzionali – come il partito socialista “Popolo prima del profitto” – stanno invece insistendo molto sui problemi sociali causati dall’austerità. Dalla tenuta di Fine Gael si capirà in generale quanto hanno pesato in termini politici le misure di austerità degli scorsi anni. In Irlanda poi hanno molto successo candidati indipendenti dal seguito locale e difficilmente inquadrabili: nella scorsa legislatura alla Dáil Éireann c’erano 14 parlamentari indipendenti, mentre oggi secondo i sondaggi i candidati indipendenti raccoglieranno una cifra vicina al 25 per cento.
Fianna Fáil, che da 1987 al 2011 è stato il principale partito di governo, è stato accusato di essere il principale responsabile della crisi economica e da allora non sembra aver recuperato grandi consensi. Negli ultimi mesi è stato anche indebolito dalle due principali questioni di cui la politica irlandese ha discusso nell’ultimo anno: le tariffe sull’acqua – previste dal piano di aiuti internazionali, e introdotte fra molte critiche dal governo Kenny – e l’introduzione dei matrimoni gay, su cui non ha preso posizioni nette e in opposizione al governo.
Gli scenari
Secondo Agence France-Presse Kenny potrebbe anche riuscire a formare un governo ammassando l’appoggio di eventuali piccoli partiti e parlamentari indipendenti, nel caso il solo sostegno del partito laburista non sia sufficiente. La soluzione più semplice, anche a detta di diversi commentatori irlandesi, sarebbe proprio un’alleanza fra Fianna Fáil e Fine Gael, dato che il loro programma non ha sensibili differenze (entrambi sono partiti tendenzialmente centristi e populisti, che hanno appoggiato governi di destra e sinistra).
Il Guardian riassume le loro divisioni spiegando che «le origini dei cattivi rapporti fra i due partiti risalgono alla guerra civile irlandese, avviata quando l’allora IRA-Sinn Féin accettò una tregua con il Regno Unito che prevedeva la divisione in due dell’Irlanda. I predecessori di Fine Gael accettarono la tregua, mentre i fondatori del Fianna Fáil la rifiutarono». Fra il 1922 e il 1923 le due fazioni si combatterono nel corso di una violenta guerra civile, alla fine della quale prevalsero le forze in favore della divisione dell’Irlanda. Negli anni Fianna Fáil e Fine Gael si sono spostati più a destra o più a sinistra a secondo del contesto di quel momento o dell’opportunità politica, ma non si sono mai davvero riavvicinati. Del possibile accordo storico per un governo condiviso si è parlato moltissimo sui giornali irlandesi: Noel Whelan, un rispettato editorialista dell’Irish Times, ha appoggiato l’eventuale alleanza di governo incoraggiando anzi a prendere l’esempio da un’altra storica alleanza: quella fra i conservatori del Likud e i socialisti del Partito Laburista israeliano, che dal 1984 al 1990 hanno governato assieme – a un certo punto scambiandosi anche le cariche più importanti, quella di primo ministro e di ministro degli Esteri – accordandosi su un programma condiviso e lasciando da parte i temi su cui non andavano d’accordo.
Leo Varadkar, il primo ministro irlandese apertamente gay e uno dei personaggi emergenti del Fine Gael, ha decisamente escluso un’alleanza col Fianna Fáil, spiegando: «[le differenze] non riguardano la guerra civile, che è finita da tanto tempo. Io non provengo nemmeno da un tipico background da Fine Gael. È un errore pensare che il punto riguardi ancora la guerra civile, perché invece si tratta di una questione di fiducia. Noi semplicemente non ci fidiamo, di loro».