9 cose sulla sfilata di Gucci a Milano
Il nuovo direttore creativo Alessandro Michele ha proposto un nuovo tipo di bellezza attraverso accostamenti improbabili: è piaciuta praticamente a tutti
di Enrico Matzeu – @ematzeu
Il 24 febbraio è iniziata la Milano Moda Donna, la settimana della moda italiana: si è aperta con un pranzo organizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana a cui hanno partecipato il primo ministro Matteo Renzi con molti stilisti, come Giorgio Armani, Donatella Versace, Mariagrazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli di Valentino, Brunello Cucinelli, e addetti ai lavori come Anna Wintour, direttrice di Vogue America e Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, che su Instagram ha ringraziato Renzi per «aver sottolineato quanto la moda sia importante per il nostro paese». È stata la prima volta che un presidente del consiglio italiano ha partecipato all’apertura della settimana della moda: anche la stampa estera l’ha considerato un segnale importante.
Nella prima giornata hanno sfilato con le collezioni per l’autunno/inverno 2016 marchi famosi come Alberta Ferretti, N° 21, Fausto Puglisi, Francesco Scognamiglio, Fay e Roberto Cavalli, ma i giornali hanno parlato (ancora) soprattutto della sfilata di Gucci. È piaciuta molto e tutti hanno attribuito il risultato al nuovo direttore creativo Alessandro Michele. Se non l’avete vista, o l’avete vista e volete capirne di più, queste le cose essenziali da sapere.
Un po’ di foto dalla sfilata di Gucci
1. La sfilata si intitolava “Rhizomatic Scores”, un riferimento alle teorie dei filosofi contemporanei Gilles Deleuze e Felix Guattari, a cui si è ispirato il direttore creativo Alessandro Michele. In particolare, il rizoma è la parte finale del fusto di un albero, è rigonfio, cresce sottoterra, serve per accumulare sostanze di riserva, e ha anche una funzione riproduttiva. I filosofi ne hanno fatto il simbolo di una crescita destrutturata e orizzontale, senza gerarchie, dove la vita può spuntare in ogni momento da ogni direzione. Tutte idee che si riflettono nelle creazioni di Michele.
2. È stata organizzata in uno spazio molto ampio in via Valtellina, nell’ex scalo ferroviario Ferrini. Le modelle sfilavano facendosi strada tra installazioni video lungo la passerella, che proiettavano immagini geometriche o floreali. Nella cartella stampa insieme ai temi e alle fonti di ispirazione per la sfilata, anche uno spartito di Sylvano Bussotti, scritto nel 1959 per il pianista David Tudor.
3. Insieme alle modelle ha sfilato anche l’artista e fotografa Petra Collins: lavora spesso nel mondo della moda curando servizi fotografici per riviste specializzate e scattando soprattutto ritratti. Durante la sfilata ha indossato un completo in broccato.
Una foto pubblicata da Petra Collins (@petrafcollins) in data:
4. Gli elementi più interessanti, secondo buona parte della stampa, sono le spalle leggermente rigonfie di alcuni abiti e trench, l’uso del broccato e della pelliccia – anche come ornamento – su abiti di chiffon, e la capacità di mescolare fantasie molto diverse tra loro, quello che sta diventando il segno distintivo di Alessandro Michele.
5. Nel backstage Alessandro Michele ha detto ai giornalisti che la collezione è un «Rinascimento rock’n’roll, ma anche un Rinascimento anni Ottanta, un Rinascimento dello streetfascstyle, un Rinascimento borghese e un Rinascimento della cineserie» (ovvero l’arte europea del XVII secolo con forte influenza cinese). In sostanza ha messo insieme molte cose diverse tra loro, unendo lo stile di una donna sofisticata che indossa abiti bon ton a elementi punk, come le giacche in pelle e le frange, e altri tipici dell’arredamento, come i tessuti in broccato.
6. Tim Blanks ha scritto sulla rivista di moda Business of Fashion che la sfilata ricorda la figura di Jordan, icona dello stile punk negli anni Settanta, che indossava golfini twin set e collane di perle insieme a un’acconciatura e un trucco che spesso spaventavano i bambini. Secondo Blanks le scelte di Michele rivelano il desiderio di inventare un nuovo tipo di bellezza attraverso accostamenti improbabili.
7. Sui capi e gli accessori della sfilata sono ricorrenti due animali: il serpente, che Michele propone spesso (era stampato anche sull’invito alla sfilata); e la pantera nera, particolarmente notevole su un abito trasparente dallo stile romantico. Secondo Blanks si tratta di un «richiamo deliberato» alle Black Panthers e «a passioni politiche rivoluzionarie», come quella che Michele sta facendo a Gucci, rivoluzionandole lo stile.
8. Per questa collezione Gucci ha collaborato con l’artista di graffiti e street art Trouble Andrew che ha inserito scritte su capi e accessori, contribuendo a mescolare i generi stilistici della collezione. Per esempio ha scritto con una bomboletta spry la parola “real” su una borsa, la doppia G simbolo di Gucci su una pelliccia e “life is” su una giacca da baseball.
9. La critica di moda del New York Times, Vanessa Friedman, ha spiegato che le cose da Gucci stanno andando bene, comprese le vendite, e che Alessandro Michele riesce a portare nella moda familiarità e bellezza, anche se forse manca un po’ di rigore, qualcosa in grado di raffinare oltre a decorare. L’eccesso di decorazioni è una delle critiche che fanno alcuni esperti al nuovo stile di Gucci.