Le cose in Thailandia vanno male
L'economia peggiora, gli investitori stranieri se ne vanno e la giunta militare sembra occuparsi solo di rafforzare il suo controllo sul paese
di Chris Blake e Tony Jordan - Bloomberg
La Thailandia è in attesa di molte cose: sta aspettando una nuova Costituzione, il ripristino della democrazia, la successione della monarchia, la ripresa economica e la pioggia.
Mentre la giunta militare al potere dice di essere al lavoro per unificare le polarizzate fazioni politiche del paese, gli investitori esteri stanno abbandonando il paese: gli investimenti esteri diretti sono scesi del 78 per cento nei primi undici mesi del 2015, e le esportazioni sono in calo da tre anni consecutivi. «Il disinteresse della giunta militare per la situazione dell’economia del paese rende piuttosto facile escludere la Thailandia dagli investimenti diretti per il prossimo trimestre», ha detto Andrew Stotz, CEO della società con sede a Bangkok Stotz Investment Research ed ex responsabile della ricerca in Thailandia di CLSA Ltd. «L’economia non è mai stata una priorità della giunta», ha aggiunto.
Dopo settimane di proteste nelle strade, Prayuth Chan-Ocha, il leader della giunta militare diventato primo ministro, ha predicato unità nel suo programma televisivo settimanale Restituire la felicità alle persone. Nei suoi lunghi sermoni il primo ministro tocca i temi più disparati, dalla coltivazione delle fragole alla responsabilità morale dei giovani. Prayuth – che si è dato da solo l’amnistia per aver rovesciato un governo eletto – si presenta come un leader restio al proprio ruolo, chiamato a salvare la nazione da sé stessa. «Sono un soldato», ha detto lo scorso 15 gennaio, «mi hanno insegnato a risolvere i problemi della nazione e a fare sacrifici per proteggere la nostra sovranità. A volte mi chiedo per chi proteggo questo paese, visto che le persone che difendo combattono l’una contro l’altra». Secondo i parametri della stessa amministrazione, Prayuth gode del sostegno del popolo. Il Bangkok Post scrive che secondo un recente sondaggio condotto dall’ufficio nazionale di statistica su un campione di 2.700 persone, il governo avrebbe un tasso di approvazione del 98,6 per cento (comunque meno del 99,3 per cento che era stato riportato inizialmente e poi ridimensionato, dopo essere diventato il bersaglio di ironie sui social media).
«In parte è un modo ingannevole per legittimare la loro esistenza, e in parte dimostra il loro distacco dalla realtà», ha raccontato Puangthong Pawakapan, professore di relazioni internazionali alla Chulalongkorn University di Bangkok, «I leader della giunta non capiscono quanto le persone siano preoccupate e in difficoltà economica».
Il portavoce del governo, Sansern Kaewkamnerd, ha detto che i leader del paese stanno lavorando a misure per risollevare l’economia, tra cui un’accelerazione sulla nuova legge di bilancio, progetti di investimento e incentivi ad agricoltori e piccole imprese. Secondo le proiezioni della Banca Mondiale, il PIL della Thailandia quest’anno calerà del due per cento. «Dovremmo chiedere ai critici se in passato sono riusciti a sistemare l’economia, o se invece criticano e basta», ha detto Sansern in un’intervista. «Dovremmo distinguere chi critica da chi lavora sul campo».
La maggior parte delle agitazioni politiche e dei circa dieci colpi di stato avvenuti da quando è stata introdotta la democrazia in Thailandia nel 1932 sono da ricondurre al tentativo di creare un sistema politico che garantisca all’esercito e alla storica élite dirigente di mantenere il controllo sulla gestione del paese. Per questo motivo la giunta sta cercando di scrivere – con scarso successo – la ventesima Costituzione della Thailandia. La prima bozza è stata respinta a settembre dal consiglio per le riforme della giunta, per timore che potesse causare altre proteste. Un nuovo comitato dovrebbe completare la seconda bozza a marzo, e Prayuth ha promesso di indire un referendum sul testo: aggiungendo però che nel caso di una bocciatura al voto, ne sceglierà un altro. «Con questa Costituzione vogliamo fare in modo di evitare i problemi che abbiamo avuto in passato», ha detto Prayuth nel suo programma l’8 gennaio. «Vogliamo che le persone abbiano una vita prospera e pacifica, senza le profonde spaccature che dividono i cittadini mentre i politici lottano per il potere». Il problema è che la lotta per il potere tra i politici è il fondamento della democrazia. «Credo che in Thailandia manchi qualcosa, per colpa di quest’idea di unità», ha detto Stotz. «L’obiettivo non dovrebbe essere l’unità, ma creare e attenersi a un sistema solido per il confronto politico».
La decennale mancanza di equilibrio politico in Thailandia ha prodotto un’economia che va a singhiozzo. La presa del potere dei militari nel 2014 ha posto fine a oltre sei mesi di disordini. «L’obiettivo principale dei militari è stato raggiunto nel giro di 24 ore», ha datto Korn Chatikavanij, ex ministro delle Finanze e membro del Partito Democratico thailandese, i cui sostenitori hanno accolto positivamente il colpo di stato, «Da allora non hanno fatto granché. Ma non mi aspettavo molto». Prayuth aveva promesso di indire le elezioni alla fine del 2015, ma è poi tornato sui suoi passi per i ritardi nella scrittura della Costituzione. Secondo gli ultimi annunci le elezioni si terranno verso metà 2017, ma diversi fattori potrebbero cambiare il programma: la Costituzione potrebbe essere respinta di nuovo, la giunta potrebbe cambiare idea, potrebbero nascere nuove proteste o potrebbe morire il re.
Discutere della successione reale è un argomento tabù in Thailandia, e criticare la monarchia è un reato penale. Il re Bhumibol Adulyadej però ha 88 anni ed è ricoverato all’ospedale Siriraj di Bangkok dal maggio 2015, a causa di una serie di infezioni polmonari. «Non credo che ci saranno elezioni prima che sia completata la successione e il trono sia stabile», ha detto Puangthong alla Chulathongkorn University. «È questo l’obiettivo principale dei colpi di stato del 2006 e del 2014. Se il re muore, il periodo di lutto nazionale durerà almeno un anno e la giunta condannerà qualsiasi politico chieda le elezioni».
Nel frattempo gli elettori di entrambi gli schieramenti rimangono in attesa. Anche se non vedono di buon occhio il fatto che la giunta militare governi il paese, non c’è molto che faccia pensare che il malcontento si riverserà ancora in strada. «La popolazione non ha ancora raggiunto il limite», ha detto Ambika Ahuja, analista di Londra per Eurasia Group. «Anche se il regime non ha fatto molto in termini di riforme e misure per la crescita, l’insoddisfazione non è sufficiente a provocare un cambio alla guida del paese». Gli oppositori al regime militare, tra cui il gruppo conosciuto come “camicie rosse”, hanno una visione diversa. Le camicie rosse hanno sostenuto Thaksin Shinawatra e sua sorella Yingluck, i cui partiti hanno vinto tutte le elezioni dal 2001 in avanti. Entrambi sono stati rimossi dopo il colpo di stato: mentre Thaksin è fuggito all’estero per evitare di scontare una condanna in carcere per corruzione, sua sorella rischia dieci anni di reclusione per le accuse di cattiva gestione di un programma di sussidi per il riso. Gli Shinawatra sostengono che le accuse abbiano un movente politico.
Dopo il colpo di stato, la giunta ha aumentato i procedimenti contro le persone accusate di aver mancato di rispetto alla monarchia. Secondo alcuni movimenti locali per i diritti civili, la legge può essere usata per colpire avversari politici, e i processi che ora si svolgono in tribunali militari hanno inflitto sentenze senza precedenti.
Than Rattiphan, un ventitreenne studente di relazioni internazionali alla Ramkamhaeng University di Bangkok e membro del Partito per la nuova democrazia, che si oppone alla giunta militare, dice che alcuni suoi amici sono stati arrestati, molestati, picchiati e accusati di diversi reati, tra cui aver insultato il cane del re. La nuova Costituzione farà in modo che «i militari possano intervenire e provare a interferire con la politica ogni volta che vorranno», ha detto Rattiphan. «Cercheranno di far sì che i vecchi leader come Thaksin, Yingluck o le camicie rosse non tornino al potere».
Nel frattempo la crisi cinese e la siccità causata da El Niño hanno peggiorato la difficile situazione economica, soprattutto per i poveri. I prezzi del riso sono scesi molto a causa delle scorte eccessive, danneggiando il settore della coltivazione di riso nel nordest, la zona in cui sono più popolari degli Shinawatra. Nel sud, dove si trovano invece molti degli oppositori degli Shinawatra, la giunta ha rispolverato il programma del vecchio governo, iniziando a comprare gomma direttamente dagli agricoltori per alzare i prezzi. I sussidi agricoli sono stati ripristinati e Prayuth ha nominato vice primo ministro e capo economico l’ex alleato di Thaksin, Somkid Jatusripita.
In gran parte della Thailandia le cose vanno avanti, a volte a dispetto delle misure del governo. La giunta aveva promesso di liberare le strade di Bangkok dagli ambulanti illegali, ma molte delle bancarelle che vendono cibo ci sono ancora. I progetti per le infrastrutture proseguono a fatica, e la popolarità del paese tra i turisti cinesi – spinta dal successo del film Lost in Thailand del 2012 – ha fatto registrare un numero record di visitatori, nonostante a dicembre le esportazioni verso la Cina siano diminuite del 9,5 per cento rispetto all’anno precedente. «Nonostante il difficile contesto economico thailandese, sareste stupiti di sapere che ci sono produzioni di qualità che generano guadagni in forte crescita», ha detto Soo Hai Lim, manager finanziario di Hong Kong per Baring Asset Management Ltd, sottolineando le opportunità nel settore turistico e sanitario del paese.
Questo, però, potrebbe non bastare a compensare il timore che la Thailandia stia perdendo terreno rispetto ai paesi vicini. «Se fossi un investitore straniero e considerassi la demografia, gli standard di istruzione, le risorse naturali e la dimensione del mercato interno, sceglieresti il Vietnam o la Thailandia?», ha chiesto Korn. «Ci sono troppi ostacoli alla nostra competitività. Se non avremo in breve tempo un governo in grado di capirlo, sarà troppo tardi». Gli oppositori al colpo di stato sostengono che solo il ritorno alla democrazia sarà in grado di attrarre di nuovo investimenti e riportare l’economia tra le priorità. Secondo Than, lo studente-attivista, però, «il paese non è un cantiere: non si può semplicemente mettere un cartello che dice “Lavori in corso”. La democrazia non può aspettare».
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