La moda troppo veloce è un falso problema
Se ne parla da mesi e molti stilisti hanno deciso di ridurre le sfilate, altri di mettere subito in vendita le collezioni, altri di presentarle su Instagram
di Enrico Matzeu – @ematzeu
Negli ultimi tempi il mondo della moda sta riflettendo parecchio sui modi e i tempi di presentare i nuovi capi alle sfilate e poi nei negozi. Gli stilisti stanno rispondendo ognuno a modo suo, chi posticipando o raggruppando le sfilate, chi permettendo di comprare subito gli abiti visti in passerella; c’è chi cerca di integrare ulteriormente il mondo della moda e dei social network – trasmettendo le sfilate in streaming o presentando le collezioni direttamente su Instagram – e chi vuole limitarlo, vietando al pubblico di scattare foto alle sfilate. Come ha scritto Robin Givhan sul Washington Post le domande e le risposte ruotano soprattutto attorno alle aspettative e ai desideri legati al mondo della moda, e alla capacità di acquisto delle persone.
«I clienti comprerebbero davvero abiti estivi in inverno? O preferiscono guardare le vetrine coi vestiti invernali che non possono permettersi di comprare subito? Sono disposti a pagare a prezzo pieno i vestiti appena usciti dalle sfilate? O preferiscono lasciarli prendere un po’ di polvere sulle grucce dei negozi in attesa dei saldi? Se sei uno che punta un abito visto alla sfilata di uno stilista, saresti più soddisfatto da un falso subito disponibile? O aspetteresti l’originale, perché ci tieni al nome dello stilista e a quel che rappresenta? Pagheresti i costi fissati dagli stilisti quando è finalmente disponibile?».
Uno dei problemi di cui si discute di più sono i ritmi eccessivamente veloci, che obbligano gli stilisti a proporre tante collezioni l’anno – molte di più rispetto a prima – per venire incontro alle esigenze dei clienti. Dall’altro lato però la moda è anche lenta, perché i vestiti che si potranno comprare nei negozi sono presentati alle sfilate sei mesi prima, un meccanismo che molti stilisti stessi reputano superato oltre che dannoso per l’azienda, dato che i clienti desiderano comprare subito quello che vedono in passerella. Secondo alcuni i tempi della moda sono stati accelerati dalle catene di fast fashion, che propongono ogni settimana abiti nuovi, secondo altri dalla diffusione dei social network, che mostrano le sfilate in tempo reale.
Nelle scorse settimane alcune aziende hanno detto che cambieranno il modo o i tempi di presentazione delle loro collezioni. Da settembre 2016 Burberry presenterà i suoi capi uomo e donna in un’unica sfilata due volte l’anno e le collezioni non avranno una stagionalità precisa dato che sono rivolti a clienti di tutto il mondo: gli abiti insomma si potranno vendere nei paesi caldi così come in quelli freddi. Sempre da settembre gli abiti delle sfilate si potranno comprare online e nei negozi dal giorno dopo. Lo stesso ha fatto lo stilista Tom Ford: ha cancellato la sfilata prevista per il 18 febbraio alla New York Fashion Week e ha deciso di presentare e vendere i capi per l’autunno direttamente a settembre. In questo modo a visionare le collezioni in anticipo saranno solo i buyer, che dovranno fare gli ordini per i negozi o le catene di vestiti.
Demna Gvasalia, fondatore del marchio Vetements e nuovo direttore creativo di Balenciaga, ha proposto un’altra soluzione ancora contro i tempi troppo veloci della moda. In un’intervista alla rivista di moda Business of Fashion ha detto che con Vetements produrrà due collezioni l’anno che non presenterà alle tradizionali settimane della moda a settembre e a marzo ma le anticiperà rispettivamente a giugno e gennaio, quando solitamente ci sono le pre-collezioni. L’azienda disegna i suoi stessi tessuti e ci vogliono dieci mesi di tempo per ottenere la materia prima: anticipando le sfilate avrà qualche mese in più per raccogliere gli ordini e vendere i vestiti con un po’ di anticipo. L’azienda però è ancora troppo recente – è stata fondata nel 2014 – e troppo piccola per mettere in vendita i capi il giorno dopo le sfilate, soprattutto perché non è in grado di stimare ancora la quantità da produrre.
Massimo Giorgetti, fondatore del marchio MSGM e direttore creativo di Emilio Pucci, sta invece cercando di limitare l’influenza dei social network: durante la sua prossima sfilata, il 28 febbraio a Milano, il pubblico non potrà scattare foto e pubblicarle sui social network. Giorgetti ha spiegato alla rivista di moda Women Wear’s Daily che vengono pubblicate troppe foto di sfilate, casting e backstage, creando molta confusione tra i clienti che finiscono per apprezzare meno i capi quando arrivano nei negozi. Giorgetti cercherà di far uscire le foto su internet solo ad agosto, quando i vestiti saranno già nei negozi.
Lo stilista Wes Gordon invece ha presentato la sua collezione proprio su Instagram, con una serie di mini-video che mostrano le modelle su un tetto, in attesa della metro o durante una pausa.
Come lui, altri stilisti hanno cercato di presentare le loro collezioni in modo meno tradizionale. Tracy Reese lo ha fatto con un film intitolato A Detroit Love Song dedicato alla sua città natale; al rinfresco dopo la proiezione le modelle hanno posato con addosso gli abiti. Diane von Furstenberg ha mostrato la collezione nei suoi studi nel quartiere Meatpacking District di New York: le modelle li indossavano ballando e muovendosi in una sorta di performance artistica.
Givhan sostiene sempre sul Washington Post che il vero problema non sono i tempi troppo veloci della moda ma che gli stilisti non siano in grado di creare qualcosa che colpisca, di cui le persone si ricordino dopo sei mesi, desiderando comprarla. La riflessione in corso ruota attorno alla logistica – come e quando mostrare gli abiti – e non sulla qualità degli abiti stessi. «Gli appassionati di cinema non vedono l’ora che esca un film dopo l’uscita, mesi prima di un trailer. Perché gli appassionati di moda non dovrebbero fare lo stesso per un oggetto che è stato mostrato mesi prima in una sfilata stupefacente? Non c’è niente di straordinario per cui valga la pena aspettare?».