Chi sono i “cattodem”?
Storie, nomi e provenienze dei senatori del PD che si oppongono alla stepchild adoption
Nelle ultime settimane la discussione politica attorno al ddl Cirinnà sulle unioni civili è girata attorno anche a una ventina di senatori del Partito Democratico che si sono opposti ad alcune parti della proposta. Questi senatori – definiti dalla stampa “cattodem”, anche se naturalmente ci sono moltissimi cattolici anche tra i senatori PD favorevoli al ddl Cirinnà – hanno chiesto l’eliminazione o una modifica sostanziale dell’articolo 5 del ddl, quello che riguarda la “stepchild adoption“.
La situazione, in breve
Come ha scritto il direttore di Repubblica, Mario Calabresi, la presenza dei cosiddetti “cattodem” è uno dei problemi che la scorsa settimana hanno bloccato la legge e che rischiano di far saltare la stepchild adoption dall’accordo che bisognerà trovare per sbloccare la situazione. Negli ultimi giorni si è parlato molto della decisione del Movimento 5 Stelle di non votare il cosiddetto “supercanguro”, un emendamento che avrebbe permesso di evitare di votare su tutti gli emendamenti dell’opposizione – alcuni pretestuosi – e approvare la legge in tempi brevi. Senza il “supercanguro“, inoltre, per molti di questi emendamenti potrebbe essere disposto il voto segreto e i “cattodem” potrebbero approfittarne per votare con l’opposizione.
La legge sulle unioni civili ha avuto un percorso parlamentare tormentato e fin dall’inizio, quando il primo testo è stato presentato pochi mesi dopo le elezioni del 2013, è stata ostacolata – tra gli altri – anche da alcuni parlamentari del PD. Nelle ultime settimane, mentre dopo anni di difficoltà il provvedimento si preparava ad essere discusso, quest’opposizione ha manifestato in maniera sempre più pubblica i suoi dubbi. Lo scorso gennaio, per esempio, 37 deputati del PD hanno firmato un documento in cui chiedevano di modificare la legge ed eliminare la parte relativa alla stepchild adoption.
I senatori non hanno fatto circolare nessun documento in particolare, ma a un certo punto il sito Gay.it ha pubblicato una lista di 36 senatori del PD descrivendoli come contrari alle legge; nei giorni successivi, e in seguito alle dichiarazioni di alcuni dei senatori coinvolti, la lista è stata ridotta a 23 nomi. Si tratta grossomodo degli stessi senatori PD che hanno firmato una decina di emendamenti al ddl Cirinnà e che sono identificati dalla stampa come i cosiddetti “cattodem”.
I “renziani”
I più decisi tra i “cattodem” hanno tutti appoggiato in passato, o appoggiano tuttora, il segretario del PD e presidente del Consiglio Matteo Renzi. La più famosa è Rosa Maria Di Giorgi, eletta al Senato nel 2013 dopo aver vinto le primarie per i parlamentari organizzate dal PD l’anno prima. Ha 61 anni ed è stata assessore al comune di Firenze nella giunta di Matteo Renzi. Il Foglio l’ha definita la “super renziana” che lotta “per sconfiggere Renzi sulla stepchild adoption”.
Stefano Lepri è un altro “cattodem” molto importante e attivo. Lepri è il primo firmatario di diversi emendamenti presentati al ddl Cirinnà, ha 55 anni, è nato a Firenze ma ha fatto gran parte della sua carriera politica in Piemonte. Nel 2012, alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio, si schierò per Matteo Renzi e contro Pierluigi Bersani. Lepri ha lavorato a lungo in alcune cooperative cattoliche e ha iniziato la sua carriera politica nel Partito Popolare Italiano; poi è passato nella Margherita ed è stato assessore alle Politiche sociali e Sanitarie a Torino nella giunta di Sergio Chiamparino.
Roberto Cociancich non ha fatto molte dichiarazioni pubbliche sul tema, ma nei suoi interventi in Senato ha comunque chiesto “maggior tempo” per discutere le implicazioni della stepchild adoption. La sua firma non compare in nessuno degli emendamenti presentati dai “cattodem”, ma secondo le ricostruzioni dei giornali era uno dei senatori che hanno partecipato alla riunione con il ministro Boschi e il capogruppo Zanda in cui i “cattodem” hanno detto che non avrebbero votato il “supercanguro”. Cociancich è un avvocato di Milano ed è l’ex capo scout di Matteo Renzi. Oggi è presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scautismo. Nel 2013 fu eletto nella quota di 17 senatori scelti direttamente dal PD al momento di comporre le liste elettorali.
Raffaele Ranucci è un importante senatore romano, descritto come amico di Walter Veltroni e che ora sostiene Renzi; è stato il relatore del ddl sulla riforma della RAI. Ranucci è uno dei parlamentari che dichiarano il reddito più alto: possiede uno yacht a vela degli anni Trenta che si dice sia appartenuto ad Adolf Hitler e diversi alberghi, tra cui l’Holiday Inn di Roma, è stato vicepresidente della Roma, dirigente della Federcalcio e membro del comitato per le Olimpiadi di Roma 2004 (quelle poi ottenute da Atene). Oggi fa parte del comitato per le Olimpiadi di Roma 2024. Sulla legge Cirinnà non si è esposto molto pubblicamente, ma tra le sue altre proposte che si ricordano c’è quella per ridurre a dodici il numero delle regioni italiane.
Ci sono poi Stefano Collina (secondo firmatario dell’Italicum), Vincenzo Cuomo e Giorgio Santini, che hanno firmato gli emendamenti sostenuti dai “cattodem” e hanno appoggiato Renzi alle primarie del 2013 e in alcuni casi anche a quelle del 2012. Anche la senatrice siciliana Venera Padua, eletta in Senato dopo aver ottenuto il maggior numero di voti nelle primarie per i parlamentari in Sicilia nel 2012, appoggiò Renzi nel 2013. Oggi, sulla stepchild adoption, dice: «È molto tempo che il nostro paese attende una legislazione sulle coppie omoaffettive ma questo non implica assolutamente l’idea di avallare il possibile scardinamento del sistema familiare ed ammettere l’introduzione implicita di pratiche finora vietate dalla legge».
La minoranza
Tra i cattodem sono numerosi anche gli appartenenti alla minoranza del PD. Il più celebre è probabilmente Paolo Corsini, 68 anni, per tre volte sindaco di Brescia. Si definisce un cattolico di sinistra e negli ultimi mesi ha criticato spessissimo il governo sulla riforma costituzionale, il Jobs Act e la legge elettorale. In un’intervista sulla stepchild adoption, ha detto: «Nutro contrarietà nei confronti delle politiche liberistiche in capo economico e a maggior ragione non potrò mai accettare la mercantizzazione del corpo della donna».
Emma Fattorini insegna Storia della chiesa all’università la Sapienza di Roma e nel 2013 venne candidata senza fare le primarie parlamentari del PD ma per scelta diretta dell’allora segretario Pierluigi Bersani, in Basilicata. Sul ddl Cirinnà la sua posizione è molto dura: a gennaio ha detto che la legge rischiava di essere incostituzionale. Anche Laura Fasiolo proviene dall’area di Bersani e alle primarie del 2013 si schierò a favore della candidatura di Gianni Cuperlo a segretario del PD. Nella discussione in Senato ha espresso i suoi dubbi sulla stepchild adoption perché aprirebbe “alla pratica dell’utero in affitto”.
Gli altri
Altri senatori che osteggiano la legge non provengono dal PD, anche se oggi ne fanno parte. È il caso per esempio di Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato, che ha espresso pubblicamente la sua contrarietà alla stepchild adoption. Lanzillotta ha avuto una carriera politica piuttosto movimentata ed è entrata e uscita dal PD diverse volte. Dopo aver fatto parte del PD, alle elezioni del 2013 è stata eletta con Scelta Civica, per poi passare di nuovo al PD. Un percorso simile a quello di Gianpiero Dalla Zuanna, professore di demografia all’università di Padova, eletto con Scelta Civica e passato al PD nel 2014. Dalla Zuanna è l’autore di un discusso emendamento – firmato da quasi tutti i cattodem, compresi de Giorgi, Fattorini, Fasiolo, Collina, Cuomo e Santini – che prevede il carcere fino a 12 anni per chi pratica la gestazione per altri anche all’estero, nei paesi in cui è legale.