In Bolivia hanno vinto i No
Il presidente Evo Morales ha perso il referendum sulla riforma costituzionale che gli avrebbe permesso di ricandidarsi un'altra volta nel 2019
Aggiornamento del 24 febbraio: Dopo due giorni dal voto il conteggio dei voti è arrivato al 99,7 per cento e i No hanno vinto con il 51,3 per cento e circa 130.000 voti di vantaggio rispetto ai Si, arrivati al 48,7 per cento: la riforma costituzionale che avrebbe permesso all’attuale presidente Evo Morales di candidarsi per un terzo mandato nel 2019 è stata respinta. I dati ufficiali, arrivati con un certo ritardo per via del lento conteggio dei voti delle zone rurali, hanno confermato gli exit poll di domenica 21. Nelle città ha vinto quasi ovunque il No, mentre il Si ha vinto nel resto del paese.
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In Bolivia si stanno contando i voti del referendum per confermare la modifica alla Costituzione che permetterebbe all’attuale presidente, Evo Morales, di candidarsi per un terzo mandato nel 2019. I principali exit poll danno per vincenti i No, seppure di poco: secondo le rilevazioni di Mori hanno vinto i No con il 51 per cento dei voti, contro il 49 per cento dei Sì; per Ipsos i No sono al 52,3. In entrambi i casi la differenza è molto vicina al margine di errore e per questo motivo nessuna delle due parti ha ancora ammesso la sconfitta. Il conteggio dei dati reali è arrivato al 72,5 per cento, con una più marcata affermazione dei No: sono al 56,5 per cento contro il 43,2 per cento dei Sì. Le autorità boliviane dicono che è ancora presto per stabilire chi abbia vinto e che sarà necessario attendere il resto dei dati reali, che saranno comunicati nella mattina di lunedì in Bolivia (le 15 in Italia).
Il vantaggio del No ha portato comunque i suoi sostenitori a iniziare i festeggiamenti in alcune città. A La Paz sono stati accesi alcuni fuochi d’artificio, cosa che ha fatto innervosire chi aveva fatto campagna per il Sì. Il vicepresidente della Bolivia, Alvaro Garcia Linera, ha invitato alla calma e ha detto che a questo punto qualsiasi festeggiamento è da considerarsi prematuro. Jorge “Tuto” Quiroga, ex presidente e attuale leader dell’opposizione, ha chiesto che lo spoglio delle schede sia effettuato in modo regolare e ha detto di temere brogli ai seggi.
Evo Morales, un ex coltivatore di coca e il primo boliviano di origine indio a essere stato eletto presidente, è al potere da dieci anni, da quando vinse le elezioni presidenziali del 2005. Ha goduto per anni di consensi altissimi e ancora oggi è un leader molto popolare, ma la sua lunga permanenza al potere ha iniziato a procurargli critiche e accuse di autoritarismo; recentemente sono emersi scandali di corruzione che riguardano persone a lui vicine. Morales è un leader di sinistra radicale, ha posizioni socialiste e nei suoi discorsi attacca spesso gli Stati Uniti, la globalizzazione e le grandi società multinazionali. Fino a oggi Morales era considerato uno dei pochi leader della sinistra sudamericana ad essere rimasto immune al generale calo di consensi dei leader del continente.
Nel 2014 Morales ha vinto per la terza volta le elezioni presidenziali con più del 60 per cento dei voti. Nel 2009 ha cambiato la Costituzione, ha vinto di nuovo le elezioni nell’autunno dello stesso anno e si è candidato di nuovo nel 2014, sostenendo che visto che era cambiata la Costituzione la candidatura doveva essere contata come “seconda” e non “terza”. Parte del suo successo è dovuto alla situazione economica della Bolivia: in dieci anni il PIL del paese è triplicato e la povertà si è ridotta di un terzo.