Di chi è colpa
Del PD, di Renzi, del M5S, e delle bugie raccontate a destra, spiega il direttore di Repubblica a proposito dello "spettacolo penoso" del fallimento sulle unioni civili
Il direttore di Repubblica Mario Calabresi ha commentato oggi in prima pagina sul quotidiano lo “spettacolo sconfortante e penoso” del punto apparentemente morto a cui è arrivata la proposta di legge sulle unioni civili, “la pallida copia di una legge che esiste da tempo nel resto dell’Occidente, niente di rivoluzionario. Una legge che dovrebbe servire a sanare due ritardi storici e a rispondere a cambiamenti profondi delle nostre società”. Analizzando nella seconda parte dell’articolo – superata la parte sull’imbarazzo e lo scoramento – quali siano stati gli sbagli e le colpe di chi ha concorso all’attuale situazione.
Chi sono i responsabili di questa situazione grottesca e grave? Non è difficile rispondere: il Pd, Renzi e il Movimento 5 stelle. Questi ultimi hanno dimostrato ancora una volta di non essere interessati a fare politica, nel senso nobile del termine: mettersi in gioco, fare la differenza nella vita delle persone, caricarsi scelte complesse e difficili con senso di responsabilità. La cosa che hanno imparato meglio in questi pochi anni di presenza in Parlamento è il vizio di fare giochini tattici, sono diventati professionisti di quei voltafaccia che si pensava appartenessero a stagioni passate.
Il Pd aveva un problema interno ma non è stato capace di affrontarlo per tempo e con chiarezza e alla fine, molto ingenuamente, si è fidato dei grillini nella speranza che fossero loro a sciogliere i nodi e ad evitare il confronto tra le anime del partito.
Il presidente del Consiglio ha creduto che si potesse approvare una legge di questo tipo senza metterci fino in fondo la faccia e senza un vero confronto con gli alleati di governo, nella convinzione che bastasse avere il merito di appoggiare il testo Cirinnà qualunque fosse la sorte finale. Non si può pensare che vittoria, sconfitta e pareggio siano cose ugualmente tollerabili, ci vuole il coraggio di definirsi, di scendere in battaglia, anche a costo di polemiche e rotture.
Il tutto è stato peggiorato e reso indigesto da un dibattito pubblico pessimo, fazioso, inquinato dagli estremismi e dalle falsificazioni. Un dibattito in cui è mancata la serenità da ogni parte e in cui i termini del confronto sono stati resi irriconoscibili. In nessuna parte della legge si prevede che una coppia omosessuale possa chiedere di adottare un bambino (si prevede invece che il coniuge abbia il diritto di adottare il figlio naturale del compagno) ma il messaggio è passato così in tanta parte dell’opinione pubblica. Così come non si parla mai di utero in affitto, una pratica vietata in Italia che ci rimanda allo sfruttamento di donne povere e deboli, una pratica che sembra apparsa sulla scena solo oggi per le coppie gay quando è invece utilizzata da tempo da coppie eterosessuali che non riescono ad avere figli.
(leggi per intero su Repubblica)