Che cos’è il “supercanguro”?
Se ne sente parlare oggi per la discussione del ddl Cirinnà: è una tattica parlamentare che serve a sveltire il voto di una legge, ma è una cosa diversa dal "canguro"
Oggi in Senato è in corso la discussione sul ddl Cirinnà e le forze parlamentari – se non verrà accolta la proposta del Partito Democratico di rinviare la discussione – dovranno decidere cosa fare con il “supercanguro”, un emendamento che se dovesse passare permetterebbe di sveltire molto la discussione della legge, eliminando la discussione di centinaia di emendamenti presentati dalle opposizioni e che secondo la maggioranza servono solo per fare ostruzionismo. Quello di cui si parla oggi non è quindi il “canguro“, di cui si è già molto discusso in passato, ma una cosa un po’ diversa e con meno precedenti. Per capirla bisogna fare un passo indietro è avere chiaro cosa sono gli emendamenti, cioè le “modifiche” al testo di una legge che il Parlamento sta discutendo.
Quando una nuova legge, nel suo percorso di approvazione, arriva in Parlamento, i deputati hanno la facoltà di proporre modiche al testo. Gli emendamenti vengono presentati dai parlamentari e devono poi essere discussi e votati. Nella loro accezione più nobile, gli emendamenti servono per dare la possibilità al parlamento di cambiare la sostanza di una legge o correggerne errori prima dell’approvazione finale. A volte, tuttavia, le opposizioni ne presentano migliaia e migliaia, con il solo scopo di rallentare o bloccare una legge (si chiama “ostruzionismo”). In genere questo tipo di emendamenti modificano singole parole o congiunzioni del testo originale (come le virgole del testo, che in una legge sono importanti quanto le parole o il loro ordine): Calderoli, per esempio, sostiene di avere creato un programma in grado di produrre migliaia di questi “micro-emendamenti” in pochissimo tempo.
Per difendersi da queste pratiche che rallentano di molto il lavoro del parlamento, la maggioranza parlamentare ha a disposizione una serie di strumenti parlamentari, a cui spesso vengono dati nomi strani: tagliola, ghigliottina e canguro. Quella che viene chiamata “canguro” è una procedura esplicitamente prevista dal regolamento della Camera e assunta per “analogia” anche dal Senato. In sostanza, il presidente della Camera o del Senato può decidere di accorpare in un unico voto tutti gli emendamenti simili o che differiscono soltanto per pochi particolari: se molti emendamenti diversi non fanno altro che modificare la posizione di una virgola, possono in questo modo essere votati tutti insieme e più velocemente.
E quindi cos’è il supercanguro?
Il vero “canguro”, quello che mettono in atto i presidenti di Camera e Senato, ha una storia parlamentare lunga e consolidata. È stato introdotto nel 1971 nel regolamento della Camera e poi utilizzato al Senato nel 1996, nel 2002 e nel 2004 (mentre in un numero molto più alto di volte si è solo minacciato di usarlo). Per quanto il suo utilizzo susciti ogni volta grandi polemiche, il “canguro” è ampiamente inscritto nella prassi parlamentare.
In questi giorni, tuttavia, non si sente parlare semplicemente di “canguro”, ma di “emendamento canguro”, quindi di una modifica alla legge presentata da un parlamentare, come ogni emendamento. Il motivo è che quello su cui dovranno decidere oggi i senatori non è un “vero canguro”: è un emendamento presentato dal Senatore del Partito Democratico Andrea Marcucci che serve a ottenere gli stessi effetti del “canguro”, ma con una procedura diversa. L’emendamento Marcucci modifica gran parte del ddl Cirinnà, ma riproponendo un testo sostanzialmente identico. In questo modo, la legge risulta quasi completamente “riscritta” (anche se solo formalmente: gli articoli in realtà sono uguali a prima) e quindi tutti gli emendamenti successivi, che modificavano la legge “originale” decadono automaticamente perché “formalmente” non c’è più una legge “originale” da modificare. Quindi: c’era un testo di legge e molti emendamenti che lo modificavano nella forma, per difendersi la maggioranza fa approvare per primo un emendamento che modifica “formalmente” la legge, ma lasciandone inalterato il contenuto, facendo così perdere di senso a tutti gli emendamenti che erano stati presentanti per modificare il testo originale.
“L’emendamento canguro” è una novità praticamente assoluta di questa legislatura e ha causato grande dibattito tra i costituzionalisti. Fino ad ora era stato utilizzato soltanto un’altra volta, lo scorso gennaio, durante la discussione sulla legge elettorale. L’inventore di questa nuova tattica parlamentare, come lui stesso l’ha definita, è il senatore del PD Stefano Esposito, che con il suo emendamento battezzato “Espositum” riuscì ad eliminare migliaia di emendamenti alla legge elettorale. Le opposizioni, all’epoca come oggi, hanno chiesto al presidente del Senato di non ammettere questa novità, ma fino ad oggi le loro richieste sono state respinte.