In Perù cresce Keiko Fujimori
In testa ai sondaggi per le elezioni che si terranno ad aprile c'è la figlia dell'ex presidente Fujimori, che oggi è in carcere per violazione dei diritti umani
Il 10 aprile in Perù si terranno le elezioni presidenziali. Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto locale Encuestas il 10 febbraio, la candidata che sta raccogliendo maggiore consenso tra gli elettori è Keiko Fujimori, leader del partito di centrodestra Fuerza Popular. Fujimori è figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, che ha governato il paese dal 1990 al 2000 e oggi si trova in carcere dopo essere stato condannato a 25 anni di reclusione nel 2009 per l’omicidio di 30 persone, sequestro di persona e violazione dei diritti umani. Keiko Fujimori, secondo il sondaggio, è sostenuta dal 39 per cento degli elettori.
Fujimori ha 40 anni ed è chiamata “La China” (“la cinese”), un soprannome che è il calco di quello assegnato al padre, detto “El Chino” nonostante la sua famiglia sia di origini giapponesi e non cinesi. Durante il secondo mandato di Alberto Fujimori, dal 1995 al 2000, l’allora ventenne Keiko Fujimori svolse praticamente il ruolo di first lady dopo la separazione dei genitori, accompagnando il padre nei viaggi di stato. Dal 2006 Keiko Fujimori è parlamentare e nel 2011 si candidò alle elezioni presidenziali, ma fu battuta al secondo turno dall’ex militare di estrema sinistra – ora presidente uscente – Ollanta Humala.
Ollanta Humala è il leader del Partido Nacionalista Peruano, che ha posizioni nazionaliste considerate vicine a quelle dei partiti di altri paesi dell’America Latina della cosiddetta “Pink Tide”: “l’onda” dei partiti di sinistra sudamericani rinati a partire dai primi anni Duemila. Nel 2000 Humala guidò un tentativo di colpo di stato contro Alberto Fujimori e per questo fu espulso dall’esercito, anche se, dopo la destituzione dell’allora presidente, ricevette l’amnistia. Alle elezioni del 2011 si distanziò dalla linea politica dell’allora presidente venezuelano Hugo Chávez – da cui aveva ricevuto sostegno ufficiale alle presidenziali precedenti, nel 2006 – e si presentò come un candidato più vicino alle posizioni moderate del brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Oggi Humala è il presidente sudamericano meno popolare tra i cittadini del suo paese: poco dopo le elezioni del 2011 ha invitato le compagnie minerarie a cui si era opposto durante la campagna elettorale a investire in Perù, e così ha perso parte del consenso della sua base; durante il mandato ha sostituito molto spesso i ministri del governo, sia perché giudicati “troppo di sinistra” sia perché accusati di corruzione. La stessa first lady Nadine Heredia è stata sospettata di alcune irregolarità finanziarie. Tuttavia l’economia del Perù è cresciuta dal 2011 al 2014: solo nel 2015 c’è stata una diminuzione del PIL.
In Perù il presidente è sia capo dello stato che capo del governo; ha un mandato di cinque anni che si conclude sempre il 28 luglio, data che ricorda l’indipendenza dalla Spagna nel 1821. Nel 2006 è stato reintrodotto il divieto per un presidente uscente di candidarsi per un secondo mandato consecutivo; la costituzione voluta nel 1993 da Alberto Fujimori, invece, consentiva la rielezione consecutiva.
Gli altri candidati alle presidenziali
In totale i candidati alle presidenziali sono 19. Il secondo per preferenze nel sondaggio di Encuestas è l’economista Julio Guzmán, leader del partito centrista Todos por el Perú, con il 20 per cento. Dall’inizio dell’anno il consenso nei confronti di Guzmán è molto cresciuto: a gennaio un sondaggio lo dava al 5 per cento. Guzmán si propone come un outsider della politica e come un’alternativa più giovane (ha 46 anni) a un altro candidato importante, Pedro Pablo Kuczynski, ex primo ministro ed economista che ha 74 anni.
Kuczynski, secondo il sondaggio del 10 febbraio, avrebbe oggi il 13 per cento dei voti. È il candidato del partito Peruanos Por el Kambio (PPK); il nome del partito è scritto in modo scorretto (“cambiamento” in spagnolo si scrive “cambio”) affinché la sigla sia la stessa del nome del candidato. Kuczynski è stato per la prima volta un membro del governo peruviano dal 1980 al 1982, quando era ministro dell’Energia e delle Miniere durante la presidenza di Fernando Belaúnde Terry. Ha lavorato per la Banca Mondiale, per il Fondo Monetario Internazionale e per altre istituzioni bancarie internazionali. È stato ministro delle Finanze dal 2001 al 2002 e dal 2004 al 2005, e primo ministro tra il 2005 e il 2006: sempre durante la presidenza di Alejandro Toledo Manrique. Kuczynski, che per parte di madre è cugino del regista francese Jean-Luc Godard, ha rinunciato alla cittadinanza americana a novembre per correre come candidato alle elezioni del Perù: ha compiuto questo gesto per distinguersi da Alberto Fujimori e rispondere alle critiche di essere troppo vicino agli Stati Uniti. Nel 2000 infatti l’ex presidente Alberto Fujimori aveva evitato l’arresto grazie alla sua doppia nazionalità giapponese: accusato di corruzione per l’operato del suo governo, era fuggito in Giappone, dove non c’è estradizione per chi ha la nazionalità giapponese, e fu arrestato solo nel 2005 quando si trovava in visita in Cile. A ottobre Kuczynski ha ricevuto il sostegno ufficiale dello scrittore Premio Nobel Mario Vargas Llosa, che ha idee conservatrici. Nel 1990 Vargas Llosa si candidò a presidente del Perù, ma fu battuto proprio da Alberto Fujimori.
Gli altri candidati raccolgono tutti meno del 10 per cento dei consensi, secondo il sondaggio di Encuestas. L’imprenditore César Acuña si fermerebbe al 9 per cento, mentre Alan García Pérez (già presidente dal 1985 al 1990 e dal 2006 al 2011) risulta avere solo il 5 per cento. Il candidato del partito del presidente Humala è Daniel Urresti, che avrebbe circa il 2 per cento dei consensi secondo Encuestas. Se nessun candidato otterrà il 50 per cento dei voti il 10 aprile, il primo e il secondo candidato andranno al ballottaggio a giugno.
La linea politica di Keiko Fujimori
La sociologa dell’Istituto di Studi Peruviani di Lima Maria Isabel Remy, intervistata da Bloomberg, ha detto che ultimamente sempre più peruviani prendono in considerazione i lati positivi della presidenza di Alberto Fujimori, oltre a quelli negativi, e che i peruviani vorrebbero un “governo forte e autoritario”. Keiko Fujimori condivide alcune delle idee del padre, per esempio il sostegno al libero mercato e le posizioni conservatrici sulle tasse: secondo l’analisi di Bloomberg, negli anni queste politiche, che sono state sostenute anche dai successori di Alberto Fujimori, hanno diminuito gli effetti dell’inflazione e hanno stimolato la crescita economica del paese.
Allo stesso tempo Keiko Fujimori ha criticato alcuni aspetti dei governi del padre. In particolare ha criticato la sterilizzazione forzata delle donne nelle comunità povere delle Ande. Fujimori ha inoltre elogiato il lavoro della “Comisión de la Verdad y Reconciliación”, una commissione che ha investigato sulle violenze commesse per ragioni politiche dagli anni Ottanta al 2000, e ha escluso dalla lista dei suoi candidati al Parlamento i maggiori difensori di suo padre, nonostante lui non abbia apprezzato questa decisione e lo abbia detto pubblicamente attraverso i suoi avvocati.
Hoy en una jornada maratónica en Lambayeque. ¡Seguimos avanzando! ¡Vamos #KonFuerza! pic.twitter.com/k8NyMO8CQk
— Keiko Fujimori (@KeikoFujimori) February 11, 2016
Per quanto riguarda la condanna e la detenzione di suo padre, Keiko Fujimori ha detto che, se eletta, continuerà la battaglia legale per provare la sua innocenza, ma non ha fatto riferimento a una grazia presidenziale, come aveva fatto invece durante la campagna per le elezioni del 2011. Continua comunque a sostenere l’innocenza del padre, che ora ha 77 anni e ha alcuni problemi di salute, finora giudicati non abbastanza gravi da autorizzare gli arresti domiciliari.