Cosa si dice di “Deadpool”
Un nuovo film di supereroi dissacrante e volgare sta guadagnando tantissimo negli Stati Uniti: in Italia esce il 18 febbraio
Giovedì 18 febbraio uscirà nelle sale italiane Deadpool, un nuovo film di supereroi basato sull’omonimo personaggio della Marvel. Deadpool è già uscito negli Stati Uniti venerdì scorso ed è diretto da Tim Miller, al suo primo film da regista (prima aveva lavorato come direttore creativo per i titoli di testa di Millenium – Uomini che odiano le donne e per il secondo film della saga di Thor). Il protagonista del film è Ryan Reynolds, un attore canadese famoso soprattutto per il ruolo di Hannibal King in Blade: Trinity e per quello di Lanterna Verde nel film del 2011 basato sul supereroe dei fumetti della casa editrice DC. Reynolds aveva già interpretato Deadpool nel film X-Men le origini: Wolverine. Tra gli altri attori di Deadpool c’è anche Morena Baccarin, famosa soprattutto per la serie Homeland. Il film è uno dei più attesi blockbuster dell’anno, e negli Stati Uniti se ne parla da diversi mesi, anche grazie a un’efficace campagna promozionale che ha giocato sulla caratteristica principale e più insolita del personaggio, cioè il senso dell’umorismo.
Nel suo primo weekend nei cinema Deadpool ha fatto incassi enormi: solo negli Stati Uniti ha guadagnato 135 milioni di dollari, battendo di 45 milioni il record di Cinquanta sfumature di grigio per gli incassi nel weekend di San Valentino. Deadpool è stato anche il film più di successo nel suo primo weekend negli Stati Uniti tra quelli classificati come “R” dalla Motion Picture Association of America (quelli che richiedono l’accompagnamento di adulti per i minori di 17 anni) e quello che ha incassato di più nel suo primo weekend tra quelli distribuiti dalla 20th Century Fox (il record precedente era di Star Wars: La vendetta dei Sith). Complessivamente, in tutto il mondo Deadpool ha già incassato 260 milioni di dollari, per un budget stimato intorno ai 58 milioni: un successo enorme, in sostanza.
Deadpool nei fumetti
Il personaggio di Deadpool apparve per la prima volta nel 1991, nel numero 98 della serie Nuovi Mutanti della Marvel: venne creato dallo sceneggiatore Fabian Nicieza e dal disegnatore Rob Liefeld. Il vero nome di Deadpool è Wade Wilson: dopo un’infanzia difficile – sua madre muore di cancro, suo padre è violento – Wilson si arruola nell’esercito canadese e diventa poi un mercenario. Quando Wilson scopre di essere malato terminale di cancro, il governo canadese gli offre la possibilità di partecipare a un progetto speciale chiamato “Arma X”: gli viene così impiantato uno speciale fattore rigenerante simile a quello del supereroe Wolverine. Dopo l’operazione Wilson acquisisce la capacità di guarire istantaneamente dalle ferite, ma rimane sfigurato in volto e nel corpo da rughe e cicatrici.
Quello di Deadpool è un classico esempio di anti-eroe, un personaggio positivo con metodi però non convenzionali e discutibili, per il quale il fine giustifica i mezzi (molto diverso quindi da supereroi come Spiderman e Superman). Anche supereroi più oscuri e sfaccettati come Batman sono riluttanti a uccidere quando non è strettamente necessario: non uccidere un nemico è in molti fumetti quello che definisce il supereroe. Come ha fatto notare Vox, i rari casi in cui un supereroe uccide un nemico sono «punti di svolta per quanto riguarda la loro moralità». Deadpool invece è un personaggio che ricorre spesso alla violenza non giustificata, e che apparentemente è privo di una moralità ben definita. Questa sua caratterizzazione è dovuta soprattutto al contesto culturale in cui fu creato: alla fine degli anni Ottanta gli autori di fumetti di supereroi avevano cominciato a scrivere storie più drammatiche, violente e esplicite sessualmente, in risposta a decenni di rigida osservanza del “Comics Code”, una serie di regole che dovevano seguire i fumetti americani, e che tra le altre cose escludevano contenuti troppo violenti o sessuali. Sono gli anni in cui, per esempio, uscì Watchmen, il famoso fumetto di Alan Moore che fu tra i primi a utilizzare un linguaggio più sfaccettato, complesso e violento.
L’altra principale caratteristica di Deadpool è l’umorismo, la parlantina, a cui deve il soprannome di “Mercenario chiacchierone”. Nei fumetti Deadpool rompe spesso “la quarta parete”, rivolgendosi direttamente al lettore e dimostrandosi consapevole del fatto di essere un personaggio di un fumetto, facendo addirittura battute sui molti stereotipi e cliché del mondo dei supereroi: in questi momenti i suoi “balloon” sono colorati di giallo. Deadpool è anche un grande appassionato di serie tv e film, e nel fumetto ci sono spesso riferimenti e citazioni. Fin dall’inizio Deadpool è stato un soggetto con il quale gli sceneggiatori e i disegnatori della Marvel hanno potuto sperimentare e “spingersi oltre”, sia nella forma sia nei contenuti: negli anni ad esempio ci sono stati indizi riguardo la possibile bisessualità del personaggio. Questa libertà aumentò quando nel 1997 Deadpool diventò il protagonista di una serie propria, sulla quale la Marvel esercitò poco controllo editoriale: Joe Kelly, il primo sceneggiatore della nuova serie (che fu disegnata da Ed McGuinness), ha spiegato che tutti si aspettavano che sarebbe stata chiusa a breve, quindi a nessuno interessava realmente cosa scriveva.
«Deadpool, Deadpool, Deadpool, da quanto tempo non ci vediamo?» «Dal numero 16. Grecia… Come va, Bullseye?»
«Bel costume, Spidey! Qual è il tuo simbolo?» «Il cancro, credo»
«Sa niente di scienza, signor Wilson?» «Ho tutti gli episodi di Star Trek, Quello classico. Non quello con quel tizio calvo che sembra il Professor X»
Alla fine degli anni Novanta Deadpool si affermò come fumetto brillante e innovativo, che affrontava temi delicati come il cancro o la schizofrenia – Deadpool tra le altre cose sente le voci – in maniera dissacrante. Lo humour e l’originalità fecero di Deadpool un fumetto di culto tra gli appassionati, e l’abilità di Kelly e di Christopher Priest – lo sceneggiatore che lo sostituì nel 1999 – nel mantenere alto il livello delle storie e delle battute numero dopo numero impedirono che diventasse monotono, come invece successe ad altri personaggi più negativi e oscuri in quegli anni. Negli ultimi anni, come ha scritto Vox, Marvel ha cercato di «enfatizzare l’idea che dietro tutta la sua offensività, Deadpool ha un’anima», mettendo in mostra il suo lato più umano e compassionevole e raccontandone in un certo senso il percorso di maturazione psicologica: le sue battute nei fumetti più recenti sono diventate spesso un meccanismo difensivo per nascondere fragilità e incertezza.
E il film?
Deadpool racconta la storia del supereroe partendo da quando è un mercenario di New York che scopre di avere il cancro e che si sottopone a un’operazione sperimentale, acquisendo i superpoteri. Nel film Deadpool cerca di vendicarsi di Francis Freeman, il dottore che lo ha operato: nel farlo è aiutato dagli X-Men Colosso e Testata Mutante Negasonica.
Di un film sul personaggio di Deadpool si parla da molti anni, ma si decise di farlo davvero dopo il successo di X-Men le origini: Wolverine nel 2009, nel quale Reynolds lo aveva già interpretato (e il film infatti, almeno in teoria, dovrebbe essere uno spinoff degli X-Men). A partire dalla proiezione del primo trailer al Comic-Con di San Diego del 2015, c’è stata una grande eccitazione online in attesa del film, alimentata dall’estesa copertura mediatica dedicata dai siti di news. La campagna promozionale del film ha avuto un grande successo: una trovata particolarmente apprezzata dai fan è stata presentare scherzosamente il film come una tipica commedia da weekend di San Valentino. A Los Angeles è anche stato allestito un cartellone pubblicitario con sopra due emoji – un teschio e una cacca – e una “L” al posto del titolo del film (dead-poo-L).
This Valentine’s Day, fall in love with #Deadpool. pic.twitter.com/ScQWrpXXmx
— Deadpool Movie (@deadpoolmovie) January 11, 2016
This idiotic/brilliant billboard is why I'm all in on the DEADPOOL movie. I'm an easy lay. pic.twitter.com/jSRorPvaCp
— Patton Oswalt (@pattonoswalt) January 13, 2016
Lo stesso Ryan Reynolds su Twitter ha partecipato alla promozione del film, prendendo in giro chi non aveva capito il cartellone con gli emoji.
https://twitter.com/VancityReynolds/status/687491581125984260/photo/1
Oltre al successo commerciale, Deadpool ha avuto perlopiù recensioni positive – entusiaste, spesso – dai critici. Il film, secondo chi lo ha visto, è molto fedele allo stile dissacrante e ironico del fumetto: già nei titoli di testa, per esempio, al posto dei nomi dei personaggi compaiono alcuni dei principali cliché dei film di supereroi, come “cattivo britannico”, “comic relief” (cioè quello che sdrammatizza), “adolescente lunatico”, “un cameo gratuito”. Come il fumetto, anche il film è poi pieno di scene violente, di sesso e di volgarità. Il Guardian ha dato al film tre stelle su cinque, mentre Variety ha scritto che è un «toccasana» se confrontato con i film del Marvel Cinematic Universe (come gli Avengers o Thor), e che «usa quel trucco molto postmoderno di cavarsela con le formule e i cliché semplicemente mettendoli in mostra». L’Hollywood Reporter ha apprezzato le battute sull’universo Marvel e sulla cultura pop in generale: e dice che per la prima volta il tradizionale cameo di Stan Lee, il famosissimo autore della Marvel che compare in tutti i film sui supereroi della casa editrice, è davvero divertente. Rotten Tomatoes, tra i più importanti aggregatori online di recensioni, ha dato al film un punteggio di 84/100 basandosi sulle critiche, e di 95/100 sulle opinioni degli utenti. Metacritic, normalmente più severo nelle valutazioni, ha dato al film rispettivamente 65/100 e 8,6/10.