Da dove vengono i loghi delle case editrici italiane
Perché Einaudi ha uno struzzo? Il simbolo di Adelphi cos'è? E perché E/O ha scelto una cicogna?
di Marco Verdura – @ilverdura
Nonostante la vecchia storia di non giudicare un libro dalla copertina, le case editrici sanno che l’aspetto di un libro è fondamentale per attirare e convincere un lettore a comprarlo. Allo stesso modo, sono importanti la grafica e il logo: colori sparati e titoloni si rivolgono subito a un certo tipo di lettori o indicano un argomento spesso diverso da quello di uno stile più sobrio e severo. I loghi delle case editrici aiutano inoltre a renderle immediatamente riconoscibili, come il delicato disegno dello struzzo di Einaudi o la F rossa di Feltrinelli.
Anche per i libri, insomma, i loghi sono importanti, come ha mostrato recentemente Penguin Books, una delle case editrici più grandi e prestigiose al mondo, che per gli 80 anni della sua fondazione ci ha dedicato un libro: The Journey of the Penguin dell’illustratore italiano Emiliano Ponzi (tra le altre cose blogger del Post), che racconta come ha fatto un pinguino dell’Antartide a diventare simbolo della casa editrice. Anche molte case editrici italiane hanno come logo un animale: oltre allo struzzo di Einaudi ci sono un uccellino disegnato dal pittore Carlo Mattioli per Guanda, la cicogna di E/O e il corvo di Corbaccio; quello di Adelphi invece è un pittogramma cinese, quello di Iperborea una runa e quello di Laterza riprende un disegno di Leonardo Da Vinci.
Dentro ogni immagine, storia e significato del logo: