L’Independent tornerà a scrivere “Bombay”
Lo ha deciso il direttore del giornale: dice che chiamare "Mumbai" la più grande città dell'India è fare il gioco dei nazionalisti
di Adam Taylor - Washington Post
L’Independent – uno dei principali quotidiani britannici, che ha appena annunciato che da marzo smetterà di pubblicare la sua storica versione cartacea – inizierà a chiamare Mumbai, la più grande città dell’India, con il vecchio nome coloniale della città: Bombay. Amol Rajan – direttore di origine indiana del quotidiano, che ha posizioni di sinistra – ha detto che la decisione è una risposta alle presunte connotazioni nazionaliste del nome Mumbai: «Se la chiami come i nazionalisti induisti vogliono che sia chiamata, stai sostanzialmente facendo il loro gioco», ha spiegato Rajan a BBC radio.
La città è nota ufficialmente con il nome di Mumbai dal 1995, quando fu ribattezzata così dal partito regionale di estrema destra Shiv Sena, alleato del Bharatiya Janata Party (BJP), il partito attualmente al governo in India. Shiv Sena difende l’uso del marathi, la lingua più diffusa nello stato indiano del Maharashtra, di cui Mumbai è capitale. Da tempo le popolazioni di lingua marathi chiamano la città Mumbai, nome che deriva dalla dea indiana Mambadevi, la santa patrona della città. Secondo Shiv Sena, il nome “Bombay” era un retaggio indesiderato dell’impero coloniale britannico in India: si ritiene infatti che “Bombay” sia la versione anglicizzata di “Bom Bahia”, ovvero “baia bella”, il nome dato dai coloni portoghesi alla città. Nella lingua parlata, sia Mumbai che Bombay vengono usati indifferentemente dalla popolazione locale.
Rajan ha raccontato a WorldViews che la decisione non è scaturita da un evento in particolare ma dal generale e crescente clima di intolleranza in India, che lui attribuisce all’influenza dei nazionalisti: «Ho semplicemente visto il nome “Mumbai” in uno dei nostri titoli e mi ha fatto molto effetto», ha detto Rajan sulla decisione, che è stata presa dopo diverse consultazioni con alcuni importanti membri della redazione. Rajan ha detto: «Ma credo anche che si stia diffondendo uno spirito di intolleranza in India, da dove ogni giorno arrivano notizie preoccupanti sulla censura. Il che, secondo me, rafforza i motivi di questa decisione: per difendere la tradizione di un paese in cui l’antico impegno per l’apertura, la tolleranza e il pluralismo è minacciato».
La decisione dell’Independent ha dato il via a un dibattito sia dentro che fuori l’India: molte persone si sono dette a favore della scelta, mentre altre l’hanno messa in discussione. Nel momento in cui questo articolo è stato scritto, la città di Mumbai non ha commentato ufficialmente la decisione dell’Independent. Rajan ha detto che per il momento la sua decisione non ha portato a reazioni particolarmente accese, e che confida che il ruolo del giornale in India non ne esca danneggiato: «Non so quale sarà la reazione in India, e preferirei non tirare a indovinare». Ha detto poi: «Spero che la grande tradizione di libertà d’espressione dell’India sia abbastanza forte da non ostacolare il nostro lavoro, e credo che sarà così».
Nonostante il ruolo di Shiva Sen renda unico il caso di Mumbai-Bombay, Mumbai non è l’unica città o regione dell’India ad essere stata ribattezzata con un altro nome per eliminare riferimenti all’età coloniale. Nel 1996, per esempio, la città allora nota come Madras diventò Chennai, e la stessa città natale di Rajan – che si chiamò Calcutta fino al 2001 – oggi si chiama Kolkata. Secondo Rajan non ci sono buoni motivi per cui l’Independent non debba valutare altri casi in futuro, sia in India che in altri paesi. «Non è ancora deciso, ma potremmo abbandonare il nome Myanmar in favore di Birmania, dal momento che il primo è il nome preferito dalla giunta militare», ha detto Rajan. «Non chiamerei lo Sri Lanka “Ceylon”, e ci sono casi come quello di Beijing/Pechino che per ora non giustificano un cambiamento».
© 2016 – Washington Post