• Mondo
  • Lunedì 15 febbraio 2016

Cosa ne è stato del caso Colonia

Non ci sono prove che gli attacchi della notte di Capodanno fossero organizzati, hanno detto un magistrato e il capo della polizia: ma su chi fossero gli aggressori si capisce ancora poco

(Jan Knoff/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Jan Knoff/picture-alliance/dpa/AP Images)

La maggior parte delle persone indagate per i furti e le aggressioni sessuali avvenuti a Colonia la notte di Capodanno sono dei rifugiati, ha detto all’Associated Press il magistrato che si occupa dell’inchiesta, Ulrich Bremer. O meglio: “ricadono dentro la generale categoria di rifugiati”, che non si capisce esattamente cosa voglia dire. Bremer lo ha detto per precisare una versione completamente diversa, circolata oggi: il giornale britannico The Independent aveva scritto che solo tre sospettati di Colonia erano rifugiati, aggiungendo diversi virgolettati del procuratore e lasciando immaginare che la stima fosse la sua. Successivamente però Bremer ha definito i dati citati dall’Independent “senza senso” e ha detto che le persone indagate sono in gran parte di cittadini marocchini, algerini o tunisini arrivati in Germania nel corso del 2015, mentre tre sono tedeschi.

Bremer ha spiegato che in tutto sono arrivate alla polizia 1.054 denunce per i fatti avvenuti nella notte di capodanno nel centro di Colonia. Seicento sono denunce per furto, le rimanente per aggressioni sessuali di varia natura. La maggior parte delle denunce, ha aggiunto, sono arrivate dopo che i giornali hanno cominciato a parlare del caso, nel corso della prima settimana di gennaio. Il 6 gennaio la polizia aveva ricevuto circa un centinaio di denunce. Nel giro di un mese le denunce sono decuplicate, arrivando a 1.054 lo scorso 10 febbraio.

Pochi giorni fa il nuovo capo della polizia di Colonia, Jurgen Mathies, aveva detto che non sono emerse prove di un coordinamento tra gli aggressori, come invece era stato riportato da diversi giornali e politici nei primi giorni di gennaio. Ha aggiunto che effettivamente la polizia ha trovato tracce di comunicazioni tra alcuni aggressori, ma i messaggi che si scambiavano sui social network erano di tipo abbastanza neutrale: «Alcune persone in effetti hanno detto cose come: “Andiamo a Colonia, ci sarà una grande festa”». Il coordinamento degli aggressori era già stato smentito a gennaio dal ministro dell’Interno del Nord Reno-Westfalia.

Degli incidenti nella notte di Capodanno la stampa internazionale non si è occupata per alcuni giorni; inizialmente la polizia aveva descritto i festeggiamenti come “pacifici”. Soltanto intorno al 3 gennaio, dopo la pubblicazione di svariati post sui social network, i giornali hanno iniziato a occuparsi della vicenda. Il 4 gennaio il capo della polizia di Colonia, Wolfgang Albers, si è scusato per le iniziali dichiarazioni del suo dipartimento e ha detto che i crimini avvenuti erano di «una dimensione completamente nuova». Nei giorni successivi il governo regionale ha pre-pensionato Albers. Furti e violenze sono avvenuti in gran parte nell’area tra la Cattedrale e la stazione centrale. Secondo numerosi testimoni, gruppi di persone, in gran parte stranieri, hanno sfruttato la folla intenta a festeggiare per isolare, molestare o derubare le donne di passaggio.

Dopo gli eventi di capodanno, in Germania c’è stato un aumento degli attacchi nei confronti dei migranti e dei centri che ospitano i rifugiati. Movimenti di destra radicale, come PEGIDA, hanno tenuto manifestazioni in città e hanno protestato contro le politiche della cancelliera Angela Merkel, considerata troppo permissiva nei confronti dell’immigrazione. In risposta, Merkel ha introdotto una serie di misure restrittive per i ricongiungimenti familiari per coloro che ottengono un asilo parziale e ha reso più rapide le pratiche per espellere i migranti a cui viene respinta la richiesta di asilo.