È già finita la ripresa?
Nel 2015 l'economia italiana è cresciuta per la prima volta da quattro anni, ma è andata male verso la fine: c'entra soprattutto il rallentamento dell'economia globale
Secondo le stime preliminari dell’ISTAT, nel 2015 l’Italia è cresciuta dello 0,7 per cento. Era la prima volta dal 2011 che l’Italia tornava a crescere, ma la ripresa ha rallentato alla fine dell’anno ed è rimasta sotto le aspettative annunciate dal governo italiano, che aveva stimato per il 2015 una crescita dello 0,8 per cento. Quelli diffusi questa settimana sono dati provvisori, che potrebbero essere rivisti al rialzo quando il 4 marzo saranno pubblicati i dati definitivi – ed è già accaduto in passato che l’ISTAT rivedesse al rialzo i dati nella sua seconda comunicazione.
Al di là degli “zero virgola” in più o in meno, secondo economisti ed esperti la cosa importante di questi dati è come è andata la crescita economica nel corso dell’anno e cioè se l’andamento è stato crescente o in calo. Ecco come appare la crescita del PIL divisa nei quattro trimestri del 2015:
1° trimestre: +0,4%
2° trimestre: +0,3%
3° trimestre: +0,2%
4° trimestre: +0,1%
L’andamento nel PIL nell’ultimo trimestre di un anno è particolarmente importante perché segnala il “passo” con il quale si entra nell’anno successivo e quindi dà importanti indicazioni su come si evolverà la situazione economica. Il Sole 24 Ore, ad esempio, ha titolato un suo articolo: «Il 2015 si chiude con il Pil in frenata”. L’Italia non è stata l’unico paese europeo a “frenare” alla fine del 2015. La Germania, ad esempio, nell’ultimo trimestre è cresciuta dello 0,3 per cento, la Francia dello 0,2.
Per avere un’idea più chiara di quali parti dell’economia italiana hanno rallentato e quali hanno contribuito alla crescita bisogna aspettare i dati di marzo, che saranno più dettagliati. Il problema, comunque, è probabilmente dettato dalla congiuntura internazionale. Nelle seconda metà del 2015 la Cina ha mostrato chiari segni di rallentamento, mentre diverse economie emergenti sono entrate in recessione. Anche il calo del prezzo del petrolio ha contribuito a causare incertezza sui mercati internazionali.
Ma potrebbe esserci anche una responsabilità diretta del governo italiano, che secondo molti non ha fatto abbastanza per sfruttare la congiuntura positiva all’inizio dell’anno e per limitare i danni di quella negativa iniziata la scorsa estate. Gli economisti di laVoce.info, uno dei più importanti blog economici italiani, hanno scritto che «la ricetta del premier – ridare fiato all’Italia con un misto di riforme fatte e da completare e in più soldi pubblici per aiutare la ripresa – per ora non è bastata a far tornare una ripresa visibile e diffusa: produzione industriale e vendite al dettaglio rimangono al palo».