Quanto è forte Sergio Parisse
Abituati come siamo a vederlo faticare con la nazionale italiana di rugby, spesso dimentichiamo che il capitano dell'Italia è tra i più forti giocatori al mondo
di Pietro Cabrio
Come accade ad altri sport meno popolari del calcio, il rugby in Italia viene seguito principalmente durante le partite della nazionale, che gioca ogni anno il Sei Nazioni e ogni quattro anni la Coppa del Mondo. Di conseguenza, oltre al ristretto ma affezionato numero di appassionati di rugby, le partite dell’Italia vengono viste da molte persone che non hanno grande dimestichezza con il rugby ma che hanno piacere nel vedere la propria nazionale competere in uno storico torneo davanti a decine di migliaia di spettatori. A vederlo ogni anno faticare con la nazionale italiana di rugby quindi, è facile sottovalutare l’importanza di Sergio Parisse nel rugby internazionale: è il miglior giocatore di rugby che l’Italia abbia mai avuto e uno dei più forti al mondo in attività. Nonostante non giochi in una nazionale competitiva, Parisse ha sempre fornito grandi prestazioni, in linea con quelle a cui ha abituato i tifosi francesi nelle partite con la sua squadra di club dal 2005, lo Stade Français.
Sergio Parisse è un “numero otto”, un modo con cui nel rugby solitamente si indica un giocatore che gioca nel ruolo di terza linea centro ma sa cavarsela un po’ dappertutto. Un numero otto, come nel caso di Parisse, è un giocatore fisicamente vicino alla perfezione per lo sport: alto, possente, molto forte ma anche veloce e dotato di grande agilità e rapidità nel pensiero. Partecipa attivamente a quasi tutte le fasi di gioco: nella mischia è il giocatore che sta dietro tutti e gestisce il pallone; nella fase offensiva cerca di penetrare nella difesa avversaria lasciando spazi liberi per i compagni. Durante gli ottanta minuti di una partita placca moltissimo gli avversari e serve numerosi off-load, cioè i passaggi che un giocatore compie quando è già stato placcato ma non è ancora caduto a terra, che creano una situazione di gioco veloce in cui gli avversari fanno fatica a organizzarsi. Fra i numeri otto, Parisse può essere considerato fra i primi al mondo. In molti credono che se giocasse in una delle nazionali principali, Parisse sarebbe considerato il migliore al mondo nel suo ruolo.
Parisse iniziò a giocare a rugby in Argentina, paese in cui è nato e dove i suoi genitori, entrambi abruzzesi, si trasferirono per lavorare. È cresciuto nella squadra di rugby del club Universitario de La Plata, dove iniziò a giocare a cinque anni. Ha sempre giocato con le nazionali giovanili italiane ed esordì con quella maggiore a diciotto anni. L’allenatore dell’Italia di allora era il neozelandese John Kirwan, che paragonò fin da subito Parisse a Zinzan Brooke, considerato il miglior numero otto nella storia del rugby. Parisse venne ingaggiato nel 2002 dalla Benetton Treviso, dove rimase fino al 2005 e vinse due campionati e una Coppa Italia. Dal 2005 gioca con lo Stade Français, la più importante squadra di Parigi e una fra le più forti d’Europa, con cui ha vinto due titoli nazionali.
Oggi Parisse è sia capitano dell’Italia che dello Stade Français, con cui l’anno scorso è stato eletto miglior giocatore del campionato francese. Per due anni inoltre è stato inserito nella lista dei primi cinque giocatori di rugby più forti al mondo dalla World Rugby, la federazione mondiale.
È un giocatore carismatico e molto rispettato anche all’estero, e considerando la dinamiche di gioco del rugby, non si può dire che Parisse abbia un problema con la disciplina in campo, nonostante diverse settimane di squalifica ricevute per aver insultato l’arbitro durante una partita del campionato francese nel 2013, o per aver infilato un dito nell’occhio a un giocatore della Nuova Zelanda nel 2009.
In campo Parisse non ha particolare punti deboli, e gestisce con sicurezza e come pochi altri giocatori sanno fare tutti i palloni che ha fra le mani grazie al suo fisico e alle sue ottime abilità tecniche. I risultati della nazionale italiana sono ancora strettamente collegati alla sua presenza in campo.