Come si prega al Muro del pianto
Il governo di Israele ha esteso lo spazio in cui gli ebrei non ortodossi possono pregare insieme, uomini e donne, tra qualche polemica
Il 30 gennaio il governo israeliano ha deciso di espandere la parte del Muro del pianto dove possono pregare gli ebrei non-ortodossi, uomini e donne insieme, che si trova a sud rispetto alla zona in cui vige la divisione dei sessi prevista dal rito ortodosso. I lavori per mettere a punto la nuova area di preghiera saranno terminati entro un anno o un anno e mezzo, secondo le previsioni del rabbino Steven Wernick, che dirige la “Sinagoga unita dell’ebraismo conservatore” (USCJ), la principale organizzazione di ebrei conservatori in Nord America. La USCJ è una delle organizzazioni che si sono impegnate di più per ottenere uno spazio di preghiera condiviso al Muro del pianto.
Cos’è il Muro del pianto?
Il Muro del pianto è il luogo più sacro per la religione ebraica in quanto è tutto ciò che rimane dell’antico tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70 dC.. Si trova lungo la parete occidentale della Spianata delle moschee, una zona rialzata della città che comprende la moschea Al Aqsa, la Cupola della roccia e altri luoghi di culto musulmani. La Spianata è considerata un luogo sacro anche dai cristiani. Dalla fine della Guerra dei sei giorni, nel 1967, il controllo dell’accesso alla Spianata è in mano alle autorità israeliane ma solo i musulmani ci possono pregare. Gli ebrei possono pregare invece solo nella zona lungo il Muro del pianto, raggiungibile tramite un ingresso separato. Le regole per pregare sono quelle dell’ebraismo ortodosso: uomini e donne devono restare separati e solo gli uomini possono indossare i tefillin (gli astucci neri contenenti rotoli di pergamena su cui sono iscritti versetti della Torah), gli scialli di preghiera e le kippah, e intonare dei canti di preghiera.
Le dispute sulla gestione ortodossa del Muro del pianto
Negli anni diversi gruppi hanno cercato di cambiare le regole di gestione del Muro del pianto. Gli ebrei non-ortodossi, israeliani e non, chiedevano di poter pregare a modo loro, mentre un gruppo di femministe ebree, le “Donne del muro”, è impegnato dal 1988 nella lotta per ottenere il diritto di indossare i tefillin e gli scialli e intonare canti come gli uomini. Le attiviste ritengono che la legge ebraica non proibisca alle donne di pregare nello stesso modo degli uomini. Fino al 2013 le donne che si presentavano al Muro del pianto con tefillin e scialli venivano arrestate, poi la sentenza di una corte di Gerusalemme gli ha riconosciuto il diritto di pregare come gli uomini, nonostante il parere contrario delle fedeli ortodosse con cui le “Donne del muro” condividono lo spazio di preghiera femminile.
Lo spazio di preghiera aperto a tutti
Nel 2000 è stato organizzato uno spazio di preghiera informale – aperto anche agli ebrei non ortodossi – in corrispondenza dell’Arco di Robinson, nell’angolo sud-occidentale della Spianata delle moschee. All’inizio lo spazio era aperto solo un giorno alla settimana, ma negli anni i fedeli non-ortodossi hanno ottenuto nuove concessioni da parte del governo. La decisione del 30 gennaio renderà lo spazio permanente. I membri ultra-ortodossi della coalizione di governo israeliana si sono opposti, nonostante il testo della risoluzione non contenga un riconoscimento formale dei riti non-ortodossi. La zona di preghiera già esistente continuerà a essere gestita da una fondazione guidata dal rabbino ortodosso Shmuel Rabinowitz, mentre il nuovo spazio sarà affidato a una commissione presieduta dal capo dell’Agenzia Ebraica per Israele, un istituto governativo che collabora con le organizzazioni di ebrei nel mondo. Anche alcune rappresentanti delle “Donne del muro” faranno parte di questa commissione.
In una mappa del Times of Israel che mostra la situazione attuale, in viola la parte “ortodossa” del Muro, in blu quella mista che verrà ampliata
Il rabbino Shmuel Rabinowitz, rispondendo a una domanda del quotidiano israeliano Haaretz, ha detto che una volta che il nuovo spazio sarà allestito, alle donne non sarà più consentito indossare i tefillin, gli scialli e le kippah nella zona di preghiera femminile: se vorranno farlo, dovranno andare all’Arco di Robinson. Per questa ragione alcune femministe ortodosse si sono dette insoddisfatte della decisione del governo: si sentono rappresentate dalle “Donne del muro” per quanto riguarda il diritto di pregare come gli uomini, ma ritengono che la divisione tra i sessi debba essere mantenuta perché così prescrive il rito ortodosso. Le “Donne del muro” hanno proposto di usare – solo in alcuni giorni della settimana – una barriera rimovibile anche nel nuovo spazio di preghiera per riuscire a isolare le donne che vorrebbero stare separate dagli uomini.